Prologo

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Dresda, 24 novembre 1724

Le dita inanellate della futura regina Maria Giuseppa D'Austria, stringevano le lenzuola con forza quando emetteva quelle grida di dolore e di speranza, mentre all'esterno, un silenzio innaturale aveva circondato l'intero palazzo di Zwinger, come se anche il cielo fosse in attesa del nuovo erede.

Maria era stremata e madida di sudore, ma non poteva arrendersi a un paio di spinte dalla fine. 

La regina, sua madre, l'aveva istruita fin da bambina sui propri compiti e sapeva bene che generare figli sani e forti, capaci di continuare la dinastia del marito, era il proprio dovere.

Ripensò al primo figlio, Filippo Augusto, che aveva vissuto talmente poco da essere dimenticato persino dal marito, e un dolore diverso da quello fisico le squarciò il petto.

A quel pensiero ne seguì un altro,  questa volta era il piccolo Giuseppe Augusto, nato pochi mesi dopo la morte del primo, lo ricordò pallido ed emaciato com'era e un'altra fitta le scosse il cuore fermandole il respiro.

Signore, ti prego, fa' che questo bambino sia in salute! Pregò, continuando a spingere.

Non era da biasimare per quella preghiera, perché non era mossa da egoismo, ma da amore. L'amore di una madre, che non aveva potuto fermarsi un solo istante, per assimilare la perdita.

"Maestà, non fermatevi ora!" Il rimprovero della levatrice la destò da quei pensieri e per quello si accorse di essersi bloccata.

Riprese a spingere pensando al suo terzogenito Federico Cristiano, così gioioso da infonderle un po' di forza e una buona dose di coraggio, poteva farcela. Poteva generare figli sani e lo avrebbe fatto.
Rinvigorita da quella consapevolezza intrisa di speranza, diede le ultime spinte.

Il vagito della creatura risvegliò il palazzo e il cuore della principessa che, esausta, era crollata sui morbidi cuscini.

"È una bella bambina!" la informò la levatrice mentre finiva di pulirla.

Dopo aver avvolto la piccola in una coperta, la portò alla donna che, alzando gli occhi al cielo, sospirò grata: "Grazie, Dio, per questo angelo in salute."

Dopo aver dato un bacio alla bambina ordinò: "Chiamate le cameriere per rassettare la camera e accogliere mio marito."

La dama annuì scomparendo oltre la porta con la nascitura.
Poco dopo, uno stuolo di cameriere comparve nella stanza.
Aprirono le imposte, lasciando che refoli di vento bianco lavassero via l'odore del parto, mentre le donne rassettavano la camera.

Quando il futuro re Augusto III di Polonia fece il suo ingresso, la stanza era pulita e profumava di fresco, come la moglie, che appariva in ordine nonostante la naturale stanchezza.

L'uomo la raggiunse e le posò un bacio sulla fronte prima di osservare la bambina che aveva in grembo. Con particolare attenzione ne ammirò compiaciuto le paffute guance rosa e sorrise alla moglie.

"È in salute!" Pronunciò, senza particolari inflessioni nella voce.

"Sì, mio caro."

Il Principe Elettore abbozzò un sorriso mentre prendeva la bambina tra le braccia e sospirò grato:"Benvenuta, Maria Amalia Wettin,  piccola duchessa di Sassonia."

.... Messaggio per i lettori...
Carlo di Borbone e Maria Amalia Wettin hanno avuto una vita molto piena e illuminata. Hanno fatto tantissime cose, al pari di altri reali, ed è un peccato che non vengano adeguatamente ricordati. A mio modo cercherò di farveli conoscere. Buona lettura e se vi piace l'idea fatemelo sapere

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