*sorrise nel vedere quella ripresa da parte del ragazzo, e subito le sue mani finirono allacciate dietro alla propria schiena, in intreccio di dita sottili e curate, che delicatamente premevano contro la parte lombare della schiena. I piedi, stretti nelle decolté nere, si misero in marcia per seguire -nuovamente- il ragazzo, verso un'altra meta. Il tacco risuonava con un irrefrenabile ticchettio quando si scontrava contro il catrame rappreso che la era la strada. Quando però imboccarono la stradina del boschetto, il cui terreno era fangoso e poco compatto, i tacchi presero a sprofondare in quella melma dal colore e dalla consistenza poco piacevoli. Arrancò quindi per tirare avanti, e spesso il pensiero di togliersi le scarpe le balenava per la mente, ma subito la realtà che si sarebbe sporcata i piedi le faceva mettere da parte quell'opzione, e con il cuore piangente per le povere scarpe rovinate avanzò. Il tutto si fece però impossibile quando, tra lei ed il ragazzo, passò una biscia, un'innocua bestiola strisciante, che subito fece impietrire l'anima della ragazza, i muscoli si tesero e nessuno di loro si pose di muoversi, se non quelli delle labbra* ... Io credo di aver visto un serpente... Vai avanti soldato, resterò qui~
Non avrai mica paura di un innocuo serpente.. lungo più o meno sulla quarantina, decisamente fuori dal normale ed il cui morso è letale. Che ti lascia soli venti minuti per sopravvivere. *mano mano che osserva la biscia avanzare verso di loro, la voce si affievolisce, e nota la lunghezza smisurata e fuori dal normale, segno che, quella, si mangia i suoi simili -cosa assolutamente assurda. Non ha paura per se stesso, per lo più per la ragazza, così indietreggia di qualche passo verso di lei, e si curva con leggerezza in avanti, come a farle segno di saltargli sulla schiena. Ma si ritrae ancora, costringendo la coetanea a vacillare sui tacchi -inappropriati per il terreno sotto di loro-, quando gli occhi scivolano per l'ennesima volta sulla bestiola sotto di loro, e l'udito fine sente un sibilo prolungato. Anche questo, è uno dei tanti segni che porta alla sana conclusione che un morso di questa, ti porta nell'alto dei cieli, in men che non si dica. Certo, se il sibiló fosse stato corto e schietto, non avrebbe ipotizzato tutto ciò, ma sarebbe comunque rimasto un serpente dalla lunghezza elevata e dalla cattiveria infinita. Per quanto belli possano essere, questi animali sono gli unici che ti attaccano senza un valido motivo. A maggior ragione, borbotta tutto d'un fiato, impaziente e leggermente teso* ..salta sulla mia schiena, ti porto in salvo io donzella.~
*le dita si avvinghiarono al tessuto scuro presente sulle spalle di lui, quasi come gli artigli che stringono tra di essi la docile preda, con la sola differenza che i predatori lo fanno con spavalderia, lei invece era altamente terrorizzata. Il fatto che lui stesse indietreggiando non la rassicurava poi così tanto, anzi, la faceva spaventare più di quanto già non lo fosse. Per non parlare dei tacchi, che erano oramai un tutt'uno con il fango, e che per la prima volta in vita sua desiderava non aver indossato, anche se la facevano sentire a suo agio ovunque andasse... Evidentemente questo non riguardava anche i sentieri disgustosamente bagnati* ti giuro... Fammi morire... E ti trascino nell'oltretomba con me, mio eroe~ *si diede una leggera spinta verso l'alto, ma come provò a salirgli sulla schiena, ricadde al suolo. Ogni tentativo, anche se minimo, di ricaricare le gambe, era impossibilitato dalla stretta gonna a tubino, che la fasciava dalla vita fino a metà coscia* ... Credo di aver un altro problemino~
Ah, buon Dio, comincio ad odiare questo vestitino che ti sta così tanto bene, dolcezza. *inizialmente borbotta, alzando gli occhi tali e quali a due pozzi senza fondo al cielo seriale, e poi si volta verso la ragazza, si protende verso di lei, ed un braccio non eccessivamente muscoloso le avvolge le gambe affusolate, mentre l'altro le cinge il girovita. Poi si issa, e la tira su, come se fosse una principessa, e lui il principe azzurro a cavallo del suo magnifico destriero bianco come la neve. Le dita anellate in acciaio che prima le stringevano il ginocchio con infinita delicatezza, ora sono sulla sua coscia, e l'avambraccio le fa da leva poco più sotto il fondoschiena. Si inumidisce le labbra, le morde, ed infine, dopo aver confuso il serpente, fingendo di andargli addosso, lo supera, sfruttando il balzo che l'animale compie per addentare lo stinco del ragazzo. Sente la ragazza saltellare impercettibilmente fra le proprie braccia, mentre lui intraprendere una veloce e breve corsetta, che lo spinge involontariamente ai piedi del lago, e, che se non fosse per il peso della coetanea, il quale scivola verso di se, sarebbero caduti nell'acqua cristallina, probabilmente. Decide di adagiarla con dolcezza al suolo, solo quando lo sguardo si posa sulla vasta distesa verde, senza alcuna traccia di fango o terra umida -se non verso la riva-, con lentezza. Indietreggia di qualche passo, con uno sospiro di sollievo, e la guarda, non facendo caso al vestito spiegazzato che lei indossa. Fino a qualche attimo fa, sembrava così debole, e solo Dio sa quanto si sarebbe sentito in colpa, se la bestiola di prima, avrebbe morso quel così fragile fiore, in precedenza stretta, e protetta.*