Betulla

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Anfibi neri, sguardo assente e musica nelle orecchie.

Come non potevo essere un'adolescente?

Sono il mix perfetto di qualsiasi stereotipo di una sedicenne! Lo confermano i miei Dottor Martens che mi guardano sfacciati, mostrando con orgoglio gli squarci indossati con la fierezza di chi ha visto la guerra. Lo ribadiscono i miei vestiti neri, il mio chiodo di pelle protegge appena in questa fredda mattina di ottobre. Le cuffie che con audacia di chi può far udire al mondo (o meglio a me) del buon prog mi rendono la testa soffice.

Sono un'adolesente. Con i capelli blu e una sigaretta rollata nella mano sinistra. Ho lo sguardo vacuo, perso nell'obbiettivo.

Stacco gli occhi dalla fotografia.

Guardo i piedi immersi nella sabbia, percepisco il calore di quel sole brasiliano sul collo.

Come non potevo essere un'adolescente... come? O come potevo esserlo stata, in fondo...

Passo pesante, camicia in flanella, piglio deciso. Colgo i primini che si spostano al mio passaggio. Ma non sento le loro orribili Nike strusciare contro il ciottolato, non sento i bisbigli, non sento altro che i Tool. Potessi ascoltare solo buona musica, invece che quell'orribile accozzaglia di persone che camminano, respirano, e passivi vivono la vita accanto a me.

Eccola, mi fermo e la guardo: il mio più grande e detestabile amore. La mia scuola. Con il suo parcheggio di ciottolato dove fa capolino il cancello di un verde spento. La porta dell'inferno. Alla mia destra vedo una bellissima betulla bianca che perde le sue foglie argentate, la mia scuola è dentro il parco del mio Paese. E' piuttosto bella in fondo.

La vedo da lontano, la mia dolce rivoluzionaria. Si gira, mi guarda, sorride e mostra con fierezza una sigaretta ben più lunga del normale. Come il significato del suo nome Anna è la misericordia fatta a persona. Ben più alta di me Anna veste con allegria una felpa gigante bordeaux, infilati a casaccio nella sua sciarpa di lana bianca vedo spuntare i suoi lunghi capelli color del miele.

Mi avvicino accelerando il passo. Il suo grande sorriso mattutino mi investe riempiendomi di gioia, bocca sottile, naso dritto e occhi accesi dal furore della vita ( e contornati da pesanti occhiaie violacee) Anna è bella, a modo suo, e, penso ,mentre mi porge accendino e blunt, che la parte più bella del suo viso è il neo accanto al naso.

Hey schifezza, mi dice tirandomi un pugno che per una della sua stazza potrebbe sembrare una carezza, ma di sicuro non per me.

Di risposta le rutto in faccia, scoppiamo a ridere, la giornata inizia bene.

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