1- Ma non dovevamo rivederci più

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"Ho sentito tanto parlare di te"

È un ragazzo magrissimo, pallidissimo, e pure un po' strano con quei baffetti assurdi che si ritrova, che l'ha fermato e salutato come se lo conoscesse da una vita. Michael ha imparato ad assecondare certe cose, a lasciare che succedano: in fondo ha incontrato talmente tanta gente in vita sua,che ormai ha smesso di farsi domande.

Quindi gli sorride ma non capisce, e quando il ragazzo dice "Sono un amico di Federico. Fedez."Michael sente un pugno allo stomaco. "Ah, Fedez."

Lo sente proprio chiudersi. E non osa usare il suo nome, perché chiamarlo Fedez è più facile. E sorride, di un sorriso forzato che non tocca gli occhi, a quello sconosciuto.

"Come sta?" chiede, e vorrebbe nascondere il dolore dietro la cortesia, ma la voce trema comunque un poco. "È anche lui qui?" e si pente subito di averlo chiesto.

"No, no" sorride il ragazzo,Rovazzi ha detto di chiamarsi, che nome assurdo, e Michael pensa che in un'altra occasione gli sarebbe pure stato simpatico ma ora è troppo agitato per farselo piacere.

" È a casa. Anzi sai cosa, che ne dici se ci facciamo una foto e gliela mandiamo?"

Sempre sorridendo tira fuori il cellulare. "Mi faccio un sacco di foto con vip ultimamente. Prima Max Pezzali, ora tu. Mi sento proprio arrivato" e continua a sorridergli avvicinandosi a lui.

E Michael non è proprio sicuro di che cosa voglia dire sono arrivato. Gli sembra un ragazzino del liceo, con quella faccia pulita e i baffetti un po' brutti, ma in questo momento non capisce più niente.

Pensa a Federico, pensa ai sogni che lo tormentano da mesi e al modo in cui si sono lasciati, con una porta sbattuta in faccia e una scrollata di spalle. Pensa a tutto quello a cui non dovrebbe pensare, e non è troppo sicuro di quello che il tipo sta facendo.

Sorride nella foto che scatta quel Rovazzi, senza scoprire i denti, tirando appena le labbra.Quel ragazzino ride anche troppo invece, e la stretta al cuore che sente quando lo vede digitare un messaggio troppo veloce gli toglie il respiro.

"E lui quindi ti ha parlato di me?"cerca di nascondere la domanda dietro lo scherzo, ma che suona fuori luogo è così scontato che non serve lo sguardo accigliato di Rovazzi a fissarlo di rimando.

"Sì" risponde come se dovesse ripetere un'ovvietà. "È vero che abiti vicino la Minogue?"gli chiede come risvegliandosi da una trance. "È una topa esagerata. Io farei..." ma Michael non saprà mai cosa farebbe Rovazzi, perché in quel momento il cellulare del ragazzo più giovane inizia a vibrare ed illuminarsi, e sullo schermo riesce a leggere il nome della chiamata in arrivo. È un colpo al cuore.

"Guarda, parli del diavolo". Ma Michael non riesce a staccare gli occhi dal cellulare. Non riesce a respirare quasi, e la voglia di voltarsi e sparire in mezzo alla folla è forte, fortissima, ma non ci riesce. Ha i piedi piantati a terra e le mani tese lungo i fianchi, e un macigno nello stomaco che lo tiene fermo sul posto.

Rovazzi sorride contro il telefono "No,sì, ma ce l'ho qui davanti, aspetta."

Allontana il telefono dall'orecchio."Vuole salutarti," dice con una leggerezza surreale.

Se solo sapesse.

Le mani gli tremano ma spera che l'altro non se ne accorga. Afferra il cellulare, deglutisce, "Ciao"riesce solo a sputare fuori.

"Mica" la voce di Federico gli bucalo stomaco, ed è un dolore che aveva dimenticato davvero, dopotutto.

"Come stai?" gli chiede Michael perché il silenzio sembra far risuonare di più il suo battito cardiaco accelerato.

Ancora tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora