Capitolo 6

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Dopo un giorno in ospedale, rincominciai a prender confidenza con la mia gamba. Riuscivo a camminare un po' maldestramente ma perlomeno non mi girava la testa quando stavo in piedi. Essendo una mezza fata e non una fata purosangue, guarisco un po' piú lentamente rispetto a loro. Mentre camminavo in su e in giù per la stanza bianca, mi soffermai per qualche minuto sull'immagine riflessa su un grande specchio vicino alla mia branda. Avevo delle profonde occhiaie e qualche livido in via di guarigione sul collo. Mi tolsi i vestiti e rimasi in intimo. La schiena in questi giorni non aveva smesso di bruciare ed io volevo vedere cosa mi stava succedendo. Mi girai in modo da vedermi la schiena e notai che tra le due scapole c'era uno strano marchio in rilievo. Mi avvicinai per vedere e meglio. Era il profilo di una luna irregolare circondata da fiamme ardenti.
Provai a toccarlo e quando lo Sfiorai mi scottai la mano.
Dovevo saperne di più, era troppo strano. Il ragazzo biondo delle visioni mi aveva detto che sapevo dove trovarlo, ma io non ne avevo idea. Magari addormentarmi sarei riuscita a stanarlo. Così feci, mi sdragliai  su quello scomodo lettino, chiusi gli occhi e il sonno mi prese con sé.
Il ragazzo non tardó a farsi vedere. Mi apparve con i capelli spettinati ed una camicia bianca sbottonata che lasciava intravedre i suoi pettorali ben definiti.
"Ben tornata signorina. Ha deciso di onorarmi con la sua presenza?" Disse sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Beh, sì. Sono venuta per chiederti spiegazioni. Insomma voglio sapere perché mi appari nei sogni, perché ho questo strano marchio sulla schiena. E poi perché non ti mostri mai quando sono sveglia, faccia a faccia?!" Rimasi senza fiato io stessa per le troppe domande.
Il ragazzo scoppió in una risata cristallina. Sembrava di sentir cantare gli angeli. Si passò una mano tra i capelli biondi e mi sorrise. Poi si avvicinò a me è mi sfiorò il braccio con la punta delle dita. Mi provocò un piccolo brivido.
"Continuo a pensare che tu mi faccia domande stupide sai? Comunque, se proprio vuoi saperlo, io ti sto parlando faccia a faccia. Se ancora non lo hai capito io sono una fata, e riesco a manipolare i sogni. In questo modo riesco ad insinuarmi nella tua testa e a trasportarti temporaneamente in un altro mondo. Finché dormi, tu puoi viaggiare attraverso questo mondo per quanto ti pare, e se vuoi ti farò da guida." Disse con un sorriso beffardo stampato sul volto ed una mano protesa.Presi la sua saldamente la sua mano e tutto intorno a me cominciò a girare.
Dopo qualche secondo le immagini tornarono nitide e mi accorsi  che mi trovavo dentro ad una bellissima stanza. Le pareti di mattone consumate dal tempo ospitavano quadri di generazioni di famiglie. Al centro della stanza vi si trovava un letto tondo con sopra uno stupendo baldacchino di seta leggera. La stanza era semibuia, e dalle finestre entrava poca luce. Sotto ogni quadro c'era una libreria che accoglieva ordinatamente file e file di libri, dai più vecchi ai più recenti. Dove non c'erano librerie c'erano armi appese ai muri. Falci, asce, spade, pugnali, chakram, mazze ferrate, fruste, archi e frecce. Infine, vicino al letto, era posizionata una stupenda vasca rialzata.
"È la tua stanza?" Gli chiesi.
"Esattamente. Sai essendo il messaggero della luna ho molti privilegi." disse Sebastian.
"E la regina risiede qua?" Continuo facendo finta di niente.
"Certo che no, ma ogni tanto viene a farci visita"
Mi avvicinai curiosamente ad una libreria. Il quadro che la sovrastava rappresentata un famiglia di rara bellezza. Avevano tutti i capelli quasi bianchi, come Sebastian, ma la donna più grande e una bambina avevano degli stupendi capelli rossi fiammeggianti.  
Gli occhi erano azzurri, di un azzurro impressionante tranne che per il bambino più piccolo in grembo alla madre che li aveva neri scintillanti.
"Chi sono?" Chiesi curiosa di saperne di più, era una famiglia così affascinante.
"La mia famiglia, quella è mia madre e quella in grembo a lei sono io, è stato fatto molti anni fa, quando ancora avevo solo tre anni. Quello laggiù,  accanto a mia madre è mio padre e la bambina che tira la gonna a mia madre è mia sorella. Accanto a lei c'è mio fratello,è il più grande fra i tre." Disse Sebastian spostandomi leggermente dalla libreria e tirandone fuori un libro dall'aria costosa e nuova.
Lo aprì su una pagina dove spiccava un vasto albero genealogico. Alcune immagini erano oscurate e, anche se mi impegnai a cercarla, la faccia di sua madre non era visibile.
Quando si accorse che mi ero soffermata a guardare la sua immagine sbiadita rinchiuse il libro.
"C'è anche una tua libreria sai? Intendo una libreria dove sono raccolte tutte le informazioni sulla tua famiglia. Ma non si trova qui, tutti i libri sono stati messi sotto chiave nella biblioteca. Il quadro però c'è ancora se  vuoi vederlo."
Annuii distrattamente. Lui s i scostò dalla sua libreria di famiglia e mi condusse ad un dipinto di due o tre librerie più lontano.
C'erano i miei genitori, mia mamma con i suoi stupendi occhi verdi ed i capelli neri e poi mio padre. Con i capelli dorati e gli occhi blu scuro. Infine, tra i due, c'era un piccolo batuffolo di coperte, che lasciava intravedere due occhi verdi smeraldo e delle ciocche bionde. Ero io, da piccola. I miei genitori in quel dipinto sembravano innamorati, lei gli rivolgeva uno sguardo profondo ed amorevole e lui le sorrideva cingendole la vita con un braccio. Le fossette pronunciate di suo padre la fecero sorridere inconsciamente. Si doveva stampare bene in mente quell'immagine, l'unica che testimoniava che un giorno lontano erano stati tutti felici. Cercò di spazzare via i brutti ricordi su suo padre mentre la picchiava perché non era abbastanza brava nel combattimento o perché non riusciva a fare i salti mortali. Cercò di scacciar via l'immagine di sua madre piangente, con lo sguardo vuoto e gli occhi lucidi. Fece finta di appendere quel quadro sulle pareti della sua testa.
Da lì quel ricordo non poteva andarsene e mai se ne sarebbe andato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 04, 2016 ⏰

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