Sfide E Sfidanti

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Quando il telefono squillò stavo dormendo. Ero seduta sulla comoda sedia del mio ufficio, i piedi appoggiati sulla scrivania e un cappello da uomo a ripararmi gli occhi dalla luce.

Il primo squillo mi svegliò. Al secondo abbassai le gambe. Al terzo risposi.

-Ufficio Wiston. Posso esserle utile?

-Devo parlare immediatamente con il detective.

-Al momento non può rispondere. Riferisca pure a me.

-Chiamerò più tardi.

-Se non vuole parlare con me le conviene non richiamare. Il detective non accetta tutti i casi.

-Ho capito. Gli riferisca che ho ricevuto un biglietto da White Crow.

-Manderò subito qualcuno, mi dica l'indirizzo.

White Crow, o meglio Peter Crow, era il ladro più temuto dai collezionisti di ogni tipo di arte, nonché un mio vecchio amico d'infanzia. Erano anni, da quando avevamo finito la scuola, che cercavo di acchiapparlo senza risultati. Lasciava sempre un biglietto alle sue vittime prima di colpire, un pezzo di cartoncino di qualità con disegnato un corvo bianco. Quando aveva scelto il suo "nome d'arte", lo avevo preso in giro perché mi era sembrato banale, ma con il passare del tempo e dei furti mi ero ricreduta. Nessuno, oltre a me, sapeva che l'affascinante Peter, inventore di successo, fosse in realtà il ladro più ricercato e imprevedibile di New York.

Arrivai davanti alla casa della vittima. Non ancora vittima, mi corressi. E avrei fatto in modo che non lo diventasse.

Suonai il campanello e attesi. Vidi il mio riflesso su una delle finestre. Prima di uscire mi ero tolta i miei adorati abiti maschili e avevo indossato un abito blu e una corta parrucca bionda. Sembravo esattamente una delle tante ragazze che passeggiavano per le strade di New York in quegli anni.

Il maggiordomo aprì la porta e mi squadrò, prima di farmi entrare. Mi fece accomodare in un salotto ben arredato. Mi sedetti su un divanetto a due posti e mi guardai intorno. Mi ci vollero pochi secondi per capire con chi avevo a che fare. Il mobile degli alcolici era rifornito e ben in vista. Il mio cliente si sentiva al di sopra alla legge, e c'erano solo due tipi di persone che potevano credere ad una cosa del genere: i giudici e i mafiosi. Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermi perché mai un giudice o un mafioso potesse avere bisogno di un detective privato che lo sentii entrare.

Il signor Leicester aveva circa sessat'anni. Mi salutò educatamente e mi chiese come mai Wiston non si fosse presentato di persona. Quando avevo spiegato a Peter la mia idea di fingere di lavorare per un fantomatico detective asociale, mi aveva deriso dicendo che sarei stata presto scoperta.

-Il detective non ama uscire, per cui io mi occupo di trovare tutti gli indizi che possano permettergli di risolvere un caso.

-Capisco. Dunque, ecco il biglietto. - mi porse un pezzo di carta. Non lo guardai nemmeno. Nel mio ufficio ne avevo tanti altri, divisi ordinatamente in due pile. E avrei fatto in modo che questo finisse nella pila giusta, quella più bassa.

-Quando lo ha trovato?

-Poco prima di chiamarvi. Era tra le mie lettere.

-Quindi era nella posta...

-Non esattamente. Era tra le lettere, ma qualcuno ce lo ha messo dopo che il maggiordomo le ha portate nel mio ufficio. Divide sempre la posta prima di consegnarcela. Abito insieme a mia moglie e le arrivano spesso lettere dai circoli a cui appartiene.

-Lei lavora, signor Leicester?

-Lavorare mi sembra esagerato. Mio padre era il proprietario di una fabbrica di tessuti. È morto poco prima che entrassimo in guerra in Europa. Durante la Grande Guerra producevo tessuto per tende e uniformi e adesso sfido la fortuna in borsa. In dieci anni ho guadagnato tanto da poter vivere il resto della mia vita nell'oro, ma mi piacciono le scommesse e perciò continuo a giocare.

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