Quel ballo scolastico era già cominciato male.
Tralasciando la terribile giornata che lo aveva preceduto, ne ebbi la conferma nella Sala Comune di Tassorosso, dove io, in tutta la mia fastidiosità, non la smettevo di importunare il mio riflesso, mentre aspettavo l'arrivo del mio cavaliere.
A lato di una delle botole di legno intagliate nelle pareti della stanza, qualche Tassorosso aveva appeso un lungo specchio dalla cornice gialla e quella sera, stavo facendo di tutto per specchiarmi senza farmi vedere dal resto dei miei compagni che non vedevano l'ora di andare nella Sala Grande.
Era difficile camminare avanti e dietro lo specchio senza dare nell'occhio, non quando la maggior parte delle ragazze volevano controllare i loro abiti e le loro acconciature per dare gli ultimi ritocchi. Ogni volta che una di loro si piantava davanti lo specchio, mi allontanavo di qualche centimetro per lasciarle il posto; la mascella contratta per evitare di ridere a causa delle smorfie che facevano mentre si guardavano. Labbra protese in avanti e guance risucchiate in dentro come pesci boccheggianti sul pelo dell'acqua.
Non che io fossi da meno.
La mia marcia davanti allo specchio era intralciata dai tacchi che portavo ai piedi; sebbene il mio vestito terminasse un pelo sotto la caviglia, mi ostinavo a tenere le mani aggrappate alla gonna per alzarne l'orlo in modo da tornare a camminare come una strega normale. Peccato che le streghe normali non sembravano un orco ubriaco che cercava di reggersi in piedi su un paio di trampoli. E di certo, non guardavano impaurite la propria immagine riflessa con la coda dell'occhio: si fermavano davanti allo specchio e contemplavano la figura che avevano davanti. Bella o brutta che fosse. Non avevano paura – a differenza della sottoscritta- che la loro visione agghindata per il ballo potesse avadakedavrizzarle. Ero al corrente di stare esagerando e sapevo che i miei timori erano infondati. D'altronde se mi fossi guardata allo specchio, che cosa mai mi sarebbe potuto succedere? Assolutamente niente. L'ipotesi peggiore era quella di non piacermi, ma dopo tutta l'attenzione che aveva posto Ariel nel confezionarmi il vestito (la scelta dell'Abito da Sera Perfetto era risultata molto più complicata di quanto pensassi) era quasi impossibile che non stessi bene con quello che avevo addosso.
"Per tutti i maghi dell'Ordine di Merlino, Cassidy, vuoi darci un taglio? Fermati che mi stai facendo venire l'emicrania."
Le parole di Halinor mi fecero bloccare di colpo; il rossore sulle guance attenuato dal fondotinta che Kate mi aveva spalmato in faccia.
Ero stata scoperta.
Ignorando l'imbarazzo che mi faceva prudere il viso, appoggiai con nonchalance una mano sul bracciolo del divano più vicino; la sensazione di essere fissata da tutti i ragazzi nella stanza era un brivido freddo sulla nuca. Mi costrinsi a guardare le fiamme scoppiettanti nel camino, la loro luce contrastava il buio che si rifletteva dalle finestre.
E ora come potevo controllarmi?
L'ultima volta che avevo provato a essere elegante, ero finita per sembrare un quadro cubista.
Halinor avanzò sospettosa verso di me; la gonna di tulle del suo abito turchese strascicava sul parquet.
"Sai, non stai poi così male," disse sistemandosi la composizione di lillà che aveva tra i capelli.
Alla mia espressione perplessa, Halinor inarcò un sopracciglio.
"Guarda che stai davvero bene. Mi piace il colore."
Si diede un'ultima occhiata allo specchio e dopo aver sorriso soddisfatta tornò a parlare con Kadma e Herbert.
Se non avessi approfittato del briciolo di coraggio che Halinor aveva instillato dentro di me con le sue parole, avrei perso l'occasione di constatare se quello che aveva detto fosse vero.
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Tutta colpa del Whiskey (o era Weasley?)
FanficCassidy Diggory è come tutte le comuni sedicenni: ama il Quidditch, è perennemente arrabiata, ha due migliori amiche, un fratello perfetto e un nemico giurato che risponde al nome di Fred Weasley ( o era Fred Wosbly? O Fred Whiskey?). Dopo l'estate...