Tra i messaggi e i giorni passati su Whatsapp con Sarah, finalmente arrivò il fatidico giorno, in cui si sarebbero incontrate, si sarebbero abbracciate...
Emma era un esplosione di euforia già dal mattino, e tormentò Isabelle (la sua migliore amica) per tutto il viaggio, parlando senza interruzioni.Finalmente arrivarono a Urbino. Intanto Sarah le scriveva continuamente e lei la aggiornava su dove si trovava.
Emma e la sua classe entrarono nel Palazzo Ducale con i professori e una guida, che spiegava mano a mano tutto sui dipinti che ammiravano. L'artista, l'epoca, lo stile... Emma intanto faceva avanti e indietro: prima si posizionava davanti a tutti e rispondeva alle domande entusiasta, poi regrediva dietro al gruppo e rispondeva ai messaggi o chiamava Sarah, in questo modo nessuno avrebbe sospettato che lei non avesse ascoltato una singola parola del discorso della guida, ma fantasticava dell'incontro che sarebbe potuto avvenire con Sarah, di lì a poco.Si sarebbero corse in contro? Emma l'avrebbe abbracciata da dietro? Sarebbe stato un abbraccio lungo, o solo un abbraccio e poi subito un fiume di parole? Le avrebbero guardate tutte, o nessuno ci avrebbe fatto caso?
Emma sperava nella seconda opzione, aveva paura delle domande che le sue compagne le avrebbero potuto fare, aveva paura che non avrebbero capito. Ma in fondo non le importava nulla se non avrebbero capito, si era già subita un viaggio intero con una sua compagna che continuava a ripeterle "tanto non la incontri, è impossibile".Intanto la visita guidata stava per finire, e si stavano dirigendo in chiesa, passando da fuori, su una piazza. Una piazza con un gruppo di ragazze e dei professori, proprio come aveva descritto Sarah il suo gruppo.
Dov'è, dov'è? È sicuramente questo il gruppo, ma...
Proprio mentre pensava queste parole, vide una ragazza alta come lei e con uno zaino rosa. Era Sarah, non poteva che essere lei.
"Sarah?" La chiamò, immobilizzata a guardarla. La ragazza la guardò, ma non rispose. Emma era delusa, molto delusa. Intanto il suo gruppo si stava allontanando, e decise di seguirlo. Era davvero convinta che quella ragazza fosse Sarah, ma nonostante sapesse che se fosse stata lei le avrebbe risposto, le scrisse comunque.
Dove sei adesso?
La risposta non tardò ad arrivare.
In piazza Ducale, vicino alla chiesa
Le crollò il mondo addosso.
Lei era ormai entrata in Chiesa e non poteva uscire. Nel mentre la distanza tra lei e Sarah era di qualche metro, separate solo da una porta.
Continuava a pensare a quanto fosse stata stupida. Poteva gridare il suo nome, poteva abbracciarla e basta, poteva chiamarla, attirare la sua attenzione o qualcosa del genere. Ci pensò tutto il giorno, senza interruzioni.
Il pomeriggio.
Sul pullman.
Sulla macchina.
A casa.
Fu difficile non piangere.
Aveva pensato così tanto a quell'incontro, aveva fantasticato così tanto.
E aveva buttato quell'occasione nel cestino senza essersene nemmeno accorta.
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TAN TAN TAAAAAAAAN
Eh sì, proprio così. Emma aka io sono una caspio di scema, stupida e caccosa.
Ma non ci si arrende al primo ostacolo, sia chiaro.
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No Distance for me, thanks.
General Fiction(Storia vera, nomi inventati) "Che sarà mai? In fondo, come si può essere amici se non ci si è mai visti?" Questo era ciò che aveva pensato appena vide quel post. Quell'immagine su Instagram di una page che non ricordava nemmeno di seguire. Quindi...