Capitolo 2

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Nives era rimasta sbigottita.
Prima il sogno, poi il disegno delle ali sul quaderno e poi anche un angelo caduto in camera sua che peraltro le aveva anche sfondato il soffitto?
Quello era davvero troppo. E lei cominciava ad essere abbastanza irritata. Come lo riparava il soffitto ora? Sbuffò.
L'angelo si mosse, tentando di alzarsi, ma cadde di nuovo. Lei se ne accorse, e provò ad aiutarlo, ma esitò nel toccarlo. E se si fosse bruciata? Vabbè, si disse, e lo prese delicatamente per le spalle per farlo mettere seduto. Quando gli alzò la testa e guardò il viso, fu come se un vento leggero l'avesse investita. Aveva gli occhi chiusi perché probabilmente era privo di sensi, ma aveva dei lineamenti graziosi, quasi femminili, e i lunghi capelli biondi, pur spettinati, gli incorniciavano il viso perfetto. Guardandolo, sembrava quasi fatto di fragile porcellana. Aveva una corporatura esile, e portava una toga che sembrava greca.
Anzi, era greca. Anche i sandali che indossava erano stile greco antico.
Di ragazzi che potevano esser belli Nives ne aveva visti tanti, ma quello era una vera creatura di Dio.
Si alzò, sollevandolo delicatamente con sé e adagiandolo sul letto. Dopo tutto quello che era successo, non era neanche riuscita a guardare il disegno che stava facendo sulla tela. Alzò gli occhi, e vide che sulla tela era ritratto un angelo (LOL) intento a tornare in paradiso.
Imprecò in greco, e scese di sotto a farsi un panino al prosciutto lamentandosi della sfortuna che la perseguitava tutti i giorni, poi salì le scale scannando il panino come se non mangiasse da anni. Aprì la porta per entrare in stanza, e ciò che vide le fece addirittura cadere il panino di mano.
L'angelo.
Era sveglio.
E in piedi.
A rimirarsi.
Davanti al suo specchio, e fino a lì ok.
Ma con i SUOI jeans neri strappati preferiti.
La SUA felpa preferita (prego di guardare l'immagine sopra per capire com'era la felpa, solo immaginatela come una felpa con il cappuccio e non una maglia scollata come quella che ha nella foto).
E la SUA maglietta nera.
Si guardava allo specchio storcendo la bocca, poi si mise un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e con aria sufficiente disse: -Mediocre. Ma sono i vestiti meno disgustosi che ci sono. Terrò questi. Mi domando che gusti abbia chi abita qui...- e ridacchiò irritantemente.
Nives si sentì diventare paonazza. Mediocre? Meno disgustosi? Come si permetteva quel tizio di giudicare come si vestiva? -Come scusa?!- sbottò.
Lui si girò di scatto verso di lei, i capelli biondi svolazzarono intorno a lui. I loro occhi si incrociarono. Nives non ne aveva mai visti di più belli. Rosso rubino, scintillavano come se, solo guardando il cielo notturno, avessero catturato migliaia di stelle in loro. Il solo vederli fece passare a Nives la rabbia e fece posto alla meraviglia.
Si guardarono in silenzio, stupiti per trenta secondi buoni, entrambi con gli occhi sgranati.
Poi, l'angelo lanciò un grido da checca in calore. -ODDIO, UN MOSTRO INFERNALE DEL TUTTO FUORI MODA!- esclamò coprendosi gli occhi con le mani.
-MOSTRO INFERNALE?- rispose lei sbigottita -Ma cosa sei, uno stilista super famoso che commenta il mio armadio?-
-Uhm... Non so cosa sia uno stilista, ma penso che un angelo sia più o meno la stessa cosa- disse lui, aprendo le dita di una mano per scrutarla.
-No, non sono PER NIENTE la stessa cosa- ribatté lei.
-E allora cos'è uno stilista?- domandò.
-Uno stilista è una persona che disegna e crea vestiti- spiegò la ragazza.
-Ma è un angelo allora! Perché mi dici di no?- esclamò lui, togliendo le mani dagli occhi.
-Non...- iniziò lei. Poi si interruppe e sospirò, dandosi una manata in fronte -Lasciamo stare, va'-
-Quindi mi stai dando ragione-
-Non ti sto dando ragione-
-Se lasci stare allora significa che ho ragione io-
-No, io...-
-Shh, tranquilla, capita a tutti di dire qualcosa di sbagliato...
Tranne a me
Io sono sempre nel giusto!- disse lui, ridacchiando.
Altro che salvarlo, pensò Niv, dovevo mettermi a gridare come una ragazzina e buttarlo fuori casa.
-Comunque- disse lei, interrompendo le auto-lodi del fastidioso angelo.
-Come ti chiami, piccola mortale irrispettosa?- domandò lui.
-Piccola...?- Nives fece un respiro profondissimo -Mi chiamo Nives Fourseasons-
Lui la guardò come se fosse una poveretta che chiede l'elemosina, mordendosi un labbro per trattenere le risate.
-Cosa ti ridi?- disse lei.
-Nives... Fourseasons?- lui scoppiò in una risata fragorosa -Che nome... Particolar....mente brutto- disse poi. -Non come il mio, che è armonico e orecchiabile!- aggiunse, vantandosi.
Nives alzò un sopracciglio. -E sentiamo, che nome sarebbe?-
-Byron Love, onorata di essere alla mia presenza- disse lui, altezzoso.
Ci mancò poco così che Nives non gli ridesse in faccia. E poi parlava lui di nomi strani! Quest'angelo, oltre che fastidioso, era anche così stupido da farla ammazzare dalle risate. Fece un altro bel respiro e si sedette sul letto a gambe incrociate. -E senti, Byron Love- disse -Di solito gli angeli non stanno in cielo?-
Byron diventò improvvisamente nervoso. -Ehm, sì...-
-E di solito gli angeli non hanno le ali?-
-Già...-
-E allora, dove sono le tue? E perché sei in casa mia?-
Lui fece un respiro e divenne serio.
-Sono qui perché devo recuperare una cosa importante. Molto importante.- disse -Hai qualcosa da mangiare? Ho fame, e non posso stare a digiuno-
Niv lo guardò male, poi annuì. -Seguimi, comincio a preparare la cena- disse, e scese di sotto, seguita da lui.
In tutto ciò, il panino al prosciutto di Nives era rimasto a terra.

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⏰ Last updated: Feb 05, 2018 ⏰

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