Capitolo 7

494 31 4
                                    


Severus Piton si guardò allo specchio della sua camera, mentre si sistemava la giacca; e poi, quando era ormai evidente che non avesse nessun'altra cosa che non andasse, nel suo abbigliamento, rimasse fermo a guardarsi, per un tempo che nella sua mente sembrò un'eternità. Indossava, com'era suo solito, qualcosa di estremamente accollato: una sorta di camicia bianca, abbinata ad una giacca nera; alzò un sopracciglio, guardandosi. Sembrava vagamente somigliante ad un personaggio di fine Ottocento.
Poco importava, dato che il giudizio della gente gli interessava molto poco. Meno che in passato, comunque.
Buttò uno sguardo all'orologio, a quel punto, accorgendosi che era ancora in tempo per uscire tanto quanto in tempo per non uscire.
Non voleva andare a quella festa, a casa di Lily; non solo avrebbe incontrato Potter, ma anche tutto il resto del parentame, gli amici, i conoscenti... Tutte persone che con lui non avevano niente a che fare, e che anzi: lo avrebbero fissato interrogativi tutto il tempo, facendolo sentire a disagio e facendolo innervosire a dismisura; sarebbe stato costretto a rimanere in disparte, perché non aveva voglia di instaurare una conversazione su 'quanto fossero belli i vecchi tempi' con nessuno. Sarebbe stato visto come quello strano, quello che – chissà perché, poi? – non si era fatto più vedere, inspiegabilmente, per quasi trent'anni. Come avrebbe potuto presentarsi lì così?
Ma per far cosa, poi? Sentirsi ridicolo e sotto gli sguardi di tutti?
Sospirò.
Era il compleanno di Lily Luna, quel giorno. Ecco perché si sarebbe presentato lì, in caso. E volente o nolente era a questo che stava pensando, pochi minuti prima, mentre si vestiva: pensava al fatto che sarebbe andato lì per salutarla, per consegnarle il suo stupido regalo e per andarsene. Mentre si preparava nessun pensiero su sguardi scettici da parte di chicchessia l'aveva sfiorato, in realtà.
Sospirò di nuovo.
Andare sarebbe stato sbagliato, probabilmente, e lui lo sapeva, specie dopo quanto successo un paio di giorni prima, specie dopo il discorso sconclusionato che i due erano riusciti a fare in quel bar. Senza venire a capo di niente, poi. Lily aveva espresso il suo... apprezzamento su Piton in maniera così... semplice, genuina, e Piton non aveva neanche replicato in modo adeguato, non aveva detto quelle parole che avrebbero messo fine a tutte le visite di lei. In fin dei conti non aveva fatto niente. Per questo si sentiva uno stupido, e per questo sapeva che sarebbe stato molto sbagliato uscire e presentarsi a casa sua; perché, anche se lei non avesse continuato il discorso di giorni prima – d'altronde, con tutta quella gente, non si sarebbe presentata l'occasione – anche solo il fatto di vederlo lì, da lei, di vedere che aveva nuovamente acconsentito alle sue richieste, le avrebbe dato un'idea sbagliata di lui e di quello che lui provava.
O meglio... No, non sbagliata: un'idea sconveniente, piuttosto.
Perché, probabilmente, se qualcuno fosse entrato in quella stessa stanza, in quell'esatto momento, e gli avesse detto 'Severus Piton, ti sei affezionato anche troppo a quella ragazzina', il diretto interessato, alla fine e con riluttanza, avrebbe risposto di sì.
Piton, ancora davanti allo specchio, si passò una mano davanti agli occhi. Non poteva andare a quella festa, perché sapeva che prima o poi se ne sarebbe pentito.
Poi però ripensò anche allo sguardo di Lily, mentre lo invitava a quell'evento, ancora raggiante, come se quel principio di discussione tra loro non fosse mai avvenuto. L'aveva guardato speranzosa in un suo sì, e Piton, come al solito, aveva solo dato una mezza risposta. E, come al solito, a Lily non era importato, perché tanto sapeva che la mezza risposa di prima equivaleva proprio ad un sì. Ed aveva continuato a guardarlo raggiante.
Perciò Piton non si sorprese più di tanto quando, nonostante tutti i pensieri e propositi fatti davanti allo specchio, si chiuse alle spalle la porta di casa propria e si smaterializzò.


Casa Potter era ovviamente come la ricordava, con la sola differenza che nel giardino ora erano state posizionate delle lanterne di carta – ancora spente, dato che il sole non era ancora calato – e che la porta di casa era stata lasciata aperta, per far sì che gli invitati entrassero senza problemi e senza far sì che vi fosse la necessità di un usciere.
Piton si avvicinò lentamente a quella casa, e, come l'ultima – e unica – volta che c'era stato, fu di nuovo tentato di andar via. Solo che adesso era per motivi nettamente diversi. Ma proprio come l'ultima volta, continuava ad avvicinarsi a quella casa, cosicché molto presto raggiunse anche la porta di ingresso. All'inizio nessuno fece caso alla sua presenza, affaccendati com'erano a parlare tra di loro, ma poi, evidentemente, qualcuno si accorse della macchia troppo scura che ancora stava in piedi sulla soglia di casa.
E così, come previsto, Piton si sentì decine di occhi puntati addosso.
Subito, però e per fortuna, la signora Potter gli si avvicinò, facendolo entrare.
"Buonasera, professor Piton." disse lei "Alla fine è venuto, allora."
Lui la focalizzò solo in quell'istante. "Prego?"
"Lily ci aveva detto di averle mandato un invito, ma che non sapeva se si sarebbe presentato o no."
"Sì, mi ha... mandato un invito." rispose lui "A proposito, questo è per la ragazza."
E porse alla donna quel pacco incartato con della semplice carta grigia. Proprio da Piton.
Come previsto, comunque, giusto qualche minuto dopo si ritrovò seduto su una sedia e con un bicchiere di vino in mano; guardandosi intorno, da lì, poteva vedere le facce di tutti, in pratica, ma di Lily Luna non c'era neanche traccia, ancora. Fece una smorfia.
Un quarto d'ora dopo si erano presentati da lui Harry Potter, Ronald Weasley e la moglie, George Weasley e la Johnson, e persino Luna Lovegood e marito, e Neville Paciock con la moglie, di cui però non ricordava il nome, anche se era stata una sua studentessa. Aveva persino scoperto che Paciock insegnava ad Hogwarts, adesso. Per non parlare delle chiacchiere di Molly e di Arthur, poi.
Si ripromise di andarsene entro cinque minuti, se quella sconsiderata di una Potter non si fosse fatta viva.
Beh, non fu costretto ad andare via.
Neanche un paio di minuti dopo, infatti, da chissà quale stanza, venne fuori lei, accompagnata da quelle che erano un paio di amiche, presumibilmente.
Piton si scoprì pateticamente a disagio, seduto su quella sedia con un bicchiere di vino in mano, così si alzò in piedi continuando a guardarla. Lily cominciò a salutare tutti gli invitati, mentre svolazzava da una parte all'altra della stanza con quell'abitino viola che indossava quasi come se fosse una seconda pelle.
E quindi fu inevitabile che presto lei giunse anche da lui. Come se poi Piton non volesse, dopo che era stato lì, senza far niente e spazientendosi tutto quel tempo.
"E' venuto, allora, signor Piton!" esclamò lei, appena lo vide.
'Signor Piton', non 'Severus'. Meglio.
"Mi pare evidente." rispose lui "Dato che sto parlando con te, Potter." lei fece quella che presumibilmente doveva essere una smorfia divertita "Comunque ho dato il regalo a tua madre."
"Davvero?" fece, ma poi cambiò leggermente tono "Le avevo detto che non doveva!"
"Da quando prendo ordini da te?"
Lily sorrise, nonostante la risposta pungente, e poi... scappò via.
Piton rimase parecchio interdetto.
Poi, però, Lily tornò immediatamente, con in mano, peraltro, con un pacco dalla carta grigia in mano.
Piton alzò gli occhi al cielo, mentre lei toglieva la carta.
"E' una stupidaggine." disse Piton, a quel punto.
"No, non lo è." rispose lei, mentre si rendeva conto che il suo regalo consisteva in un semplice album per fotografie "Ciò vuol dire che adesso ci faremo delle foto insieme?" continuò lei, tornando a guardarlo.
"Non ci penso assolutamente, Potter, toglitelo dalla testa."
La riposta di Lily fu una breve risata, prima che lei sembrasse pericolosamente sul punto di fare qualcosa. Ma desistette, ovviamente, per la presenza di così tante persone nella stanza. E Piton quasi le ringraziò mentalmente, per quello, sorprendendosi poi per un pensiero del genere.
"Beh, ci vediamo dopo, allora." fece allora lei, e Piton fece soltanto un piccolo cenno del capo.
E a quel punto lui si risiedette sulla sua sedia a sorseggiare il suo vino, mentre Lily si diresse verso gli altri invitati, che magari si stavano anche chiedendo come mai la ragazza avesse scartato di già il regalo dell'uomo in quasi-nero.
Dopo neanche un paio d'ore, comunque, Piton pensò che, a quel punto, fosse il caso di andar via.
Si accomiatò con i padroni di casa, i quali lo ringraziarono per essere venuto; Piton rispose con un gesto della mano, quasi a voler scacciare una mosca. Dopodiché cercò Lily, e quando l'ebbe trovata la ringraziò semplicemente dell'invito, dicendole che però doveva tornare a casa propria.
"Va già via?" fece però lei.
"E' quello che ho detto."
"Va bene, allora." 'acconsentì' lei, e, prima che Piton potesse accorgersene, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia.
Lì. Davanti a tutti.
"Grazie per essere venuto, signor Piton." continuò imperterrita lei, mentre Piton la guardò tra il confuso e il profondamente irritato "E grazie mille per il regalo." un altro sorriso "Arrivederci."
Piton se ne andò senza dire nient'altro.

Punto di non ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora