« Si fe d'un huom', un lupo empio, e rapace
Servando l'uso de l'antica forma,
Che l'human sangue più che mai li piace,
De' suoi vecchi desir seguendo l'orma. »(Ovidio, Metamorfosi, libro I)
C'era un solo specchio nella vecchia biblioteca: un semplice rettangolo, due metri per uno, un po' opaco, inchiodato al muro tra due alte librerie in legno scuro. A detta di zio Andrew, lo specchio stanziava da almeno un secolo in quello stesso punto; non era mai stato spostato, il vetro mai rotto, la cornice mai sostituita.
Era semplicemente uno dei tanti abitanti inanimati della biblioteca, eppure Alex Donovan lo evitava come la peste. Ogni volta che sedeva a terra a leggere un libro, la ragazzina si premurava di non trovarsi mai di fronte alla superficie riflettente; ogni volta che si trovava costretta a passarci davanti accelerava il passo, lo sguardo fisso al pavimento.
Aveva circa due anni la prima volta che si ritrovò dinnanzi a quel vecchio oggetto, ma era fuggita via terrorizzata quasi all'istante: la visione di quel mostro spaventoso, apparso all'improvviso, la tenne sveglia per tutta la notte.
Nei tre giorni successivi la situazione non migliorò, poiché il mostro compariva ogni volta che la bambina si azzardava a fissare il proprio riflesso, in qualsiasi parte della casa. Alex cominciò seriamente a credere che quell'essere orrendo ce l'avesse con lei ed era certa che, prima o poi, l'avrebbe visto tendere famelico le piccole mani artigliate per afferrarla brutalmente e trascinarla nel proprio mondo.
Finalmente, un giorno, trovò il coraggio di confidare al padre le proprie paure, supplicandolo di mandar via l'orrida creatura che la tormentava. Alle parole della figlia, Tom Donovan rispose inizialmente con una semplice espressione confusa, poi, però, un lampo di consapevolezza attraversò i suoi occhi turchini e l'espressione confusa lasciò il posto ad uno sguardo triste e quasi colpevole.Prese quindi in braccio la piccola, si pose dinnanzi allo specchio della propria camera da letto e, senza dire una parola, si limitò ad indicare le sagome del riflesso. Per un istante Alex fu tentata di nascondere il volto nella giacca del padre, terrorizzata dalla solita inquietante visione; tuttavia, bastò una seconda occhiata più attenta perché la verità venisse finalmente a galla: l'essere raccapricciante dal volto canino, dai denti aguzzi e le mani artigliate, sostenuto dalle braccia del signor Donovan, replicava alla perfezione ogni suo movimento, ogni singola espressione.
"Sono io" realizzò allora "Sono io il mostro".
Se in un primo momento la consapevolezza di non correre più il pericolo di essere rapita da un abominio l'aveva in qualche modo rassicurata, col tempo Alex cominciò quasi a rimpiangere quei giorni vissuti nel terrore, quei giorni in cui la figura degli specchi era una semplice minaccia esterna.Dai mostri poteva fuggire. Da sé stessa no.
Durante i tredici anni che seguirono, la terzogenita di Tom Donovan aveva ormai maturato una profonda avversione nei confronti di qualsiasi superficie riflettente: si specchiava soltanto quand'era strettamente necessario, provando qualche abito nuovo, lavandosi il "volto" la mattina, oppure quando sua sorella Emily le acconciava i capelli in occasione dei giorni di festa. Ad ogni modo, qualsiasi piccola eccezione escludeva in modo categorico lo specchio infernale da cui era partito tutto.
Così, anche in quel nebbioso pomeriggio di fine Ottobre, Alex lo sorpassò alla velocità della luce, stringendo nervosamente 1984 di Orwell al petto acerbo.
Non serviva a nulla gettare un'occhiata, no? Sapeva quello che avrebbe visto: un'adolescente dalla carnagione appena olivastra, leggermente più alta della media, con le spalle robuste, i lineamenti canini (o meglio, lupeschi), il naso storto, i denti candidi ma inquietantemente aguzzi ed i capelli scuri, trascurati e secchi.
Si lasciò cadere su una delle poltroncine accanto al piccolo camino, aprendo con cautela il libro sulle proprie ginocchia. Nonostante tenesse meticolosamente sotto controllo la crescita anomala delle proprie unghie, non si sentiva mai troppo sicura quando maneggiava qualcosa di delicato.
Em alzò distrattamente lo sguardo da Cime tempestose, puntando il dito sulla pagina per non perdere il segno: - Che cosa ti ha assegnato lo zio, stavolta?- 1984 - rispose Alex, sfogliando lentamente il breve capitolo introduttivo - Tu l'hai già letto?
- Sì, l'anno scorso. È uno dei suoi preferiti, se potesse lo assegnerebbe anche al barbone che vive vicino alla ferrovia - disse l'altra ironica, lasciandosi fuggire una risatina - Anzi, probabilmente gliene avrà già parlato, so che ormai hanno stretto amicizia.
- La cosa non mi sorprenderebbe - replicò Alex, senza trattenere un ghigno al pensiero delle bizzarre conoscenze del giovanissimo zio Andy.
Em nascose il sorriso dietro la piccola mano pallida, per poi proseguire la lettura. In momenti del genere sembrava niente più che una normalissima e minuta fanciulla vicina ai diciassette anni, graziosa, posata, gli occhi azzurri e tondeggianti fissi sul testo assegnato.
"Così normale, all'apparenza..." pensò distrattamente Alex, perdendo il senso delle prime righe e costringendosi perciò a ricominciare la lettura da capo.
Per circa un'ora il silenzio regnò sovrano tra i muri della vecchia biblioteca, obbiettato soltanto dal fruscio delle pagine voltate e dal debole scoppiettare della legna bruciata nel caminetto, poi, il grande orologio a pendolo, che da anni occupava uno strategico posticino all'ingresso del salotto al piano terra, batté sei colpi sordi, facendo propagare il suono per ogni angolo della villa.
Em chiuse Cime Tempestose senza porre alcun segnalibro, tirò fuori una penna dalla tasca del vestito e scribacchiò "C.12" sul dorso della mano sinistra.
- Sarà meglio cominciare a prepararsi - osservò, alzandosi in piedi e lisciando distrattamente le pieghe della gonna - Non ho ancora avuto tempo di pensare a cosa mettermi...
- Prepararsi per cosa?
Alex aggrottò la fronte confusa, gli occhi color pece serrati in due microscopiche fessure nel tentativo di ricordare quale evento fosse in serbo per la serata.
- Occasione speciale - sospirò Em con poca convinzione - Johnny ha invitato i genitori di Loreine a cena.
- Stai scherzando? - strillò la minore alzandosi in piedi di scatto. 1984 cadde sul pavimento, producendo un rumore ovattato.Emily si massaggiò le tempie, scuotendo la testa; i capelli lisci e castani, tagliati poco sotto la linea delle spalle, oscillarono al ritmo dei suoi movimenti: - L'idea non piace neanche a me, lo sai. Pensavo te l'avessero detto...
- No! - replicò l'altra, serrando le braccia con aria imbronciata - E' stata una decisione presa all'ultimo minuto? Oppure era premeditata e non hanno voluto...
- Senti - la voce della maggiore assunse un tono ragionevolmente severo - Johnny non vuole fare torti a nessuno, tanto meno a noi due.
- Sì ma...
- Ha il diritto di fare qualcosa per sé stesso, ogni tanto, senza dover sempre anteporre i nostri problemi ai suoi. Ha il diritto di provare a vivere una vita normale. Almeno lui, Al...
C'era un qualcosa di doloroso nel modo in cui Em aveva pronunciato le ultime tre parole. Alex si morse il labbro inferiore con i denti piccoli e aguzzi, facendolo sanguinare involontariamente.
L'impulso di stizza avvertito nei confronti del fratello maggiore svanì all'istante, lasciando il posto ad un forte e fastidioso senso di rimorso: Johnny era sano, poteva permettersi di vivere come una qualsiasi persona normale e non aveva mai incolpato le sorelle per avergli in qualche modo limitato questa possibilità.
La quindicenne abbassò lo sguardo, sciogliendo il nodo delle braccia: - Sì. Glielo dobbiamo.Emily allora sorrise, cingendo forte la sorellina tra le braccia sottili. La sua fronte arrivava ormai soltanto al mento della Ragazza Lupo: - Andiamo di sopra, proverò a sistemarti un po' i capelli. Ma prima mettiamo a posto i libri.
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Hideous
HorrorUn'antica leggenda narra che una potente strega celtica, adirata col capostipite della famiglia Milton, si vendicò scagliando un orribile sortilegio che segnò per sempre la vita dei discendenti dell'uomo: molti di essi, infatti, nacquero con pesanti...