Capitolo Secondo

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"Ragazzina dovresti stare più attenta" 
La sua voce e talmente melodiosa da far sfigurare i pezzi di Mozart studiati al corso di pianoforte ma ciò non cambia il fatto che mi ha appena colpito con una palla da calcio.
"Io? sei tu quello che mi ha colpito".
Ha la carnagione così chiara e perfetta da sembrare porcellana. Mi ricorda tanto le bambole da collezione di mia madre.
"Evidentemente se tu fossi stata più attenta avresti schivato la palla"
I suoi occhi sono di un blu mai visto prima, ma come se qualcuno avesse imprigionato delle lastre di ghiaccio nelle sue iridi.
"Evidentemente se tu giocarsi meglio non sarei stata colpita da una palla"
I suoi capelli sono lunghi e neri come il cielo senza stelle
. Una cosa piuttosto insolita qui a Berlino, sorride e sono sicura di poter svenire da un momento all'altro.
"Hai carattere, mi piace"
Ha un accento marcato, non so forse britannico, probabilmente si. Fatto sta che si capisce benissimo che il tedesco non è la sua lingua madre
"Beh tu non piaci a me"
"Non ho mai detto che mi piaci ma che mi piace il fatto che hai carattere"
Dice come se fosse la cosa più ovvia al mondo alche io rispondo alzando gli occhi al cielo.
"In ogni caso non mi hai ancora chiesto scusa"
"Perché dovrei non è del tutto colpa mia. È colpa del municipio che ha costruito il marciapiede così vicino al campo di calcio,è colpa del vento che ha fatto sì che la palla arrivasse a te, è colpa della gravità che ti ha fatto cadere a terra ma soprattutto è colpa tua che sei stata talmente distratta da non notare la palla che veniva nella tua direzione."
Questo suo discorso mi da una grande voglia di sbattermi una mano in faccia.
Anzi pensandoci meglio la mano dovrei sbatterla sulla sua di faccia.
"Quindi è colpa del municipio, del vento e della gravità se tu non sai giocare a calcio? "
" Dimentichi che è anche colpa tua"
Il suo tono di voce ora è leggermente diverso, più arrogante o scocciato non so, fatto sta che ora non suona più sensuale come prima.No ok non posso mentire a me stessa, la sua voce è ancora da cala mutande.Invece dalle mie labbra esce un sonoro sbuffo rivolgo la mia attenzione a Bonnie e noto che si trattiene dallo scoppiare a ridere. La osservo.
"Non. Azzardati. A. Ridere"
Il mio tono arrabbiato ottiene l'opposto dell'effetto desiderato e lei scoppia a ridere. Rivolgo il mio sguardo di nuovo al anonimo pessimo giocatore di calcio.
"Senti coso"
Vengo immediatamente interrotta dalla sua voce.
"Leuca il mio nome è Leuca e non coso"
"Beh non te l'ho chiesto e non... "
Mi interrompe nuovamente.
"Il galateo prevede che dopo che tu sia venuta a conoscenza del mio nome tumi dica il tuo"
"Sai dove dovresti metterti il galateo?"
Immediatamente la mano di Bonnie si posa sulla mia bocca facendo pressione e impedendomi di parlare.
"Lei è Astrid mentre io mi sono Bonnie"
Sorride mostrando i suoi stupendi denti bianco perla. Senza rendersene conto ha aumentato la pressione sulle mie labbra e io comincio ad avere difficoltà a respirare così il mio cervello mi suggerisce l'unica soluzione possibile per non morire.
"Ew! Mi hai leccato la mano"
"Idiota la mia asma"
Spalanca gli occhi.
"Astrid davvero mi dispiace"
mister faccio schifo a calcio fa per parlare ma una voce lo interrompe.
"LEUCA MUOVI IL CULO"
Uno dei ragazzi che stavano giocando a calcio con il mio "aggressore" (?) lo richiama, così il cosidetto "Leuca"  ci rivolge un sorriso.
"Mh Astrid eh? Bel nome spero tu ne conosca il significato... In ogni caso devo andare è stato un piacere conoscervi ragazze".
Accena un sorriso
"Piacere non ricambiato"
Dico ricevendo una gomitata da Bonnie la scena deve essere alquanto divertente poiché Leuca scoppia a ridere prima di darci le spalle e correre verso il campo di calcio. Bonnie sembra in procinto di uno svenimento, mentre io osservo la mia pepsi rovesciata a terra sbuffo e raccolgo la lattina e la butto nel cestino più vicino.
"ommiodio Astrid stava palesemente flirtando con te"
Alzò un sopracciglio.
"Certo Bonnie lo sanno tutti che colpire una ragazza con una palla da calcio e la più antica tecnica di rimorchio"
Dico sarcasticamente.
Ride.
"Andiamo Astrid era palese che stesse flirtando con te"
"Certo Bonnie tutto quello che vuoi... Ma ora andiamo in fumetteria hai promesso di accompagnarmi"
"Oppure potremmo sederci in una di quelle panchine vicino al campetto"
Avanza la sua proposta con fare malizioso.
"Oh si ti prego! Così magari mi colpiscono di nuovo e se, sono fortunata mi faranno un occhio nero e la mattina impiegherò la meta del tempo a truccarmi dato che avrò già uno smokey eye in dotazione!"
Dico con finto entusiasmo.
"Okay e chiaro, capisco, si insomma ho capito tu sei una idiota!"
"Cosa?"
"Tu sei un idiota, e sai perché?"
"Sentiamo e perché?"
"Perché tu! Si tu! Preferisci fantasticare su disegni di ragazzi giapponesi piuttosto che flirtare con aitanti stranieri" 
La guarda impassibile e faccio le spallucce.
"Si ok sono un idiota ma ora andiamo in fumetteria"
Dalle sue labbra rosee e sottili esce una specie di urletto frustato.
"ok"

******************************************* Osservavo il cielo scuro seduta sul mio piccolo balcone, il mio cane era comodamente sdraiato affianco a me è il suo morbido pelo accarezzava la parte nuda delle mie gambe lasciata scoperta dalla mia nuova camicia da notte che sono stata costretta a comprare dopo che Bonnie ha buttato via quella vecchia. La mia attenzione e completamente catturata da "piccole donne crescono"  in assoluto uno dei miei libri preferiti, regalatomi alla giovane età di 10 anni non mi stanco mai di leggerlo, Le avventure di Meg, Beth, Jo e Emy March sono ben impresse nella mia memoria ma nonostante ciò ogni volta che i miei occhi si posano sulle pagine leggermente ingiallite del libro non posso far a meno di provare quella strana sensazione di piacere provocatomi esclusivamente dalla lettura e ogni volta è come se fosse la prima volta. Ma la mia attenzione viene catturata da ben altro, la luce fioca della mia torcia improvvisamente sembra intensificarsi e colorarsi con delle strane sfumature di rosa o viola non capisco bene. Alzò gli occhi e scopro che la strana luce proviene dal bosco o meglio sopra al bosco confinante la città c'è una strana irradiazione che mi ricorda l'aurora (o meglio le foto dell'aurora viste e riviste durante le mie numerose ricerche)  mi guardo intorno notando la completa assenza di persona sull'isola pedonale che porta al bosco, forse dovrei fare come loro e starmene a casa ma il desiderio di avventura arde dentro di me ed è impossibile ignorarlo entro velocemente in camera e dopo aver constatato che pelo di palla ha fatto lo stesso chiudo le finestre e abbasso le saracinesche metto i primi calzini che mi capitano a tiro, sono di diverse dimensioni e diversi colori ma ci avrei impiegato troppo per trovare due calzini dello stesso colore quindi scendo le scale e corro verso la porta d'ingresso prendo il mio cappotto e lo indosso velocemente lasciandolo aperto poi passo ai miei stivaletti di pelle nera cerco di infilarli il più velocemente possibile ma cado a terra, dopo un paio di minuti sono già un paio di isolati da casa mia impegno saldamente la torcia Alessandro tra le mani e con andamento goffo mi avvicino sempre più all'entrata del bosco supero la staccionata che sta a segnare il confine della città e il fatto che il bosco sia zona protetta e già da questa distanza percepisco una fioca scia di quella luce colorata che ho prima osservato da lontano, la luce di fa sempre più forte e io non posso fare a meno di domandarmi in quale razza di guaio mi sto cacciando.

Deep In Asgard :la Figlia Di Apollo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora