2- Ho fame anch'io e non soltanto di te

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"Non andiamo da te?" gli chiede Federico appena Michael si rigira per osservarlo.

Alza la testa e per una volta è contento di essere più alto di venti centimetri buoni , perché vuole usare tutto il disprezzo di cui è capace per dirgli ciò che deve dire.


Le parole che l'altro gli ha detto per telefono bruciano ancora sulla pelle, insieme al dolore dei mesi passati a constatare la realtà di un sentimento unilaterale. E Michael si sente spezzare in due dalla voglia di andare via,di ferirlo, di fargli provare anche solo la metà del male che ha provato lui, e la consapevolezza di non poterlo fare, di non avere le armi per farlo, di non volerlo fare.

La necessità di ferire l'altro e il riflesso incondizionato del sentimento che ancora si trascina dietro gli trafiggono il corpo come se fosse una bambola voodoo.

A quanto pare è di nuovo un Toyboy.

"Io non ti voglio nella mia casa." Non è vero "Ho una agenda molto piena. "Solo tu, solo tu, maledizione. "Sbrigati a parlare" e la voce gli trema ma spera che l'altro non se ne accorga.

Ma Federico è bravo, ad osservare. Sene accorge subito che Michael non ci riesce ad essere lucido,che qualcosa lo sta facendo impazzire pian piano. Fa un mezzo passo avanti e lo guarda con quei suoi occhi ardenti, con quella sua bocca morbida. Se le ricorda ancora bene le notti passate a morderla, a baciarla, a lasciarsi sfuggire una risata contro la pelle arrossata.

"Che cazzo ti prende Mic?"

E Michael vorrebbe prenderlo a schiaffi, perché è una domanda davvero stupida questa. Lo guarda avvicinarsi e il suo calore gli fa girare la testa, e quasi non ci crede che lui è qua, così vicino, e fa male, malissimo,e quindi stringe i pugni e ricaccia indietro quelle sensazioni che lo fanno cedere ogni volta.

No. Oggi no.

"Perché tu non capisci?Perché non mi lasci andare via?" è inchiodato alla porta,accasciato contro di essa, dovrebbe avvicinarsi a Federico,minacciarlo con la sua presenza, ma si sente un animale braccato da se stesso. "Perché tu devi essere così egoista?"chiude gli occhi, la camicia bianca gli brucia sulla pelle e lui vorrebbe scuoiarsi vivo perché Federico, i suoi occhi, le sue parole, gli lasciano addosso una sensazione terribile.

"Cosa vuoi da me?" lo dice aprendo gli occhi e guardandolo. "Vuoi scopare? È per questo che sei venuto? Ora le ragazze che ti scopi non sono più a bastanza? Vuoi ricordarti come è quando sei con un uomo?".

Le unghie grattano contro la porta,perché sa, che se si avvicinasse le userebbe per cavargli gli occhi,quegli stessi occhi che ora lo fissano come se non riuscissero a guardare altrove, pur volendo, anche se lo spettacolo non deve essere dei migliori.

Si sente stravolto, i capelli sono un caso perso ormai, per tutte le volte che durante la serata ci ha passato le dita attraverso, la camicia gli si è incollata addosso e deve sicuramente avere lo sguardo di un folle, perché è esattamente così che si sente.

"Mica,"

Michael non lo sente. Non lo vede. Si lascia scivolare contro la porta fino a terra, si prende la testa fra le mani.

Lui si avvicina lentamente, e non sa come gestirla, questa situazione. Michael sente soltanto le sue dita bruciare attraverso la stoffa della camicia, quando una delle sue mani si posa sulla spalla. "Lasciami"dice, e cerca di allontanarsi, ma Federico lo sta tenendo fermo con entrambe le mani adesso, ed è sicuro che non finirà bene, che lo distruggerà ancora.

Ancora tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora