Capitolo 3: Visite notturne

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Restò per diversi minuti seduta sul letto, fissando la parete opposta della stanza buia. Ormai aveva preso l'abitudine di lasciarsi avvolgere dalle tenebre quando voleva restare da sola a pensare. O a incolparsi.
"Il buio ti nasconde. Tu stai bene soltanto quando gli altri non ti vedono".
Alex scacciò quel pensiero con un brusco cenno della testa, sbuffando. Qualche volta le sarebbe piaciuto poter avere un confronto diretto col proprio cervello, anche solo per urlargli di smettere di ribadirle cose che sapeva già da tempo. 
"Lo so che preferisco restare nascosta, stupido!" pensò con rabbia. "Cominci a perdere colpi e ripeterti, come fanno i vecchi."
Strinse le ginocchia al petto, serrando i pugni sulla stoffa dei pantaloni neri. La sua stanza si trovava al quarto piano, sufficientemente in alto da impedirle di udire qualsiasi rumore proveniente dalla sala da pranzo. Il silenzio era rassicurante e opprimente allo stesso tempo, Alex sentiva il bisogno di stare da sola, ma in fondo non le sarebbe nemmeno dispiaciuto se qualcuno fosse salito per parlarle, tranquillizzarla, o anche soltanto per farle percepire un po' di calore. 
"Grandioso, adesso pure io ho le crisi di personalità come Em" pensò ironica tra sé. "Non so più cosa voglio".
Aveva una sola certezza in quel momento: non sarebbe più riuscita a guardare Johnny in faccia per molto tempo, forse per il resto della sua vita.
Sobbalzò non appena udì dei leggeri colpetti alla porta. Il suo primo pensiero andò al fratello e l'angoscia l'assalì con violenza.  
Non lui" supplicò tra sé. "Tutti ma non lui..."
- Alex? Sei qui?
La quindicenne sospirò di sollievo, invitando zio Andy ad entrare. 
- Al, sai che questa volta hai un tantino esagerato? – domandò il ventisettenne, accomodandosi accanto a lei con un ghigno furbo stampato sul volto. – Quella povera sedia non meritava un trattamento simile!
- Non ho voglia di ridere – replicò bruscamente la ragazza. – Ho fatto del male a Johnny, ora lui mi odia e ha pure ragione. Anch'io mi odio. 
- Tuo fratello non potrebbe mai odiarti e lo sai. A dir la verità non è nemmeno arrabbiato, i Peters paiono essersi ripresi in fretta dallo shock: Tom li ha distratti raccontando del suo viaggio a Parigi.
- Sono due idioti e odio anche loro – grugnì la quindicenne in tono infantile. – Ignoranti e... pezzenti. Em-Mamma ha ragione, sono pezzenti! 
Andy sorrise, scuotendo la testa: - Non credi nemmeno a quello che stai dicendo. Puoi odiarli e considerarli stupidi, in effetti non brillano per acume, ma gli insulti riguardanti i ceti sociali lasciali a tua madre. Volevo bene a Kate, era pur sempre mia sorella, ma credimi se ti dico che è una fortuna che nessuno di voi tre le somigli. Lei sì che sapeva essere veramente cattiva... e non solo con i "pezzenti"...  
Un brivido attraversò la schiena del giovane Milton.
– Non dovrei dire certe cose, ma la visione che hai di te stessa dimostra che non hai idea di cosa sia la vera crudeltà. Non sto dicendo che ti sei comportata bene con i futuri suoceri di Johnny, hai commesso un errore e in generale sei molto prevenuta nei confronti delle persone, anche se questo in realtà lo trovo comprensibile; ma se pensi di essere cattiva e di meritare odio da parte di te stessa e degli altri, hai davvero una concezione molto limitata della cattiveria, dell'essere... un mostro.
- Io sono un mostro – protestò la ragazzina. – Mi hai guardata bene?  
- Ti guardo ogni giorno, Al, viviamo sotto lo stesso tetto – le strizzò l'occhio lo zio. – Le persone pensano che i mostri siano esseri deformi che si nascondono nel buio, pronti ad attaccare e divorare chiunque capiti loro a tiro, ma cose del genere esistono solo nei film e nei libri. I veri mostri sono altri e spesso l'ultima cosa che li rende tali è l'aspetto. Io ho avuto a che fare con dei mostri durante l'infanzia e l'adolescenza e fidati se ti dico che ho cominciato a sentirmi veramente al sicuro solo quando qui in casa siamo rimasti noi cinque. Se ripenso a tutto quello che la mia famiglia ha fatto, a quello che io e Bambie abbiamo dovuto subire... 
Alex abbassò lo sguardo, interrompendo zio Andy con un cenno della mano. Sapeva che non gli piaceva parlare del proprio passato e ricordare i problemi causati dalla famiglia a lui e alla sua fidanzata storica, che in quel periodo stava terminando gli studi a Boston. 
- I babbei sono andati via?
Andrew si scosse dai propri pensieri, tornando a sorridere: - No, ma penso sloggeranno a breve. Forse è meglio che vada a salutare. Mi prometti che non ti nasconderai da Johnny?
- Proverò a parlare con lui domani. E anche con Lory. 
- Brava, piccola.
Il giovane allargò le braccia, assumendo un'espressione comprensiva: - Abbraccio?
La ragazza lupo si limitò ad annuire, stringendosi forte allo zio e nascondendo il volto contro la sua spalla. Anche se per poco, quel contatto le provocò una piacevole sensazione di conforto. 

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