Poeti

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Nota: Questa storia partecipa alla collaborazione Halloween AmbassadorsITA 2018



- Non funziona! Dannazione non funziona!

Preso dalla collera lanciai la penna contro il muro distogliendo lo sguardo. Il sottile fragore dei pezzi che si staccavano giunse alle mie orecchie accompagnato dal mio urlo disperato. Ormai era inutile tentare, persino il fato remava contro di me. Il mio corpo non era più in grado di sostenere tali tensioni e ambizioni. Erano finiti i tempi nella quale i compaesani mi definivano "il poeta maledetto". Qualche villano insinuava persino che avessi fatti un patto col diavolo affinché mi suggerisse le parole per le mie opere. Al tempo ero giovane, ricco e ambizioso, ora invece non ero altro che un vecchio legato ai ricordi del passato. Nulla sarebbe potuto tornare come prima. Persino la mia penna, compagna di numerose avventure, mi aveva appena abbandonato. Cosa restava di me se non un mucchio di ossa e cenere che non attendevano altro che il mio corpo si consumasse, per emergere affrante e malinconiche?

Andai in giardino a prendere una boccata d'aria. Dovevo rilassarmi per non permettere alla Nera Signora di avvolgermi nel suo sacco prima del dovuto. Il dottore me lo disse più e più volte:

"Signor Fenton, al di là delle sue già note malattie, ciò che mi preoccupa di più al momento è la sua pressione troppo alta. E' consapevole di cosa le accadrà se non seguirà le mie istruzioni?"

E la mia risposta alla sua domanda era sempre la stessa:

"Sa dottor Mullins, conosco un luogo nella quale può riporre con cura le sue istruzioni. E' situato negli oscuri meandri del corpo umano e si dice che i raggi del sole, per quanto veementi, non riescano mai a raggiungerlo."

"Merv Fenton per l'amor del cielo, moderi il linguaggio!"

"Più moderato di così..."

Il dottor Mullins sapeva che ero una causa persa. Ho ottantotto anni ma è come se ne avessi più di cento. Se egli in questo momento si trovasse nel giardino assieme a me si prenderebbe gioco del mio stolto stile di vita. Nel frattempo però, c'era qualcosa di più viscido e oscuro pronto a rovinare la mia giornata... Le bollette da pagare.
Mi diressi agile verso la buchetta della posta. Decine e decine di scartoffie da compilare, numeri sparsi qua e là senza il benché minimo senso se non quello di rovinare la giornata altrui. Quel giorno, tuttavia, trovai qualcosa in grado di attirare la mia attenzione più di tutto il resto. Era una busta diversa dalle altre, sembrava d'altri tempi, dalla grana spessa e con parole scritte a mano anziché da una stupida macchina. Avvicinai le mie narici che provarono un gradevole piacere nell'avvertire il dolce profumo della carta antica. Aprii la busta facendo attenzione a non romperla. Al suo interno vi era un singolo foglio colmo di scritte in corsivo. Un corsivo fine e preciso la cui eleganza non apparteneva certamente al 2018. In alto a sinistra notai riportata la data:

31 Ottobre 1949

Sgranai gli occhi pensando di aver letto male, ma la cecità non era ancora un mio problema, o almeno non al momento. Era davvero una lettera del 1949, che diavolo ci faceva nella mia buchetta?
Preso dalla curiosità iniziai a leggere senza sapere cosa mi attendesse. In quel breve istante la mia vita prese una piega inaspettata.

Se l'amor potesse aver un suono
sarebbe quello del fragor dell'onde.
M'accompagna mentre giaccio inerme sulla sabbia
facendomi trasportar dal candor dell'anima tua.
Quando gli occhi miei soavi
si poggiaron sui tuoi, docili e possenti,
lo mar riempì lo cuor mio
e il fragor dell'onde m'insegnò ad amar.
Non fuggir ai miei idilli,
accoglili come lo corpo accoglie l'acqua,
ma non menar parole che non t'appartengono,
allieta l'anima tua donandole la scelta.
Ogni sentiero essa desideri,
io sarò qui, persa in questo mar,
ad aspettarti.

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