Non c'è bisogno che tu lo- Ovviamente non mi dai ascolto~ Un giorno mi vendicherò, sia chiaro diavoletto *sbuffò la ragazza, lasciandosi trascinare verso dove solo Dio e lui sanno, avendo capito sarebbe stato inutile parlargli. Certo, avrebbe preferito provare lei a risolvere la situazione, senza -possibilmente- l'aiuto del più alto; evidentemente era impossibile, troppo tempo, forse ci avrebbe messo. Effettivamente il ragazzo le sembrava andare di fretta, che dovesse andare in bagno? E se invece si fosse improvvisamente ricordato di aver lasciato il gas acceso? Ah, in quel caso neanche il più dolce tra i sapori l'avrebbe convinta ad entrare nell'abitazione. Era del tutto immersa nei suoi pensieri, stava sfornando varie teorie sul motivo di tanta fretta, e tanta era la concentrazione che ci riversava dentro, che nemmeno si accorse che i due avevano già varcato la soglia di casa. Non poteva mancare una rude mossa, ovvero buttarla di peso su quel divano, che per quanto il colore fosse meraviglioso, il materiale creava fastidio e non poco alla pelle scoperta dell'asiatica. Restò però immobile su di esso, come una mummia nel suo sarcofago che non aspetta altro se la vita dopo alla morte, e in questo caso, pretendeva il motivo della mancata delicatezza* non pensare che io mi metta a dormire qua sopra.
Nah, non dormi la sopra, te lo sconsiglio vivamente..~ *schiude le labbra in una risata, ed appena ella si lasciò cadere sul divano, un grande felino dal pelo corvino e gli occhi gialli, maestoso come pochi, la sta fissando, dietro di lei, intensamente: una meravigliosa pantera, che si passa la grande lingua sulle zanne affilate, più bianche della neve, e più affilate di una lama, mentre agita ritmicamente e con elegante lentezza, la coda del medesimo colore della pelliccia. No, non avrebbe dormito lì, anche perché quel grande divano, che sosta nel grande salotto, assieme ad una grande tv, ed un basso tavolino, è la cuccia del suo grande micione. E se davvero ci tiene a dormire la sopra, deve prima fare i conti con la dolce bestiola che sosta a qualche metro da lui, e qualche centimetro da lei. Nel mentre, il giovane, si affretta ad entrare in cucina, lasciando sola la coetanea, con la sola compagnia del grande felino, il quale non stacca nemmeno per un attimo, lo sguardo tagliente ed intimidatorio dal suo capo caramellato. Tira fuori dal frigo una birra, la stappa contro il bordo del tavolo da pranzo in marmo -dato che la voglia di prendere il cavatappi manca-, ed infine si porta la canna di questa alle labbra, poggiandosi allo stipite della porta che, senza dividere le due stanze, annuncia l'entrata all'atrio. Si limita a guardarli, ad incrociare un piede scalzo dietro l'altro -quando è entrato, si è tolto le scarpe, per essere più comodo-, ed a sorseggiare il suo adorato alcool.*
... *si alzò nel più assoluto silenzio, non osò nemmeno voltare lo sguardo su quell'imponente felino, tanto ne era terrorizzata. Non poteva crederci, aveva ben visto la sua reazione dinanzi alla strisciante bestia, come pensava potesse comportarsi con una pantera, solo lui lo sapeva, e sicuramente, non si sarebbe messa a giocarci. Una volta che si fu allontanata di qualche passo dal divano, passò entrambe le mani, arrossate a causa della corteccia dell'albero su cui si era precendentemente arrampicata, dal l'alto del suo prosperoso petto fino a quello che risultava essere l'inizio della nera gonna, con estrema lentezza, intenta a rimuovere ogni piega formatasi sul morbido tessuto rosso. Sperò vivamente che il felino non la seguisse, per quel breve tratto che separava la ragazza dall'ormai odiato coetaneo, che strafottente di tutto se ne stava immobile sullo stipite della porta, a sorseggiare la più rozza delle bevande, una birra. Gli si parò davanti, le mani si erano posate sui sinuosi fianchi, e gli occhi fissi su di lui, ormai non più stanchi, che lo squadravano da capo a piedi. Avrebbe fatto meglio a lasciar stare quel "diabolico" ragazzo, fare retromarcia e uscire da quella casa, sperando magari che la non tanto docile bestiola rimanesse al suo posto. Ma no, era troppo testarda per una semplice uscita di scena; optò invece per il meditare sulla vendetta, che prima o poi, avrebbe scagliato contro alla figura stanziante dinanzi a sè. Si limitò -per quel momento- a stringere le esili braccia attorno al ventre del ragazzo, e lasciò che la fronte si posasse sul petto nudo di lui. Un sussurro proferì dalle sue labbra, sperando vivamente che egli non lo sentisse* ho paura...