V

10 1 0
                                    

La giornata passò senza che io ci pensassi troppo. Mi alzai in tempo per presentarmi a pranzo, indossai i miei abiti migliori solo per rischiare di vomitarmi sulle scarpe qualche minuto dopo e così per dodici volte successive. Mi assalì un mal di testa forte come non l'avevo mai avuto. Era davvero orribile, peggio della prospettiva di bere di nuovo.

''Signore, state bene?'' chiese pacata Anabelle massaggiandomi con una mano la schiena con movimenti circolari. ''Avete per caso preso l'influenza?''

Allontanai la sua mano dalla mia fronte. ''No, soltanto un lieve giramento di stomaco.'' In effetti c'era qualcosa nel mio stomaco che mi faceva sentire in quel modo, perciò non stavo dicendo propriamente una bugia.

Annuì ed uscì dal bagno. Vomitai ancora una volta prima di pulirmi il viso con dell'acqua fresca e rendermi di nuovo presentabile alla mia famiglia. Anabelle mi diede una mano a sistemare i capelli e mi accompagnò alla porta. ''Ora puoi andare, Anabelle. Per oggi prenditi una pausa.'' dissi. Mentre lasciava il mio appartamento giurai di averla vista saltare dalla gioia. Mi lasciai scappare una risata roteando gli occhi. Senza dubbio, odiava il suo lavoro, anche avendo me come padrone, che non ero affatto severo come mio padre e a volte riuscivo anche ad essere simpatico, la maggior parte del lavoro che avrebbe dovuto fare glielo risparmiavo.

Uscendo nel corridoio mi sentii come un alieno tra le persone della Prima Classe. E il peggio era che mi sentivo come un completo criminale, una disgrazia sul mio stato sociale e sul nome della mia famiglia. Soltanto Harry e una manciata di delinquenti anonimi sapevano del mio recente passaggio al regno dei poveri al piano sottostante.

Chiunque altro, specialmente nella mai famiglia, mi avrebbe ucciso. Dopo avermi costretto a scavarmi la mia stessa fossa. Rabbrividii al suono dei miei stessi pensieri e mi sistemai meglio il colletto della camicia di seta continuando a camminare. Attraversai a grandi passi la Grande Scalinata arrivando nella sala da pranzo della Prima Classe, era quasi vuota se non per qualche mio familiare disperso qua e là. I miei genitori erano seduti al loro solito posto, al solito tavolo, a chiacchierare come sempre, come tutti si aspetterebbero da un marito e da sua moglie di questo ceto, scambiando qualche parola con il capitando del Titanic. Era un visitatore abituale durante le nostre cene, solitamente, e a volte si univa persino al pasto.

''Ah, Louis!'' esclamò mio Padre prima di spalancare gli occhi una volta incontrata la mia figura. ''Sembri molto pallido, ragazzo mio. Un pesce ti ha mangiato la lingua?'' il Capitano rise sommessamente alla sua stupida battuta.

Forzai un sorriso. ''Si Padre, ma non è niente di troppo serio da preoccuparsi.''

''Bene allora, il mio ragazzo sta imparando ad essere un uomo'' disse radioso ''Un brindisi! A Louis e alla sua sopportazione del mal di mare.''

Tutti risero per il pessimo humor di mio Padre prima di alzare i loro bicchieri di champagne in contemporanea in un tintinnio gioioso. Alzai pigramente anche il mio dal mio posto senza farlo urtare contro quello di nessuno e lo riabbassai. Amaro e disgustoso. Persino peggiore di quello che avevo bevuto la sera precedente.

Il tavolo divenne stranamente silenzioso. Nessun rumore di posate contro i piatti. Nessuna chiacchiera sulla politica. Alzai la testa. ''Qual è il problema?''

''Louis, non devi provare a giocare come gli Irlandesi (gioco di parole intraducibile)'' Mormorò mia Madre al mio fianco.

Fece scatenare un altro giro di risate che mi fece arrossare per l'imbarazzo. Sentii le mie guance colorarsi di rosa e le orecchie farsi calde. Mia Madre lanciò un sorriso brillante nella mia direzione che non fece altro che farmi sentire peggio. ''Dunque Louis, quali sono i tuoi programmi per oggi? Fare una lunga passeggiata sulla nave?'' disse mio Padre.

Titanic: A Larry Stylinson Novel [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora