Il giorno dopo

1.7K 134 24
                                    

"BUONGIORNO!" esclamai scostando le tende del baldacchino. Con un balzo, scesi giù dal letto; le labbra spiegate in un sorriso e la maglietta del pigiama tutta stropicciata.

Halinor, che era l'unica in camera, mi guardò perplessa.

"Cassie, stai bene?" mi chiese; un sopracciglio alzato e la fronte corrugata.

Piegò la sua divisa e la sistemò sulla poltroncina che aveva a fianco. Senza smettere di sorridere, saltellai nella sua direzione e le diedi un bacio sulla guancia.

"Benissimissimo!"

Gli occhi azzurri di Halinor si allargarono; il viso contratto in una smorfia e le labbra increspate. Cercai di trattenere una risata: era da almeno un anno e mezzo che non mi svegliavo così contenta.

"Suvvia, Halinor, non fare quella faccia!" dissi.

Le diedi una leggera gomitata sul braccio e tornai nella mia parte di stanza, alla ricerca di qualche vestito da indossare.

"Sicura che sia tutto a posto? Ieri a cena sei scomparsa nel nulla e né io né Kadma ti abbiamo sentita tornare."

Il tono scettico della sua voce celava della preoccupazione; sorpresa, mi voltai verso di lei. In sei anni, Halinor era sempre stata fredda nei miei confronti. Non eravamo mai andate davvero d'accordo; le nostre conversazioni si erano sempre limitate a saluti o a considerazioni sulle lezioni. Solo rare volte Halinor si decideva – di sua spontanea volontà- a rivolgermi la parola per rimproverarmi. Con il viso corrucciato e le braccia incrociate al petto, mi indicava stizzita e sibilava: "Cassidy, smettila di fare la bambina!"

In lei, nei suoi lunghi e mossi capelli biondi e nel suo bel viso candido, rivedevo una giovane Elaine Diggory.

Avevo avuto questa impressione la prima volta che l'avevo vista, sul treno diretto ad Hogwarts. Seduta in uno scompartimento insieme a Kadma e altre due ragazze di Corvonero; allora solo bambine, si stavano vantando di tutte le cose che avevano nel loro baule: vestiti, trucchi e gioielli ricoprivano il pavimento tra i sedili. Non appena le vidi attraverso il vetro della porta, storsi il naso: non volevo stare nella stessa Casa di quelle bamboline. L'idea di dover condividere la camera con delle aspiranti adolescenti dedite alla moda e alla bellezza, mi faceva venire la nausea.

Inutile dire quanto mi fossi arrabbiata quando il Cappello Parlante mi smistò nei Tassorosso; Halinor si era appena seduta al nostro tavolo -l'eccitazione le illuminava il volto- e io fui costretta a seguirla. Seccata, mi sforzai di non rovinare tutto: avevo aspettato da anni quel momento, dopo tutte le storie che avevo sentito dai miei genitori, finalmente anche io ero diventata una studentessa di Hogwarts. Strinsi i denti anche quando Kadma prese posto vicino a noi. In quel momento, decisi di ignorarle: non valeva la pena rovinarsi la permanenza a Hogwarts ascoltando le loro inutili chiacchiere -i ragazzi e la moda non mi interessavano- e se non avevano altri argomenti di conversazione, non avrei sprecato tempo a sforzarmi di farmele piacere. Con il passare degli anni, vedere Halinor diventare sempre più come mia madre, mi convinse di aver fatto la scelta giusta.

"Sto a meraviglia," dissi con un sorriso, "davvero."

Halinor mi guardò perplessa per qualche secondo; una piccola fossetta era comparsa sulla fronte. Sospirò e si sedette sul letto.

"Lo spero, non voglio altri drammi tra i fratelli Diggory," la sua voce uscì con uno sbuffo, i suoi occhi stavano guardando fuori dalla finestra della camera.

"In realtà, è la tua preoccupazione a essere più allarmante."

La ragazza si voltò verso di me; la bocca contratta in una smorfia dava segno di star trattenendo una risata.

Tutta colpa del Whiskey (o era Weasley?)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora