Il rombo di un motore mi sveglia, costringendomi ad aprire gli occhi, testando il mal di testa. Stranamente non ne ho, solo un lieve cerchio. Devo comunque, prendere un analgesico onde evitare che si passi alla vera e propria emicrania. Faccio un salto in bagno e vedo, passando dalla camera, la porta del garage aperta. Starà lavorando? Decido di andare a controllare, dopo essermi vestita ed aver fatto colazione. La mia immagine allo specchio, non è così pietosa come immaginavo, anche se ho le occhiaie. Mi lavo la faccia ed i denti, tornando nel cucinotto a prendere del succo di frutta e mangiare una merendina. Prendo la compressa ed esco, facendo i pochi passi che mi separano dal garage. Come immaginavo è lì, che lavora, nascosto sotto ad un auto, intento a smontare qualche pezzo.
"Buongiorno, come mai così mattiniero?" Lo saluto.
"Ciao, avevo da lavorare" risponde, tra il concentrato ed il seccato. Capisco di non essere la benvenuta, almeno per il momento, quindi giro i tacchi e mi affretto ad andarmene.
"Come stai?" Chiede, quando sono quasi alla porta.
"Bene, più di quanto pensassi" rispondo sbrigativa, per non fargli perdere tempo. Esce da sotto l'auto e si alza, andando ad un piccolo pozzetto a lavarsi le mani. E' spettacolare, anche in tuta da lavoro, come ci riesca non me lo spiego. Non che io assomigli ad un rospo ma, non ho neppure quest'aria da modello di catalogo, che in lui sembra innata. Sono persa nella sua contemplazione, quando esordisce:
"Allora, ti va'? Sei rimasta incantata!" mi richiama al presente. Che figuraccia, ci mancava solo la bava e poi, addio al buon proposito di non farmi scoprire.
"Scusa, mi sono scollegata. Che cosa hai detto?" Domando.
"Se ti andava di fare qualcosa in particolare oppure, va bene anche studiare. Sono rimasto molto indietro, ho un sacco di cose da recuperare e, mi servirebbero i tuoi schemi, mi aiutano molto e capisco meglio le cose" ci impiego un attimo, poi capisco tutto. Ha qualche problema di apprendimento, adesso tutto torna. Si perde nelle parole, per questo ha così tanta difficoltà. Ecco perché i miei schemi lo aiutano, sono semplici, lineari e racchiudono tutto in poche semplici righe.
"No, niente in particolare, almeno per il momento. Direi che studiare va' benissimo, ci rimettiamo in pari, mentre io ti faccio i miei schemi, che ne dici di fare una breve relazione su quello che abbiamo studiato, qualche giorno fa?" incalzo, prendendo così il tempo per schematizzare l'argomento.
"Okay" sussurra. Secondo me crede di essere stupido, o qualcuno glielo ha fatto credere. Spero di non pentirmene:
"Kal?" Chiedo dolcemente.
"Che c'è?" Borbotta in risposta, mentre entriamo in casa.
"Perché non andavi a scuola?" Affronto l'argomento. Si immobilizza, per poi voltarsi con una strana espressione. Parla, ma non mi aggredisce: "Perché lo vuoi sapere?" È guardingo, ma merita la verità.
"Non voglio metterti in imbarazzo ma, ho capito perché fai così tanta fatica. Gli insegnanti, non ti hanno aiutato?" Cerco di avere più tatto possibile, se riesce a confidarsi, lo posso aiutare meglio.
"No" la laconica risposta. Faccio sì con la testa, me lo aspettavo, proseguo chiedendo:
"Che tipo di problema hai?" Non temporeggio. Diventa rosso e abbassa la testa, mortificato. Tengo a freno l'istinto di andare da lui e abbracciarlo stretto.
"Credo di essere stupido" ammette.
"Non credo proprio, se lo fossi non riusciresti a prenderti cura di te. E neppure a montare e smontare motori. Ci vuole occhio e una grande testa per riuscire, dunque, il problema non è quello. Vorrei che ti fidassi e fossi sincero, per lo meno, riuscirei ad aiutarti meglio, visto che per te è così importante il diploma" ammetto, senza timore. Sembra che lo abbia colpito con un pugno, dalla sua espressione sconvolta.
"Io... be' ho difficoltà a leggere e capire, le parole dopo un po' si mescolano tutte e non riesco a rimanere concentrato. Ma con i tuoi schemi sì, per quello ho detto che, probabilmente, non ci arrivo" spiega.
"No, non è che non ci arrivi, il tuo cervello ragiona e apprende su binari diversi. Le parole e le cose, per come le trovi sui libri, ti creano solo confusione. I miei schemi, sono brevi e semplici, racchiudono tutto con ordine e linearità, semplificandoti tutto il lavoro." Dopodiché, sorrido e lo afferro per un braccio.
"Siediti, vado a prendere il materiale. Con che cosa vuoi che inizi?" Domando.
"Geografia" risponde. Corro a prendere quaderni e libri, portandogli anche quelli di storia per fare la relazione. Gli passo quello di cui ha bisogno e inizio a leggere che cosa deve studiare. E' un argomento che ho già studiato ed è facile. Prendo anche il mio zaino e cerco il quaderno su cui ho i miei appunti.
"Perché lo fai?" Si riferisce all'aiuto, sicuramente.
"Perché non dovrei? Se una persona è in difficoltà e la posso aiutare, lo faccio. Soprattutto per un amico" chiudo la questione, consapevole dei suoi occhi su' di me. A prescindere dal fatto che, odio gli insegnanti inetti, che non fanno il proprio lavoro, c'è altro. C'è il sentimento che sento per lui, che mi spinge a cercare di rendere la sua vita migliore, a sostenerlo. Che sia davvero amore? Non lo so', mi sembra presto ma, a volte capita no? In fondo viviamo nella stessa città da tutta la vita, ci conosciamo, anche se non intimamente e non ha fatto mai nulla di male nei miei riguardi, anzi, mi ha accolta quando altri non lo hanno fatto ed ero a terra. I giudizi su di lui, non sono sinceri e unicamente basati sull'aspetto, ed il fatto che li faccia propri, mi spinge a cercare di migliorarlo ai suoi occhi. Cerco di fargli entrare in testa che, non è uno stupido, né un delinquente, solo per il fatto di essere tatuato o avere dei piercing. Lavora, si mantiene e, da che so' io, non ruba né delinque in altro modo. Metto da parte i pensieri e inizio a fare lo schema, stando molto attenta ad essere precisa, sintetica e che il lavoro, risulti scorrevole e facile. Mi ci vuole più tempo, devo riguardare il quaderno in continuazione ma, non mi importa. Alzo lo sguardo e lo vedo intento a scrivere, la relazione. Sorrido, felice di vedere tanto impegno, per migliorare il futuro.
"Ho fatto, non sono sicuro che vada bene, lo ricontrolli tu?" Chiede a bassa voce.
"Certo, solo un attimo che finisco lo schema" rispondo, concentrata sugli ultimi passaggi.
"Nikki, non devi. Ti stai sfiancando per una cosa che molto probabilmente non riuscirò a fare" si abbatte. Alzo la testa di scatto e gli punto la penna contro: "Smettila! Falla finita di dire così, di svalutarti solo perché qualche pigro idiota, non ha avuto la pazienza di spiegarti come si fanno le cose e seguirti. Non è vero che non riesci a fare, ho visto con quanto impegno hai scritto la relazione, quando capisci una cosa, la fai tua e la metti in pratica, come per le riparazioni. Non c'è nulla che non vada in te, devi solo avere più pazienza e rispettare i tuoi tempi!" Sono come un fiume che trabocca, senza riuscire a fermarmi.
"Grazie" mormora. Sto' per rispondere ma, si alza e va' a prendere del caffè.
"Nessuno mi ha mai detto queste cose. Ho sempre creduto di essere inferiore a tutti e che l'unica cosa che sapessi fare era sbattermi le tipe, in quello riesco bene. Per cui, grazie, di credere in quello che dici e di aiutarmi, anche se ti tratto sempre male e ti respingo" butta fuori tutto d'un fiato. Asciugo la lacrima prima che la veda, qualcosa mi dice che penserebbe fosse pietà, quando invece è tutt'altro.
"Nessun problema, gli amici servono a questo" rispondo, cercando di controllare l'emozione nella voce. Si siede di nuovo, porta la tazza alle labbra e, dopo aver preso un sorso, propone: "Che ne dici se facciamo una pausa? Mangiamo e poi andiamo a fare un giro, magari una passeggiata sulla spiaggia."
"Volentieri, riprenderemo più tardi lo studio. Mi ci vuole davvero uno stacco e, andiamo fuori a pranzo, un hot dog? Offro io" contro propongo, a mia volta. Mi porge il pugno chiuso e battiamo le nocche assieme. Finisco e ricontrollo la relazione, va' più che bene tranne qualche piccolo errore, chiudiamo i libri e ci andiamo a preparare. Lui in camera, io in bagno. Poco dopo siamo pronti entrambi, maglietta bianca e jeans, con gli anfibi per lui, pantaloni comodi, col cavallo basso rosa, maglietta grigia e converse, per me. Usciamo svelti di casa, mentre raggiungiamo il garage, ci infiliamo gli occhiali da sole e, lui, mi mette un braccio sulle spalle dicendo: "Avanti amica mia, è sabato, la vita è bella" rido come una matta, mentre lo aspetto fuori. Porta fuori il bolide, chiude e mette in moto. Salgo, oramai avvezza al mostro a due ruote e, sgassando alla sua maniera, partiamo verso la spiaggia. Non c'è quasi nessuno, a parte un paio di coppiette e qualche fanatico del jogging, ci dirigiamo subito verso il chiosco ed ordiniamo il pranzo. Due hot dog, con tutto, più una birra ed una bottiglia d'acqua. Con il pranzo in mano, iniziamo a camminare. Mi sorprende, chiedendo di me.
"Raccontami, cosa è successo?" Chiede ed io so' dove vuole arrivare.
"Non lo so', sinceramente. Mi ero accorta del distacco, lo vedevo insofferente alcune volte ma, pensavo fosse la routine. Pensavo che, nonostante tutto, mi amasse e che lottasse per la nostra storia. Solo ora capisco quanto sarò sembrata stupida e cieca, a non vedere quello che era sotto il mio naso. Avrei dovuto capire, notare prima, gli sguardi di lei e le assenze di lui ma, mi fidavo. Credevo mi fosse fedele, sbagliavo. Non solo mi ha tradito ma, ha fatto in modo che sembrasse colpa mia, solo perché non volevo farci sesso" racconto, sfogandomi.
"Io te lo avevo detto che eri troppo per uno stronzo come lui. Sapevo già che ti tradiva ma, non ti conoscevo così bene da venire e dirtelo" si difende.
"Lo so', tranquillo, non c'è problema. La colpa non è certo tua, ma sua, che non ha saputo comportarsi a modo. Ma da una parte, sono felice di averlo scoperto adesso, sai, avevamo in programma di sposarci il prossimo anno, con l'arrivo all'università. Sarebbe stato molto peggio se lo avesi scoperto allora. E poi, sono giovane e mi sto' rendendo conto che, forse non ero così innamorata come pensavo. Sai, avendo perso mio padre, la sofferenza per lui è venuta meno, mi sono resa conto che sì, ci stavo male, ma sarei sopravvissuta. Anche la cotta per un ragazzo ha aiutato" mi scappa detto.
"Una cotta?" Chiede, sorpreso. Adesso che faccio? Oramai non mi posso tirare indietro e decido di inventare una storia così, su' due piedi.
"Sì, nella settimana in cui non stavo da te, conobbi un ragazzo. Siamo usciti un paio di sere e mi piaceva, me ne ero invaghita. Diciamo che ha fatto da chiodo scaccia chiodo, aiutandomi a non annegare ed a rendermi conto che anche i miei sentimenti, non erano così profondi. Tutto grazie a Kal...vin." Mi riprendo in tempo, stando per dire il suo nome. Santo cielo che figura avrei fatto!
"Calvin? Che razza di nome è Calvin!" ridacchia, ignaro di essere il destinatario delle mie attenzioni.
"Comunque dai, adesso non mi voglio intristire, che ne dici se andiamo a fare un giro sul pontile, magari in sala giochi" propongo, per sviare i discorsi.
"Ottima idea, ci sto'!" approva, per poi appoggiarsi un attimo al muretto del lungo mare. Non resisto, prendo il telefono e gli scatto una foto, è veramente bello. Era voltato per metà, spero non se ne sia accorto. Si gira del tutto e mi guarda, ridacchiando.
"Andiamo, pigrone, prima che chiuda!" Lo prendo in giro, mettendo il telefono in borsa. Si alza e mi raggiunge, ripetendo il gesto, che tanto mi piace. Inforca gli occhiali e mette il braccio sulle mie spalle. A differenza di prima, rispondo anche io, passandogli il mio sulla vita, dirigendoci verso il pontile nel momento esatto in cui, il sole, fa capolino oltre le nuvole.Continua...
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SIAE Bad Guys love a Good Girl - Daniel Sharman- SU AMAZON. 29/09/2016
RomanceITALIAN WRITERS AWARD. Pubblicato il 29/09/2016. Questa opera letteraria è ORIGINALE e rientra nel novero delle opere dell'ingegno di carattere creativo richiamate all'art. 2575 del codice civile. NE E' VIETATA LA RIPRODUZIONE E L'ACQUISIZIONE SENZA...