The game is on

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NOTE: Scusate tantissimo per il ritardo, ma ho avuto dei problemi personali, quindi non so esattamente quando potrò aggiornare ancora, ma vi prometto che farò del mio meglio!



Per John il rientro a Londra è traumatico. Oltre al suo stupido corpo da cui si aprono squarci in continuazione, anche il suo cervello ha deciso di giocargli un brutto tiro. Infatti lo shock subito per il colpo ricevuto alla spalla sinistra si è trasformato in un dolore psicosomatico che ha colpito la sua gamba sinistra portandolo alla zoppia.

L'uomo aveva abbandonato il suo paese per allontanarsi da una famiglia che si era trasformata nella sua prigione di sofferenza e non aveva nessuna intenzione di tornarvi. Si cercò quindi,

con la pensione militare, un piccolo appartamento poco costoso e isolato dal centro. Durante il giorno John vive una vita piatta, gironzola per la città in cerca di un lavoro stabile, dato che la sua pensione non è eterna. Passa la giornata ciondolando sul suo bastone da passeggio, girovagando come un anima in pena in cerca di uno scopo,solo in mezzo alla gente. Le persone che lo notano sono poche e su ognuno di quei volti John vi legge emozioni differenti: disgusto per la sua condizione, pena, derisione, pietà e non sa quale si la peggiore.

Ad ogni sguardo una ferita nuova si apre sul corpo di John, una dopo l'altra, oramai ne era costellato. Alla fine si stancò anche di passeggiare e si rintanò ne suo solitario appartamento. La solitudine che per John è sempre stata un amica che gli impediva di soffrire, ora si è trasformata in un arma a doppio taglio. Nel silenzio del suo appartamento il biondo non fa che rivivere le sue esperienze più terribili, dalla morte del padre, agli orrori della guerra. Ogni notte un orrore diverso e ogni mattina un nuovo taglio sanguinante, non ne poteva più.

***

Il caldo rovente sembra volergli sciogliere perfino le ossa, il respiro è ritmato e affaticato, la sabbia graffia i polmoni. Il capitano Watson insieme alla sua squadra sta eseguendo una ricognizione. John si guarda intorno, è sempre preoccupato ed in ansia ogni volta che escono in missione, il deserto Afghano è pieno di insidie e i nemici possono essere ovunque. Si sente responsabile John, responsabile della vita di tutta la sua squadra. Li osserva, i ragazzi stanno smontando dalla Jeep per controllare che il piccolo villaggio a cui sono stati assegnati sia in sicurezza. John ha un brutto presentimento, quel tipico pensiero che ti trivella la mente dicendoti “ Allarme rosso”, ma che la maggior parte delle volte non ascolti mai, pensando “ Sono paranoico”. Dovremmo ascoltarlo quel suggerimento potente ma silenzioso... sempre.

Succede in fretta, la prima mitragliata di colpi arriva precisa e veloce e colpisce il soldato Law, uccidendolo.

Un attimo dopo è il finimondo.

John ordina di nascondersi e contrattaccare, tutti obbediscono automaticamente cominciando a sparare e cercare un riparo. John lo trova dietro ad una grande roccia sporgente, dietro le Jeep sarebbe stato troppo rischioso, infatti una di esse esplode coinvolgendo anche la seconda.

In quell'attimo di confusione un nemico, probabilmente un Talebano si avventa su John, ma il capitano è più veloce e gli spara uccidendolo, un attimo dopo tutti i colpi sono cessati.

Watson chiama i suoi uomini per accertarsi delle loro condizioni, ma nessuno risponde. Allarmato John occhieggia da dietro la roccia vedendo una ventina di corpi a terra,sono morti, tutti morti.

Your scars are my scarsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora