Capitolo 7

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Il giorno della battaglia era arrivato. Dopo un mese di frettolosi ma accurati preparativi, finalmente il piccolo esercito di circa cinquecento persone era pronto.
Emma sudava freddo nell'armatura leggera di cuoio, creata per tutti loro dai conciatori dei villaggi. I fabbri avevano forgiato scudi e armi di ogni genere, adatti ad ognuno.
Ora la principessa era al centro del campo improvvisato, a pochi passi dal confine con il parco della regina. Neutralizzate le guardie grazie agli arcieri, erano pronti ad attaccare.
«Il gruppo principale attaccherà compatto il portone d'ingresso.» disse la bionda mentre tratteggiava una mappa stilizzata del castello con un bastoncino sul terreno arido, ai suoi generali: Robin, Regina e il soldato sopravvissuto alle grinfie della madre, August. «L'attacco distrarrà le guardie abbastanza da permettere a me e ai tuoi uomini di entrare dal torrione sud.» continuò, guardando Robin.
«Regina...» disse poi, guardandola seria negli occhi. «..Il secondo diversivo alla torre nord deve essere immediato. Appena August attaccherà dal ponte, assaltate la torre.»


Il cuore di Regina martellava incessantemente nel suo petto. Aspettava questo giorno da tanto ma allo stesso tempo lo aveva temuto. Sapeva che molte persone innocenti avrebbero perso la vita, ma erano tutti uniti contro il loro più grande nemico. Ascoltò Emma dare le direttive e annuì alle sue parole. Ecco: il momento era arrivato.

Emma lanciò un'ultima, lunga occhiata a Regina prima di raddrizzare la schiena e cancellare la mappa con una pedata.
«Bene.» disse voltandosi per guardare l'esercito nascosto dagli alberi, e dalla magia che sembrava aver ereditato dalla madre. Di certo non era potente come lei, e conosceva solo due incantesimi. Il primo, quello di camuffamento, che stava usando proprio in quel momento, imparato per nascondersi dall'ira di James quando era bambina all'interno del castello. Il secondo, di localizzazione, che aveva usato per ritrovare Robin nel rifugio segreto nella foresta, imparato sempre in tenera età, per ritrovare sempre la sua migliore ed unica amica a palazzo, anche quando erano ai lati opposti di esso, o nei corridoi più contorti.
«Signori... eroi!» esclamò verso la folla. «Il momento è arrivato! Oggi spodesteremo la donna che ci ha causato tanto dolore, e libereremo questa terra dal suo giogo. Siete pronti a combattere?» chiese quasi urlando, ricevendo grida entusiaste e feroci da parte dell'esercito.
La principessa, con il cuore a mille ma la mente lucida, sfoderò la spada e, Robin al suo fianco, si inoltrò con gli uomini a seguirla a lato della foresta, costeggiando i curati giardini reali.
Poco dopo il boato della truppa di August che attaccava il portone principale, nascosto fino a quel momento dalla sua magia, dissolta dalle protezioni di Snow non appena aveva messo piede sul ponte, squarciò l'aria. Emma impallidì, ma continuò a muoversi, sapendo che ogni attimo era prezioso.


Regina attese che August attaccasse il portone, chiuse per un attimo gli occhi e poi fece segno ai suoi uomini di attaccare. Avanzarono veloci verso l'altro lato del castello.
Gli uomini di August, protetti dai robusti scudi dalle frecce delle guardie e dai picconi dei nani, riuscirono a dare del filo da torcere alle difese della regina.
Emma e Robin, con i venti uomini al seguito, si fermarono, riuscendo ormai a scorgere il torrione oltre l'erba verde e curata del giardino.
L'urlo di guerra del battaglione di Regina non tardò a farsi sentire.
Emma chiuse un attimo gli occhi, ritrovando la concentrazione a fatica a quel pensiero.
Partì di corsa verso il torrione appena li riaprì.
Gli uomini della regina non ci misero molto a contrattaccare. Regina estrasse la sua spada e iniziò a combattere controllando anche i suoi uomini.
Emma, Robin e gli altri scalarono il torrione senza troppa fatica, aiutati dai rampini. Giunti sulle mura, però, una guardia li vide e diede l'allarme, costringendoli a combattere.
Emma snudò la spada e trafisse la sentinella, affrontando gli altri che raggiunsero in pochi minuti le mura. Il piccolo plotone si liberò in fretta dai nemici, resi poco numerosi dagli attacchi agli altri torrioni. Emma sorrise tra sé. Il piano stava funzionando. Seguita dai suoi uomini, entrò nel castello.
Il gruppo si insinuò tra i silenziosi corridoi del palazzo. Non erano lontani dagli alloggi della regina. I loro passi risuonavano cauti, rimbalzando sugli alti muri di marmo scuro e istoriato. Milioni di volte Emma aveva seguito con le dita quelle linee curve, così cupe, minacciose. Rabbrividì al ricordo. Si impose di concentrarsi, ignorando il passato. Era lì per cancellarlo per sempre, dopotutto.

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