Capitolo 2

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«Credo di dover essere io a inchinarmi a voi, siete una principessa...» disse Regina facendo un passo indietro e inchinandosi. «E spero sarete presto la mia nuova regina.»
Emma la guardò scuotendo il capo mentre sorrideva.
«Nessuno dovrà mai inchinarsi a me, tantomeno voi.» ribatté posandole una mano sul braccio per farla rialzare. Regina sentì un brivido al contatto della sua mano, ma fece finta di nulla.
«Quindi... qual è il vostro piano?» chiese.
Emma prese un respiro profondo, guardando la foresta come se potesse trarne chissà quale ispirazione.
«Dobbiamo radunare più gente possibile. I lupi al servizio della regina sono pericolosi, mortali. Ci servono guerrieri addestrati, un esercito... anche dei semplici contadini possono diventare soldati esperti, con la giusta motivazione. E la motivazione è l'unica cosa che non gli manca.»
«C'è un villaggio poco distante da qui.... potremmo iniziare da quello..» suggerì la mora.
Emma annuì, leccandosi le labbra mentre pensava.
«Sì, è lì che mi stavo dirigendo quando ho incrociato la vostra strada...»
Regina le sorrise.
«Bene! Allora possiamo continuare insieme il viaggio.»
La principessa sorrise a sua volta. Le porse il braccio, neanche la stesse invitando a ballare, la schiena dritta come un fuso.
«Ne sarei lieta.» replicò.
«Bene...» Regina iniziò a camminare svelta tra gli alberi, ignorando il suo gesto. «Vi conviene tenere il passo con me, principessa.» disse con voce divertita.
Emma rimase col braccio a mezz'aria, spiazzata dal suo fare. Sorrise poi dopo l'iniziale confusione, e la raggiunse in fretta, affiancandola.
«Non sbandierate il mio titolo ai quattro venti, ve ne prego...»
«Non credo che ci sia qualcuno qui che può sentirci... e poi, chi vi dice che vi chiami cosi per il vostro titolo e non solo per prendermi gioco di voi?»
La bionda, nonostante il tono giocoso dell'altra, rimase seria.
«La regina ha occhi e orecchie ovunque....» ribatté guardandola negli occhi. «...persino nel villaggio che stiamo per visitare. Dobbiamo tastare il terreno prima di poter radunare alleati. Chiederemo una stanza alla locanda per due notti. Il tempo di capire chi ci è contro e chi ci spalleggia, invece.»
«Sembra proprio che voi abbiate un buon piano in mente, per fortuna.» commentò l'altra. «Il villaggio è ad un'ora di cammino.» aggiunse poi, appoggiandosi ad un albero per scavalcare un grosso tronco caduto. Emma annuì mentre faceva lo stesso.
«Ne sono al corrente. Ma, prima di fare il nostro ingresso, sarà bene controllare che le guardie cui avete rubato l'oro non si siano fermate lì, o saranno guai. Conosco alcuni di quegli uomini: riconoscerebbero il mio viso, sebbene gli anni lo abbiano mutato.»
«Gli uomini della regina non si fermano mai al villaggio, ma convengo con voi che dobbiamo essere prudenti.»
La principessa le lanciò un'occhiata curiosa.
«Siete già stata lì?» le chiese.
«Si certamente, spesso vi ho trovato rifugio.» spiegò Regina incontrando per un istante il suo sguardo.
«Oh...» commentò la bionda, contraendo poi il mento come considerando qualche idea. «Quindi conoscete la gente del posto..»
«Alcuni sì, mi hanno dato alloggio mentre ero in fuga e mi nascondevo dalle guardie della regina.»
Emma sorrise.
«Tanto meglio!» esclamò, mantenendo tuttavia sempre un tono di voce basso. «È già un bel vantaggio.»
«Sì, ma dobbiamo convincerli a rischiare la vita. Questa è un'altra questione...» ribatté la mora, accigliandosi appena.
Emma si voltò a guardarla.
«La stanno già rischiando. Snow potrebbe decidere di radere al suolo quel villaggio per semplice sospetto, o per noia.» rispose.
«Lo so bene, credetemi...» commentò Regina con un sospiro, continuando a camminare.
Emma le lanciò un'occhiata confusa.
«Che intendete?»
«Ha già fatto bruciare un intero villaggio perché credeva che mi nascondessi li.»
Emma abbassò lo sguardo, rabbia e senso di colpa a farle stringere i pugni.
«Vorrei essere stata forte abbastanza da fermarla quando potevo. Tanta sofferenza sarebbe stata evitata...» mormorò.
«Non è colpa vostra, in caso mia...» replicò la mora aumentando il passo di marcia.
La principessa la afferrò per un braccio, guardandola negli occhi.
«Nulla di ciò che ha fatto è colpa vostra. Ha deciso lei di massacrare gente innocente, non voi!»
Regina sostenne il suo sguardo.
«Non è neanche vostra...» ribatté, ed Emma distolse gli occhi dai suoi.
«È diverso.» disse «Ho avuto la possibilità di ucciderla. Non l'ho fatto.»
«È vostra madre... non potete ucciderla...»
«Certo che posso.» Lo sguardo che le rivolse era duro, determinato. «Forse è egoista dirlo, ma dopo quello che mi ha fatto, posso.»
La mora rimase ancora qualche istante a guardare in quegli occhi pieni di sofferenza, quindi riprese il cammino.
«Di questo ci occuperemo al momento opportuno.» rispose, chiudendo il discorso.
«Sì.» mormorò la bionda, seguendola.
Proseguirono in silenzio, senza rallentare finché non raggiunsero il piccolo villaggio immerso nella foresta.
«Ci siamo.» annunciò Regina. Emma osservò l'agglomerato di case e capanne e serrò la mascella, nervosa.
«D'accordo. Facciamo un giro intorno al perimetro, che ne dite?» propose, guardando poi Regina, che annuì.
«Certo, ma state tranquilla, i soldati non ci sono.» cercò di rassicurarla.
Emma sospirò, guardandola
«Meglio essere prudenti.» commentò prima di iniziare a camminare intorno al villaggio, seguita dalla ladra, nascosta dagli alberi. Una volta accertatasi che, effettivamente, non ci fossero guardie, si diresse verso una via secondaria, intenzionata ad entrare da lì. «Sapete... non mi avete ancora detto il vostro nome...»
Regina le rivolse un sorriso enigmatico.
«Il mio nome.... dovete scoprirlo...» rispose guardandola per poi oltrepassarla per dirigersi verso una taverna a pochi passi da loro.
Emma la osservò allontanarsi, intrigata. La seguì poi con un sorriso, superandola per aprirle la porta della taverna.
«Non si può scoprire un nome!» protestò sorridendo mentre le teneva la porta.
«Vi concedo delle domande per poterlo scoprire mentre mi offrite da bere.» rispose la mora per poi entrare.
La principessa aggrottò la fronte alle sue parole.
«Offrirvi da bere?» chiese un attimo prima di seguirla all'interno. «E come, se avete ancora tutti i miei denari?»
Regina rise sedendosi ad un tavolo.
«Allora vi offrirò da bere io... con il vostro denaro.»
Emma rise alla battuta, sedendosi di fronte a lei.
«Buona questa...» commentò scuotendo il capo, il sorriso ancora sul volto.
Regina fece cenno all'oste di portare da bere mentre l'altra la osservava, come ipnotizzata dalle sue movenze. «Dunque... con quale lettera inizia il vostro nome?»
La mora scosse la testa.
«Domanda banale...R» rispose infine.
«Lettera finale?» chiese ancora la bionda.
«A..adesso provate a dire qualche nome.» la incitò la donna.
«Uhm...» Emma ci pensò un po', spingendo il labbro inferiore verso l'alto, gli occhi stretti. «Rossana.» sparò a caso, trattenendo a stento una risata.
«Siete seria?» replicò Regina afferrando la caraffa che l'oste aveva appena portato al tavolo. Si versò da bere.« Riprovate.» disse prima di portarsi il boccale alla bocca.
Emma rise appena, tornando a pensare.
«Mmmh...vediamo...Ravenna?»
Regina storse la bocca.
«Siete un caso disperato.»
La bionda rise di nuovo, prendendo la brocca e versandosi da bere, per poi sorseggiare la birra a piccoli sorsi.
«Non era così male come tentativo! Va bene, va bene, ci riprovo... Rebecca!»
«Rinunciate è meglio» rise e bevve un altro sorso di birra, socchiudendo gli occhi godendosi il sapore della bevanda in bocca.
«Mai!» esclamò la bionda bevendo. « Riprovo! Vi chiamate....»
«Regina!» esclamò una voce maschile da un tavolo in penombra della locanda. L'uomo si avvicinò al tavolo delle due donne e posò una mano sulla spalla della mora.
Regina si voltò riconoscendo la voce del suo rivale.
«Robin anche voi qui? Avete intenzione di rubarmi altri colpi?» disse sorridendo.
Robin sorrise alla donna.
«Non smetterò mai di chiedervi di unirvi a noi, Regina.» ribatté, lanciando poi un'occhiata alla donna all'altro lato del tavolo. «Credevo lavoraste da sola...»
Emma scattò in piedi, porgendo la mano all'uomo con fare ostile.
«Lo fa, infatti. Robin di Locksley, detto Robin Hood, devo supporre?» chiese, stringendo appena le palpebre. Gli prese la mano e gli strinse forte il braccio, scuotendolo in un saluto un po' troppo brusco. «Regina mi ha gentilmente scortata fino al villaggio, mi ero persa nel bosco... » spiegò inventando sul momento, calcando sul nome e lanciando al contempo un'occhiata soddisfatta alla donna.
«Non mi unirò mai alla vostra banda, ve l'ho detto mille volte. Immagino voi non mi vogliate per la mia bravura nel rubare....» sorrise divertita. «Questa è Emma...prego sedete con noi a bere qualcosa.»
Emma spalancò gli occhi nel sentire Regina pronunciare il suo nome. La guardò male, quindi osservò il ladro, senza nascondere il fastidio.
L'uomo sorrise a Regina, dopo aver staccato a forza il braccio dalla presa di Emma.
«Ovviamente, visto che non siete brava, nel rubare... » ribatté verso Regina con un sorriso provocatorio, per poi rivolgersi alla bionda.« Emma!» esclamò sedendosi accanto a Regina, rubando un sorso dal suo bicchiere.
«Come la figlia perduta della nostra amata sovrana! Si dice che lei stessa l'abbia fatta assassinare, ma chi lo sa, la gente parla tanto... le fonti ufficiali hanno sempre parlato d'un incidente, giusto?»
«È un nome abbastanza comune e non vorrei rovinarmi la serata parlando della regina.» lo interruppe la mora
«Io non sarei una brava ladra? Ho fatto molti più colpi di voi e da sola senza l'aiuto di quella specie di banda che avete creato.»
Emma impallidì alle parole di Robin. Si nascose dietro al boccale, bevendo un lungo sorso di birra. Rimase in silenzio ascoltando il discorso tra i due.
«Oh lo so, lo so... Più colpi di me? Non credo proprio, mia cara... » replicò il ladro, prendendo ancora un po' della sua birra.« E quella "banda", come la chiamate, è un'associazione di brav'uomini, con un nobile scopo.» continuò.
«Certo rubare ai ricchi per dare ai poveri, se volete continuare a mentire a voi stessi fate pure. Vi pregherei di lasciare la mia birra...» disse sporgendosi verso di lui per cercare di afferrare il boccale.
L'uomo allungò il braccio fuori dal tavolo, lontano dalla portata di Regina, sorridendo divertito.
«Mentire? Diamo tutto quello che rubiamo ai bisognosi!»
Emma posò il suo boccale. Si alzò di scatto e strappò dalla mano di Robin quello di Regina, guardandolo male, per poi posarlo sul tavolo, vicino alla donna.
«E la birra che state rubando adesso va ai bisognosi?»
«Hey!» esclamò il ladro verso la bionda, infastidito dal gesto.
Emma lanciò un'occhiataccia all'uomo, rimettendosi seduta.
«Odio i prepotenti.» spiegò, bevendo l'ultimo sorso di birra. Prese la brocca e se ne versò ancora.
«Come mai siete cosi nervosa?» chiese la mora concentrandosi su di lei.
Emma lanciò un occhiata a Regina, per poi bere prima di risponderle.
«Uomini. Mi rendono irritabile.»
La mora non riuscì a trattenere una risata.
«Non dovete preoccuparvi di Robin, siamo...amici più o meno... o rivali, ma è un brav'uomo.»
La bionda guardò in cagnesco il brav'uomo in questione.
«Anche i brav'uomini possono compiere azioni disdicevoli.»
Robin sorrise fiero al complimento di Regina, per poi guardare corrucciato la bionda.
«Ve la prendete tanto per uno scherzo innocente?»
«Emma vi assicuro che non avete nulla da temere... se mi fido di lui c'è un motivo...» continuò la mora cercando di rasserenarla.
La principessa alternò lo sguardo tra i due. Annuì poi, convinta dalle parole della donna, eppure abbassò lo sguardo e la voce.
«Spero solo abbiate ragione.»
Regina posò una mano sul braccio di Robin.
«Fidatevi di me se non vi fidate di un uomo...sono molto selettiva nelle mie compagnie.»
La bionda alzò appena lo sguardo sulla mano della donna, innervosita dal contatto che aveva con l'uomo. Sospirò, bevendo ancora. Rimase in silenzio.
Il ladro abbassò lo sguardo sulla mano di Regina e vi posò sopra la propria.
La mora gli sorrise.
«Non fatevi strane idee. Non uscirò mai con voi...» rise guardandolo.
Robin sbuffò ridendo.
«Peccato, la mia fidanzata ne sarebbe stata così felice!» esclamò.
Gli occhi della bionda si illuminarono a quella rivelazione, ma continuò a rimanere in silenzio.
«Infatti la vostra fidanzata non sarà infastidita di vedervi a parlare qui con noi?» disse cercando di scostare la mano dalla sua.
Il ladro diede una leggera stretta alla sua mano, per poi lasciarla andare.
«Non è qui...».
Emma continuò a bere.
«Se fossi in lei non vi lascerei da solo in questo posto.» replicò la ladra.
«Per fortuna che siete più furba...» ribatté Robin divertito.
«Non mi fiderei di voi in questo posto, vista la vostra fama.» continuò la mora.
«La fama del ladro gentiluomo?»
«Oltre a quella mi sembra che voi abbiate anche la fama del dongiovanni, sembra che nessuna donna possa resistervi.»
«Nessuna, tranne voi, a quanto pare... » la corresse sorridendo.
Emma finì anche quella birra. Si attaccò direttamente alla brocca.
« Ed è questo che vi piace, perché se fossi caduta ai vostri piedi sareste già andato da un' altra preda.»
«Forse... o, magari, sareste la mia unica... preda, come dite voi...» replicò l'uomo guardandola negli occhi.
«Credete di farmi cedere con qualche parolina dolce?»
«Lo spero...»
La mora arrossì appena.
«Non accadrà mai... lo sapete bene.»
«Vedremo...»
Emma si alzò di scatto.
«Regina, ecco, io dovrei prendere quella stanza alla locanda, se sapeste indicarmela...» esclamò con voce acuta, tesa.
La ladra si girò verso di lei.
«Questa locanda ha anche delle stanze al piano di sopra, prendetene pure una per riposare. Io rimango un altro po' qui.»
Emma annuì rigidamente.
«Bene.» rispose seccamente, per poi andare dall'oste ad affittare la stanza. Con passi rabbiosi sale le scale della locanda, raggiungendo la stanza indicatale dal proprietario.

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