Un urlo squarcio il silenzio della notte, portato dal passaggio di Morfeo. Nei bui vicoli di Manatthan, dei quali pululavano di topi e di drogati, che si somministravano per endovena, la loro porzione quotidiana di sballo, che li portava lontani in un altro mondo. Quello in cui tutti vorremmo vivere, senza problemi e senza pensieri, ma per arrivarci quella non è una soluzione sana, bensì una soluzione, per coloro che non riescono a domare i loro demoni o non sono abbastanza forti.

Zoe cercava di sfuggire dalla presa del suo assalitore, che l'aveva inchiodata ad un lurido muro, di un magazzino dismesso. Il tanfo di alcool ormai era tale, che lei riusciva a distinguere cosa il ragazzo avesse ingerito. Vodka liscia e Wischy.

Il ragazzo, che la stava spingendo sempre di più al muro, era molto più alto di lei, di almeno mezza testa. Con il buoi non riusciva bene a scorgere i lineamenti, ma potè notare, che avesse dei capelli scuri. I suoi occhi la fissavano, come a bruciarle le cavità dei suoi, erano di un verde smeraldo, che le incutevano terrore. Si pietrificò sul posto, non sapendo cosa fare.

L'urlo di poco prima, era uscito dalla sua bocca. Era stata presa di sorpresa, dal polso, mentre camminava per tornare a casa, dopo essere stata ad una festa. Il tipo, le aveva detto di stare in silenzio, e che se avrebbe gridato di nuovo, le avrebbe tagliato la gola. Zoe dovette prenderte per vera la minaccia, perchè l'assalitore, teneva nella mano destra un coltello a serramanico.

Cominciò a tremare, e pregare mentalmente, che poco prima qualcuna l'avesse sentita, e che magari stavano venendo ad aiutarla. Nel mentre, cercò di divincolarsi dal suo assalitore, che aveva serrato il suo polso, con una stretta ferrea, che non le permetteva di allontanarsi da lui.

Il ragazzo le si avvicinò e le puntò il coltello alla gola, questo la fece fermare, pietrificandosi sul posto. Lacrime calde le scendevano, calde e copiose per le guance. Non voleva morire, non all'età di diciasette anni. Aveva molte cose da fare ancora, come diplomarsi, andare al college, e chiedere di uscire a Stephan Peterson.

All'improvviso il vicolo buio, fu illuminato da due fari, di una macchina scura, che si stava avvicinando. Zoe si prese coraggio, e cominciò a chiedere aiuto gridando. Per qualche miracolo, la macchina accosto, e scese un ragazzo. Non riusci a scorgere il suo viso, a causa dei fari, ma ne riconobbe la sagoma. Si avvicinò ai due, con passo minaccioso, stringendo i pugni, sempre più stretti. Le vene ormai erano così tese, da notarsi gonfie sulle sue braccia scoperte.

Zoe cercò di allontanarsi, ma l'assalitore, la prese da dietro e le portò il coltello alla gola, con l'altra mano, la bloccò così che non potesse muoversi.

Il salvatore, si bloccò a quella vista, ma continuò a camminare dopo qualche secondo. L'assalitore allora strinse ancora di più Zoe a sé.

<<Stai lontano o la uccido!>> gridò il mostro.

<<Togliele le mani di dosso>> fu la risposta del ragazzo che le stava di fronte.

L'assalitore si mise a ridere <<Come vuoi tu, allora>>. Strisciò lentamente il coltello nel collo della ragazza, da dove ne fuoriuscirono delle gocce di sangue, che presto colarono su tutto il collo. Zoe sentì un bruciore, dove il ragazzo continuava a spingere e strisciare il coltello. I singhiozzi si ripresentarono, ancora più forti, così tanto, da squoterle tutto il corpo.

La mascella del salvatore a quella vista si serrò, e fece partire un colpo. Il pugno colpì l'assalitore sull'occhio, che lo fece indietreggiare. Zoe finalmente riuscì a liberarsi e si porò le mani al collo, dove ancora scendeva il sangue, cercando di fermare il flusso, o almeno rallentarlo.

Il salvatore, nel mentre, si avventò sul mostro, colpendolo ripetute volte sulla gabbia toracica, facendogli produrre suoni orrendi. Alla fine, si allontanò e andò dalla ragazza, per vedere come stava. La guardò farsi piccola contro il muro. Aveva le mani e il collo pieno di sangue. Le si avvicinò e le porse la mano, per farla alzare, così che potesse portarla lontano da qui e magari fare un salto al pronto soccorso, dove l'avrebbero medicata.

La ragazza accettò la mano, e si mise in piedi a fatica. Il ragazzo la strinse e la portò alla sua macchina, facendola accomodare nel posto del passeggiero. Fece il giro, e si andò a sedere accanto a lei.

Accese l'auto e partì a velocità. Durante il traggitto scese il silenzio, ma alla fine fu lei a scioglierlo.

<<Grazie, non potrò dirti grazie abbastanza. Mi hai salvato la vita.>>

All'inizio il salvatore non disse nulla, ma semplicemente si girò verso di lei e la fissò.

Zoe si accorse, che il ragazzo aveva gli occhi come il colore del ghiaccio, e i capelli neri. I lineamenti del viso erano tesi, come la mano che teneva stretta al volante.

<<Di nulla. Solo...sta più attenta la prossima volta>> il suo tono era dolce e rassicurante.

Zoe si rilassò all'istante, sospirando di sollievo. Il ragazzo le sorrise, un sorriso dolce e gentile.

<<Come ti chiami?>>

<<Zoe... e tu?>>

<<Jason>>

Quel nome lo avrebbe affibbiato per sempre alla salvezza.


Angolo dell'autore:

Salve a tutti, ho pensato di cominciare quest'avventura oggi, pubblicando la mia storia.

Spero con tutto il cuore che ve ne appassionerete, e che la commenterete e metterete una stellina.

Baci Lady d'inchiostro ;-)


La radura segretaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora