Cry.

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"Tears fall to the ground
You just let them drow"


E' venerdì e sono seduta sul mio letto, con il portatile in grembo, a fare ciò che faccio quasi sempre: stalkerare i mei idoli sui social. Dopo aver fatto un giro su Instagram, automaticamente il mio cervello impone alle mie mani di cercare 'Skrillex' sul social. Lo faccio, dettata dall'istinto, ma appena apro il profilo una foto mi sorprende. Nella miniatura vedo una ragazza, che stranamente assomiglia molto a me; ingrandisco la foto e scopro che non assmogliava a me, ero io.

Okay, calma Ire. Che ci faccio sul profilo di Skrillex io, Irene Bianchi?

Sono raffigurata mentre... dormo. La descrizione dice: Beautiful morning with beautiful girl <3 . Tralasciando lo stupore iniziale, sposto gli occhi sul contatore di like: ben tre milioni. I commenti sono in qualsiasi lingua del mondo, ma molti dicono la stessa cosa: 'Davvero bellissima! E' la tua ragazza?'

Mi considera bella? Sonny ha realmente scritto che sono bella? Bah, evidentemente sì. Quanto lo vorrei... Scorrendo i commenti, ne noto uno in particolare, in tedesco, scritto da Annaiss, in cui mi tagga e probabilente sclera in una lingua che non conosco.

Decido di farmi una doccia e di uscire, magari per fare un giro per la zona ed andare a dare un'occhiata alla mia nuova casa. Esco dall'hotel con una canotta e un pantaloncino, ed inizio a passeggiare, seguendo la scritta Hollywood in lontananza. Man mano che mi avvicino, una strada non asfaltata si fa sempre più visibile, mentre le lettere bianche sono alle mie spalle. Proseguo lo stesso, mentre canticchio una canzonetta e mi fisso le scarpe.

Eccomi, sono all'inizio della stradina. E' molto familiare, fin troppo. Percorro la piccola salita che porta ad un cancello e mi fermo lì. Da questa posizione, buona parte di Los Angeles è ben visibile. Sono appoggiata con la schiena sul cancello, quando mi sento mancare l'appoggio e quasi perdo l'equilibrio. Qualcuno sta aprendo il cancello. Mi volto e vedo un uomo basso, con gli occhiali da sole ed una pettinatura inconfondibile. Subito gli getto le braccia al collo, e lui mi accarezza la schiena. Quanto mi è mancato. -Ciao bellezza- mi sorride. -Sonny!- esclamo felice, come una bambina alla vista del suo cibo preferito. -Dove vai di bello?- chiedo. Spero tanto mi porti con lui, la noia mi sta assalendo. -Da nessuna parte in particolare. Contavo di fare un salto alla OWSLA e poi girare senza meta, come faccio spesso. Invece perchè tu sei qui?- -La noia mi sta assalendo. Volevo andare a vedere almeno l'esterno della mia nuova casa, ma ho seguito la scritta Hollywood e girovagando mi sono ritrovata qui.- -Ti va di venire con me? Magari ci passiamo anche davanti casa tua- -Okay!- accetto subito, senza dubbio. Non aspettavo altro! Salgo in macchina e Sonny avvia il motore, poi  entriamo in strada e procediamo, perdendoci nel traffico infinito di questa città.

Arriviamo alla OWSLA, un edificio con abbastanza piani, un grattacielo in miniatura. Posteggiamo la macchina e scendiamo. Io sono catturata da quello spettacolo, tant' è che non riesco a muoverrmi. Non avrei mai immaginato di essere qui. Sonny mi fa cenno di entrare, non si sarà nemmeno soffermato a guardare l'edificio, per lui è normalità. Senza togliere lo sguardo dall'insegna con il simbolo della casa, entro. Dentro è un corridoio con tante porte sui lati. In fondo al corridoio delle scale, che portano al piano di sopra. -Bevenuta in famiglia- dice Sonny mentre si dirige verso una delle porte in fondo. E' un ascensore. Entriamo e saliamo. Quando l'ascensore si apre, rimango bastita. Ci saranno almeno una decina di sale di registrazione, con tanto di console e microfoni. I vetri sono trasparenti, cosicchè tutti possano guardare fuori quando vogliono. Esco dall'ascensore e guardo attraverso i vetri, riconoscendo qualcuno. Attraverso la stanza prestando attenzione a chi fosse negli studi. Riconosco Mija e Alvin Risk, che mi salutano. Sonny mi segue, salutando chiunque fosse nelle stanze. In fondo alla sala ci sono quattro porte. Sonny entra nella seconda ed io lo seguo.

Un'enorme stanza, come quella di casa sua, si piazza davanti ai miei occhi. Ci saranno almeno quattro cdj sulla console, assieme ad una cifra esorbitante di leve e pulsanti. Quanto mi piacerebbe saper usare questa meraviglia. Dall'altra parte della stanza, una scrivania con due sedie occupa il muro. Mi avvicino alla postazione di lavoro e faccio per toccarla, ma sono insicura. -Vuoi usarla? Prova pure- Sonny probabilmente se ne è accorto. Annuisco e mi avvicino al preziosissimo oggetto, mettendo una mano sul cdj. Dall'altra parte Sonny accende il computer e la console. Ma non è quello che mi interessa: ho appena intravisto un launchpad. Ho sempre sognato di averne uno, e con gli anni ho fatto sempre più pratica, diventando veloce ed esperta. Mi avvicino e lo prendo, lo collego al computer e lo accendo. Tra i tanti progetti installati, noto Bangarang, la canzone con cui dieci anni fa ho scoperto la musica elettronica. Decido di suonare quella, e mentre avvio il progetto dico più a me stessa che a Sonny: -Quanti ricordi questa canzone... Così ti ho scoperto. Eri agli inizi, e ti ho sempre amato. Non avrei mai immaginato che questo amore avrebbe potuto portarmi qui.-
Quest'ultima frase, detta in inglese, comprende una parte del testo di Take Ü There, una delle prime canzoni dei Jack Ü che ho ascoltato. Infatti Sonny coglie subito la citazione, e canticchia -Uhuh babe-

Il launchapd è pronto, perciò mi avvicino ad esso ed inizio a maneggiarlo. Ricordo abbastanza bene come suonarlo, perchè fu uno dei primi progetti, con First of the Year e Marble Soda, che imparai. Prendo una sedia e mi accomodo, avvicnando a me lo strumento. -Sonny, perfavore spegni le luci. Ora viene la magia- dico. Lui fa come gli ho detto e si mette vicino a me.

So cosa fare. Con maestria inizio a muovere le mie sottili e agili dita, e per tutta la stanza risuona la melodia di Bangarang. Mentre suono tutta concentrata a maneggiare la tavoletta, alzo un attimo la testa per scrutare Sonny, come se volessi la sua approvazione. Lui non si accorge nemmen della mia pausa. I suoi occhi fissano un punto della stanza, alle mie spalle. Mi giro e guardo dove guarda lui: un foglio incorniciato. Il foglio non è altro che l'attestato di vincita dei Grammy's per l'EP Bangarang. Il mio sguardo si sposta da lui alla cornice, e viceversa. Proprio mentre mi sto alzando per avvicnarmi al foglio, guardo Sonny. Sta lottando per trattenere le lacrime, ma non ci riesce. Una perla simile ad un diamante rotola sulla sua guancia, ma lui sembra non accorgersene. Un'altra. Un'altra ancora. Sembra che il tempo si sia fermato. L'unica cosa che risuona nella stanza sono i suoi singhiozzi. E' scoppiato improvvisamente.

#shpazhio.

Aho.

Scusatemi per l'assenza. Posate torce e forconi.

Come ben sapete, la tortura è iniziata. Per stare dietro ai torturatori -volgarmente detti professori- il mio cervello e la mia fantasia sono andati a farsi benedire. Ora rieccoli, li vedete? Mi hanno appena comunicato che mi daranno una mano per fare la seconda parte, appena pubblicata questa. Aggiornerò quando la seconda parte sarà finita.

Baciotti.

-E.

EIGHTEEN||SKRILLEX (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora