*Jeff e Jane, la vera fine degli assassini*

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Questa storia è stata ritrovata dalla polizia sul pc di un ragazzo nell’anno 2012 in seguito alla sua prematura scomparsa. Per rispetto e giustizia nei suoi confronti rendiamo pubblico questo file affinché le false voci zittiscano e la vera storia venga alla luce.

Detto ciò… buona lettura.




Scrivo queste righe affinché tutti sappiano quello che è realmente successo quella notte.

Mi hanno assegnato il titolo di Eroe per essere scampato all’epilogo dell’eterna battaglia tra i due più noti assassini del Web.

Io, però, mi reputo tutt’altro che un “eroe”, poiché io quella maledetta sera non feci nulla d’eroico.

Per motivi personali preferisco non usare i nomi originali delle persone coinvolte in questa storia, tantomeno il mio; per questo per voi il mio nome sarà “Fake”.

Era una gelida serata autunnale quando io e la mia sorellina – che chiamerò “Sarah” – ci ritrovammo bendati e legati in un luogo freddo e umido. 

Per colpa delle bende sui miei occhi non riuscivo a capire né dove, né con chi fossimo precisamente. L’ultimo ricordo inciso nella mia mente era quello della passeggiata serale al parco con Sarah e la nostra cagnolina. Mi resi conto di essere ancora con mia sorella dato il fatto che riuscii a riconoscere i suoi gemiti di terrore fra quelli di altre persone che non riuscivo a distinguere.

Volevo chiamare il suo nome ma mi accorsi che qualcosa mi impediva di parlare, come della stoffa e in quel momento realizzai che non stava succedendo nulla di buono. 

In più, oltre ai lamenti di quelli che sembravano essere nella mia stessa situazione, si sentiva un costante rumore, come quello di un oggetto metallico, affilato che veniva ripetutamente conficcato su di un piano.

Era dunque chiaro che vi era un’altra persona che in silenzio ci fissava. Ne fui certo – lo percepivo sulla pelle.

Restammo legati in quel modo per quella che sembrava essere un'eternità, quando il boato di una porta che si aprì invase la stanza, facendo balzare tutti noi.

Pensai subito che chiunque fosse entrato era lì per farci del male, per questo motivo mi accostai alla spalla di Sarah, quasi a volerla proteggere, ma quello che venne a seguire bastò a ghiacciare il sangue nelle mie vene.

Una conversazione macabra e distorta. Un conversazione che sembrava appena uscita da un film horror e ne ricordo vividamente ogni singola parola…

La prima a parlare fu una voce femminile ed affaticata; chiamò un nome con tono di sorpresa. Sobbalzai appena lo udii. Quel nome… quel nome non mi era nuovo.

Colui che doveva chiamarsi così rispose alla ragazza con tono soffocato:  

"Bentornata, cara."

"Come hai fatto a trovarmi, bastardo?" Si udì il suono di una lama sguainarsi.

Una risata agghiacciante trapanò le mie orecchie.

"Non è poi così difficile trovarti, visto che mi stai sempre alle costole. Che spreco… rintanata in questa catapecchia."

Sentii il pavimento sotto il mio sedere vibrare; uno dei due si era messo a correre e si sentì l’incrociarsi di due lame.

La voce maschile, poi, riprese a parlare: 

"Buona, Jane. Non essere sempre così focosa quando mi vedi. Sono qui per proporti un giochino…"

"Non dire stronzate! Non voglio ascoltarti!"

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