Ian era seduto sullo sgabello di casa intento a guardare il frigo senza un'apparente voglia di aprirlo. Doveva assolutamente parlare con Lip perché, ormai, non riusciva più a trattenersi.
Lip non era un semplice fratello ma un amico, un amico a cui confidare le proprie paure, incertezze, i pensieri che frullavano nella sua testa insana.
Vedendolo lì, seduto a guardare dritto davanti a sé, perso in un mondo tutto suo, Lip decise, in principio, di lasciar perdere ma alla fine si pose davanti al fratello, oltre il bancone da cucina e lo guardò per infiniti secondi.
Ian, dopo un po', si accorse del fratello maggiore e lo guardò dritto negli occhi, con una muta richiesta per cominciare a parlare.
Lip acconsentì con un lieve cenno di testa.
«Ho rotto con la persona che mi aveva reso la persona più felice del mondo e non me ne sono mai accorto fino ad oggi.» cominciò il rosso.
«Caleb?» azzardò il fratello mentre Ian, con un sorriso strisce sulle labbra, negava con la testa.
«Mickey» sussurrò Ian mentre si contorceva le mani, torturandosi le dita con le unghie.
Lip non rispose come a voler dire al fratello di continuare a parlare, che lui avrebbe giudicato le sue parole solo alla fine del discorso. Fece il giro del bancone e si sedette accanto al fratello minore per essere più comodo e per essergli più vicino: Ian, negli ultimi tempi, non aveva parlato con nessuno aprendosi così, forse nemmeno con il suo attuale ragazzo.
«Caleb ed io ci siamo lasciati» okay, non più tanto "attuale". «E mi sono ritrovato a pensare più e più volte a dove sto andando, a cosa sto andando incontro.» Ian ispirò a fondo e riprese a parlare, senza guardare Lip. «E ciò mi riporta a pensare al passato: circa un anno fa io ho lasciato la persona che mi ha sempre aiutato e non me ne sono mai accorto, l'unica persona che non avrebbe mai e poi mai voluto aggiustarmi perché mi voleva esattamente così com'ero, l'unica persona che mi ha sempre sostenuto e l'unica che abbia detto di amarmi.» sussurrò l'ultima parola mentre gli occhi diventavano leggermente umidi. «Quando l'ho lasciato, qui, davanti all'ingresso di casa.. Mickey mi guardava negli occhi non sapendo cos'altro guardare, per vedere se gli stavo mentendo o meno e..» si interruppe cercando le parole giuste ma poi decise che non gli importava perché Lip avrebbe capito qualsiasi cosa fosse uscita dalle sue labbra. «Gli ho detto che non volevo essere fissato, aggiustato, plasmato secondo delle medicine che non mi facevano sentire me stesso. Mi ha chiesto che problemi avessi e ne avevo così tanti..» accennò una risata amara passando lo sguardo dal frigo, alle proprie dita. «Ma ora so che, probabilmente, se fossi rimasto con lui i miei problemi sarebbero svaniti perché gli bastava uno sguardo o un sorriso per farmi passare tutto.» Lip vide il fratello deglutire ma non riuscì a notare gli occhi che si facevano sempre più umidi. «Però in quel momento il suo sguardo non mi avrebbe mai e poi mai aiutato. Lo ricordo benissimo.. Mi guardava mentre lo lasciavo e, mentre io gli dicevo che non ero rotto e che non avevo bisogno di essere fissato da nessuno, non mi accorgevo di come lui si stesse rompendo in mille pezzi a poche mie parole.» Ian alzò lo sguardo verso il frigorifero e gli scesero delle lacrime sulle guance che lasciò scorrere senza asciugarle. «Io non avrei mai voluto portarlo con me nell'oscurità che vedevo attorno a me ma, senza accorgermene, ce l'ho gettato con una sola piccola spinta.»
Quando smise di parlare, il rosso si voltò verso il fratello maggiore e Lip potè, finalmente, osservare Ian negli occhi. Non l'avesse mai fatto: vide un giovane uomo triste, vuoto e con gli occhi rossi che cercavano di non lasciar scorrere altre lacrime.
«Negli ultimi tempi sono andato anche a fare delle sedute e mi hanno detto di pensare a qualcuno che potrebbe portarmi stabilità, che potrebbe darmi sicurezza ma io non ho pensato a Caleb!» Ian riabbassò lo sguardo cominciando a singhiozzare ma tentando, comunque, di reprimere le lacrime. «Caleb, mi ha dato così tanta stabilità che sono riuscito a ottenere un lavoro che mi piace davvero ma..» si interruppe di nuovo per passarsi una mano sul viso e cercare di calmarsi. Dopo aver respirato profondamente per almeno due minuti, riprese a parlare. «Ho pensato a Mickey. So che in questa famiglia quasi nessuno pensava che fosse una persona buona e dolce ma con me lo era.» il rosso accennò un sorriso amaro al ricordo di loro, del loro ultimo momento felice al campo da baseball e la canzone che avevano cantato con voci così stonate da far scappare tutte le cornacchie di questo mondo. «Mickey mi aiutava: non mi lasciava bere perché sapeva che con le mie medicine avrei avuto problemi mentre Caleb non mi ha mai impedito di farlo e ho ballato quasi nudo al matrimonio a cui mi aveva invitato, Mickey mi aveva sgridato come un fidanzato vero e proprio quando gli ho detto che avevo girato un porno non protetto mentre Caleb mi ha detto che non gliene importava..» ispirò a fondo e si rigiró verso il fratello maggiore. «Mickey non mi ha mai portato a mangiare fuori, in mezzo a tutti ma è sempre rimasto con me, abbiamo mangiato delle crocchette sbruciacchiate nel forno e abbiamo guardato film insieme.» sorrise al ricordo mentre, questa volta, non si trattenne dal versare delle lacrime. «Ma io sono stato uno stronzo e me ne rendo conto solo adesso. Ho pensato che, rimanendo in prigione, lui avrebbe smesso di pensare a me come io avrei smesso di pensare a lui, come se, essendo dietro a un vetro lui possa uscire dalla mia testa, dai miei occhi, dal mio cuore, dal mio corpo. Lo pensavo davvero, Lip, ma a quanto pare non ne sono capace e tutto me stesso ha rifiutato di farlo per un anno intero tanto da infangare il suo nome, metterlo in un cassetto, gettare merda su di lui solo perché io avevo paura di affrontare questo argomento.» non sapendo dove mettere le mani, le poggió sul bancone, stringendone leggermente il bordo. «E io adesso mi sento uno stupido perché non ho mai capito cosa significasse per me Mickey, quanto fosse il centro di tutto me stesso e la mia unica roccia e certezza.» Ian guardò negli occhi il fratello ma poi distolse lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello del maggiore. «Non so nemmeno se mi sta ancora aspettando ma io so per certo che io sto, in qualche modo, aspettando lui, il suo odore, il suo calore, le sue carezze mattutine e i suoi baci istintivi.. Anche se so che non sono io quello che veramente sta aspettando. Io sono solo quello che spera in un miracolo perché so per certo che Mickey ha perso ogni speranza.» negò con la testa prima di mordersi il labbro inferiore e proseguire. «Perché l'ho distrutto una seconda volta quando sono andato in prigione pagato da Svetlana.» Ian si interruppe per l'ennesima volta per pensare ai suoi occhi quando gli disse quella fatidica bugia camuffata da ignobile promessa.
Il rosso guardò il bancone con lo sguardo perso e le guance rigate dalle ultime lacrime versate.
Lip riusciva a vederne le scie umide sulle guance del fratello minore e riusciva a vedere quanto Ian fosse distrutto in quel momento. La sua mente fu di nuovo arriva quando Ian gli pose una domanda. «Cosa devo fare, Lip?» la sussurrò a voce così bassa che il fratello dovette dedurla solo dal movimento delle labbra.
«Io penso che tu sappia già la risposta.»---------------------------------------------------------
Non so voi ma a me Mickey sembra tanto Rory che aspetta per 2000 anni la sua Amy.
Miss you, Mick. 💙PS: se ci sono errori, mi fa piacere saperlo ma dovevo scrivere ciò che stavo pensando alle 7 del mattino.
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Broken
FanfictionOS ambientata in casa Gallagher: Ian parla al fratello dei suoi dubbi un anno dopo aver rotto con Mickey e dopo Caleb. What if?