Abbassai lo sguardo. Sapevo di averla combinata grossa insomma, ero entrata nella biblioteca ed era proibito a tutti i ragazzi minori di diciotto anni. La signora Blackman era davanti a me a farmi la predica, avevo superato il limite questa volta e me ne ero resa conto anche da sola. Il libro che avevo "preso in prestito" lo avevo nascosto sotto il materasso, ero abbastanza incuriosita dall'argomento.
"Lila ormai sei grande, hai 16 anni cavolo, e ancora ti comporti da dodicenne. Io non so più che fare con te, magari mandarti all'ambasciata di New York, o a quella di Dubai. Ma come lo spiegherò ai tuoi insegnanti di combattimento?! Mi darebbero della matta solo perché ho deciso di esiliare la loro migliore allieva." disse sbuffando e accasciandosi su una poltrona di raso verde.
Io continuavo a tenere la testa bassa, insomma avevo fatto una scommessa e dovevo mantenerla, non potevo mica fare la figura della codarda rifiutando di entrare nella biblioteca. E se poi le guardie si fanno addormentare con uno schiocco di dita è colpa mia?! Direi proprio di no. Ma tutti questi miei pensieri cercai di lasciarli nel lato più oscuro di me, non potevo sbottare davanti all'ambasciatrice.
"Lila, se ti vedessero i tuoi genitori che direbbero? Non sono stata neppure capace di educatori a dovere." Continuò. Quando sentii nominare i miei genitori mi si rizzarono le orecchie leggermente a punta. Alzai la testa e piantati i miei occhi verdi nei suoi blu notte privi di iride.
"Questo non lo accetto." dissi a denti stretti. Come osava lei parlare dei miei genitori come se fossero delusi da me?! Mi hanno cresciuta loro così, dicendomi che io non ero altro che una stupida mocciosa che doveva prendere ordini. Sono stati loro a picchiarmi e a insegnarmi che ogni sentimento umano è sintomo di distruzione e che perciò dovevo limitarmi ad essere una macchina da guerra senza cuore. Erano stati loro ed io li avevo accontentati. Avevo fatto tutto quello che mi avevano chiesto persino guardarli morire, esatto mi avevano chiesto di guardarli morire. Ma nonostante questo, non so come, dentro di me sapevo di volerli bene, e ciò mi disgustava perché io non potevo provare emozioni. Così era e così doveva essere. Per sempre.
Eppure gli anni trascorsi all'ambasciata mi avevano cambiata, un pochino almeno.
"Lila so che per te è dura, non posso biasimarti. Ma siamo fate, e superiamo tutto. Viviamo per sempre e non possiamo crucciarci per qualche morte. Ne vedrai molte altre."
"Io non sono una fata." dico più per ricordarlo a me stessa che a lei. Infatti non avevo torto, ero una mezza fata, figlia di una fata e di un umano. In apparenza infatti sembravo umana, ma le mie orecchie mi tradivano sempre.
"Puoi andare" disse liquidandomi con un segno della mano. Io mi girai e mi avviai verso la porta."Come è andata?" chiede Julian incuriosito dalla mia faccia rossa dalla rabbia. "Come vuoi che sia andata?! Lila di qua e Lila di su..."dissi imitando la voce della Blackman.
Lui si mise a ridere, una risata forte e sicura. Era da così tanto tempo che ci conoscevamo, da quando ero arrivata all'ambasciata. Ci incamminammo verso il dormitorio. Era sera, quasi le otto ed io dovevo cambiarmi per andare a mangiare. Prima che fossi chiamata dall'ambasciatrice avevo fatto quattro ore di allenamento con la spada ed i salti mortali. Julian si sedette sul bordo del mio letto ed io entrai in bagno a cambiarmi. Mi infilai i soliti pantaloni di velluto verdi ed una maglietta morbida rossa. Mi raccolsi i capelli dorati in una treccia ed uscii dal bagno. Julian era sempre seduto sul letto ad osservare un mio reggiseno che avevo lasciato lì per sbaglio. Non era niente di che, di cotone celeste senza alcun merletto o pizzo.
"Sono pronta" dissi richiamando la sua attenzione con uno schiocco di dita.
Lui distolse lo sguardo dal reggiseno, per niente imbarazzato ed uscí. Io lo seguii a ruota."Ed anche oggi del buon e salutare pane col prosciutto per cena" dissi salendo sul tavolo con in mano il mio panino. Tutti si voltarono a guardarmi e si misero a ridere. Julian mi lanciò un occhiataccia. Io alzai le spalle e addentai un bel pezzo di pane. Scesi dal tavolo e mi risedetti sulla panca di noce. Una ragazza si avvicinò a Julian e disse ad alta voce pavoneggiandosi tutta:"Hey Julian ho visto che sei arrivato secondo sulla classifica di chi ha ucciso più zafirus in questa settimana"lui le sorrise e cominciarono a parlare. Che scatole, io non potevo ancora partecipare alla caccia agli zafirus devo ancora aspettare ben due anni. Eppure tutti sanno che sono la miglior combattente dell'ambasciata anche se non posseggo nessun potere. Perché quaggiù tutti possiedono un potere, c'è chi domina il fuoco e chi la luce, chi l'aria è chi l'etere. Io invece non ho niente ma pazienza era abbastanza prevedibile visto che i miei genitori non ne possedevano. Quando avevo affrontato l'argomento con la Blackman lei era stata molto vaga dicendomi che mio padre non possedeva poteri. Anche se avevo notato un lume di incertezza nei suoi occhi.
Mi alzai di scatto e buttati il resto del mio panino nell'immondizia. Evitati gli sguardi dei ragazzi e delle ragazze. Molti mi disprezzavano essendo io diversa da loro in aspetto. Non avevo gli occhi privi di iride, né tratti strani come denti fini ed aguzzi o un dito in più della mano. Julian ad esempio era nato con una voglia a forma di foglia sul collo.
Salii in camera mia e tirai fuori il libro sulle fate della notte. Sfiorai delicatamente la copertina piena di pietre di luna. Lo aprii lentamente, avevo paura di romperlo o comunque in qualche modo di violare qualcosa di segreto.
Prima pagina: chi sono le fate della notte.
Le fate della notte, sono fate leggendarie di cui si dubita perfino l'esistenza. Non si sa con certezza dove vivano. Posseggono tutte le ali, ali donateli dalla luna. Hanno strani poteri, unici, riguardanti le tenebre. Il loro aspetto è divino, gli occhi quasi sempre tutti neri ricordano l'universo e trasmettono infinita tristezza. I capelli possono essere biondi platino o neri come il carbone. Non sono visibili ai mortali e si fanno vedere solo al chiaro di luna sulla superficie di un lago non noto che ballano e cantano...
Continuo a cercare qualcosa di interessante anche se non so ben cosa e l'occhio mi finisce su ma pagina che ai contorni è tutta scritta. Rune mai viste prima e lettre antiche si susseguono dopo quella pagina. Varie immagini mi balenavano in testa, lentamente l'aria si fa più soffocante, le narici mi si impregnano di fumo casco a terra lasciando scivolare il libro dalle mani. La vista mi si annebbia chiudo gli occhi e le immagini si fanno più nitide.
Un ragazzo con i capelli quasi bianchi e gli occhi neri mi guarda. Mi porge la sua mano ma al mio tocco lui si sgretola e dietro di lui vedo una luna bianca come il latte.
Nella mia testa, prima che possa perdere completamente i sensi sento delle parole rieccheggiare: ti abbiamo trovata ed ora non puoi scappare.
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Moonlight
FantasyLila alzò il volto verso la luna, orde di fate si rovesciavano in cielo come un fiume in piena. "Che cosa sta succedendo?" chiese a Sebastian. "La luna li sta reclamando" sogghignò lui muovendo la testa verso il cielo plumbeo illuminato soltanto da...