Il principe reietto

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Parte 2.

Lyscar camminava con il cappuccio abbassato sulla testa, coperto dalla lunga veste che nascondeva gli abiti reali. Lui, Aryahize e Rayina stavano sgattaiolando per le stradine della cittadella che circondava il castello, in cerca di una bottega dove acquistare dei vestiti meno sospetti. Gli armadi colmi di abiti su misura che possedevano Lyscar e Arya, realizzati con le stoffe più rare e pregiate, non erano adatti alla fuga, ma avevano già gli zaini strabordanti di ogni cosa che sarebbe potuta essere utile al viaggio e aggiungere sacche per portare i vestiti era da escludere.

La porta dell'emporio che avevano scelto cigolò, quando entrarono. Il negozio era piccolo ma accogliente, probabilmente una rivendita di indumenti di seconda mano, con le pareti di legno dalle quali sbucavano qua e là vecchi chiodi arrugginiti. Una donna fece capolino dalla stanza di fianco, guardando i tre forestieri che se ne stavano impalati in mezzo al locale. 

-Posso aiutarvi?- chiese cortesemente. Si accostò al bancone, anch'esso in legno, su cui erano sparpagliati pochi spiccioli,  insieme ad una manciata di foglietti di carta scribacchiati. Di sicuro, non viveva nel lusso.

-Grazie, buona donna. Cerchiamo degli abiti per il nostro viaggio- esordì Rayina, porgendole un sacchetto di iuta contenente del denaro. -Andiamo di fretta- aggiunse poi, notando l'espressione sbigottita di quella, davanti alle monete d'oro. Probabilmente, non ne aveva mai viste tante tutte insieme, in vita sua.

-Non c'è niente di tale valore nel mio negozio- pigolò la donna, allungando una mano per restituire il denaro a Rayina.

-Mi perdoni, signora,vorremmo comprare degli abiti e questo è il giusto compenso. In cambio le chiediamo niente più che un po' di discrezione- spiegò Rayina con eloquenza.

-Possiamo trovare da noi ciò che ci serve, se lei permette- intervenne Lyscar quando la donna fece per prendere loro le misure con un nastro da sarta.

-Certo, certo- balbettò. Si mosse verso la porticina da cui era entrata poco prima e fece cenno ai ragazzi di seguirla. Il gruppo si ritrovò in un salottino pieno di sbarre di metallo alle quali erano appese decine di grucce. Esposti, c'erano modesti abiti di sartoria; a destra, abbandonati su di un tavolo basso, accanto ad una sedia a dondolo dall'aria consumata, alcuni vestiti da rammendare vicino ai vecchi strumenti per il cucito.

-Venite, prendete quello che più vi aggrada. Qualunque cosa vogliate- disse la donna. Si scostò di lato, lasciando via libera ai tre, che subito cominciarono a spulciare ogni tessuto alla ricerca del più modesto ed impersonale che fossero in grado di trovare.

Passarono venti minuti prima che tutti e tre avessero indosso il vestiario adatto.

All'improvviso, però, un paio di tonfi fecero tremare tutta la baracca e una manciata di guardie reali si riversò nel negozio. Probabilmente si trovavano lì per la concussione delle imposte mensili: si trattava di salassi esorbitanti, stabiliti al fine di mantenere il lusso sfrenato della vita di palazzo, ma che, la maggior parte delle volte, il popolo non era in grado di pagare. Arya, Rayina e Lyscar si guardarono allarmati mentre la proprietaria dell'emporio si dirigeva tremante ad accogliere i nuovi arrivati.

Dovevano filarsela di lì il prima possibile e senza dare nell'occhio. 

Spostarono un carrellino porta grucce che ostruiva il passaggio verso un'uscita secondaria ma, prima che potessero mettere piede fuori, Arya sciolse i lunghi capelli, nascondendo i tatuaggi sulle spalle, il marchio del sangue nobile che le scorreva nelle vene. Poi richiamò anche Lyscar indicandogli i capelli biondi che spiccavano setosi sulla casacca logora che aveva indossato: anche conciato così, era fin troppo riconoscibile, ma fortunatamente i tatuaggi erano coperti da una sciarpa leggera che gli circondava il collo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 31, 2017 ⏰

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