Realtà

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[Nota importante: questa volta, a parte la foto che vedete all'inizio, ho deciso di non inserire alcun media. Potete leggere il racconto in qualsiasi modo, luogo e momento. Ho deciso di fare così perché questo brano richiede diverse riflessioni. I media e la musica non farebbero altro che farvi perdere la concentrazione. Essendo un horror, l'emozione principale che voglio trasmettere è ovviamente la paura, ma questa volta non lo farò utilizzando l'ansia e la tensione come mezzo, ma bensì il "dubbio". Leggete e capirete ciò che intendo dire :) ]

Me ne stavo seduto sulla poltrona del mio studio intento a scrivere le memorie della mia famiglia. Penna e calamaio erano illuminate dalla fioca luce delle candele poste davanti a me. Adoravo questi momenti. La solitudine mi donava conforto. La mia famiglia, o meglio, la mia intera dinastia, fu generata da filosofi. Filosofi che anziché mostrarsi al mondo vantandosi delle proprie idee, tacevano nell'oscurità e tramandavano il proprio sapere ai soli membri della famiglia stessa. La nostra conoscenza era qualcosa di sovrannaturale. Secoli e secoli di sapere tramandati da padre a figlio, permisero alle nostre menti di conoscere ogni singolo anfratto della realtà. La vita, per noi, non aveva segreti.

Nel momento in cui ebbi poggiato la penna sulla carta, un lieve rumore attirò la mia attenzione. Mi voltai verso destra, in direzione della porta d'ingresso dello studio, ma l'eco del silenzio mi fece tornare ai miei pensieri.

Un altro rumore, una sorta di tonfo, mi fece sobbalzare. Mi alzai in piedi tenendo le orecchie ben aperte.

Passi, leggeri ma possenti, si avvicinavano inesorabili verso la mia stanza.

- Jona siete voi? - Chiesi nella speranza che il maggiordomo mi desse una risposta.

Dopo quelle parole il rumore dei passi cessò.

Una strana sensazione, mista tra conforto e paura, s'impossessò della mia mente. Notai una goccia di sudore scendere dalla mia fronte. Rimasi immobile a fissare la porta.

Non appena mi fui voltato vidi un uomo di fronte a me.

In verità, non sapevo con certezza che fosse un uomo. Una bianca maschera avvolgeva il suo volto.

Quella visione così improvvisa mi fece sobbalzare.

- E' un piacere incontrarvi Arthur.

La sua voce, grave e profonda, si conficcò nella mia mente come la lama di una spada. Quell'individuo conosceva il mio nome.

- Chi... Chi siete?

Lo sentii ridere da sotto la maschera.

- E' buffo non trovate?

- Cosa?

- Tutti chiedono il mio nome, senza nemmeno domandarsi da dove sia entrato.

Quell'affermazione mi fece gelare il sangue.

- Calmati Arthur, calmati - dissi tra me e me.

- Devi concentrarti, la tua conoscenza è sicuramente in grado di spiegare questo fenomeno.

Rimasi assorto nei miei pensieri, ma quella losca figura m'interruppe.

- Sedetevi Arthur, mettetevi comodo.

- Io... Preferisco stare in piedi.

Sentii uno strano rumore alle mie spalle. Vidi la sedia muoversi da sola. D'un tratto un'invisibile e oscura forza mi spinse sul petto facendomi perdere l'equilibrio. Mi ritrovai seduto sulla poltrona, proprio come voleva lui.

- State per chiedermi una seconda volta chi sono, non è così?

Era come se mi avesse letto nel pensiero.

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