La sveglia non faceva altro che suonare, era inutile, non ho chiuso occhio per tutta la sera continuando ad accarezzare la testa di Kunder che mi dormiva accanto. Mi alzai dal letto svegliandolo e vestendomi: misi una canotta nera e dei pantaloni della tuta blu con tre strisce bianche sui lati. Decisi di lasciare i capelli sciolti e dopo aver preso la borsa mi affrettai a salutare Kunder lasciandogli una coscia di tacchino che è rimasta ieri sera.
Riscaldai la colazione che avevo preparato la sera prima per potermi sbrigare ad uscire di casa per non fare tardi. Jordan scese per primo
-sono contento che tu venga nella mia scuola.- disse addentando un biscotto. Lui faceva il primo anno di liceo visto che aveva quattordici anni mentre io il quarto visto che ne avevo diciassette. I suoi occhi verdi brillarono e i suoi capelli biondi illuminarono la stanza come la sua pelle chiara. Dopotutto i Chelsea si caratterizzavano per questo aspetti
-anche io. Almeno potrò pranzare con qualcuno il primo giorno- dissi e lui annuì
-andiamo o faremo tardi! Papà ha detto che Paris oggi arriverà tardi, non so il perché ma preferisco andare con te- disse sorridente finendo la sua spremuta
-allora andiamo- dissi prendendo la mia tracolla ed andare verso l'uscita. Fuori tira un vento leggero ma non sono una che sente particolarmente il freddo. Raramente mi viene la pelle d'oca per colpa del freddo.
Arrivammo davanti la scuola e restai a bocca aperta vedendo tutti gli studenti davanti l'edificio bianco e Bordeaux dove avrei studiato
-mi spiace Freja. Devo andare, ci vediamo a pranzo- mi disse Jordan prima di correre dai suoi amici e vedendo un bel gruppetto numeroso capii che era popolare a scuola. Iniziai a camminare verso l'entrata finché non arrivai davanti ad un gruppo di ragazzi che ballavano a ritmo di musica, mi è sempre piaciuta la musica, la ascolto sempre quando pulisco e quando sono sola mi diverto ad ancheggiare per la casa fingendo di ballare. Questa invase le mie orecchie, strano era davvero forte come era possibile che non desse fastidio a nessuno? Iniziai a guardare il ragazzo che ballava in mezzo al cerchio, quando finì diede il cinque ai suoi amici sorridendo e per un secondo incrocio il mio sguardo facendomi provare una strana sensazione. Aveva i capelli castani e gli occhi neri come la pece, i lineamenti ben marcati è un po di barbetta che gli copriva la mascella; indossava una felpa aperta e dei jeans. Anche lui resto a guardarmi negli occhi facendomi sentire ancora quello strano bruciore che scomparve in meno di un secondo.
-sei stato grande- disse Paris spingendo tutti per andare verso questo ragazzo è legargli le braccia intorno al collo, lui la ignoro guardandomi, quando anche Paris si girò abbassai lo sguardo e cercai di andare via ma lei mi afferrò per il polso portandomi in mezzo al cerchio. Per la miseria non doveva arrivare dopo?
-oh ma guarda. Ciao Freja, cosa stavi facendo?- tenni lo sguardo basso
- non voglio problemi Paris- dissi sussurrando serrando i pugni mentre sentivo l'adrenalina salire
-va bene. Ma stavi guardando il mio ragazzo. Allora balla! Vediamo se la prossima volta ci penserai due volte prima di rifarlo-disse alzando le braccia dopo avermi dato una leggera spinta. So cosa stava facendo voleva mettermi in ridicolo così da potermi sfruttare anche qui a scuola rendendo così la mia vita una completa tortura, mi aveva visto ballare mentre pulivo la sua stanza sei anni fa e mi ricatta da allora
-non vorrai che tutti sappiano che sei una serva vero?- mi sussurrò all'orecchio ridendo ed io strinsi i pugni
-Paris smettila!- disse il ragazzo che stavo guardando prima
-ma ti stava guardando!- urlò lei con tono stridulo
-non sono il tuo ragazzo vuoi capirlo! Siamo troppo diversi- disse
-allora ti piacerà sapere che- la zitti
-va bene lo farò!- dissi furiosa mettendo la borsa a terra e facendo partire la musica dallo stereo. Mi aveva sfidato, sono stufa della sua prepotenza e non le permetterò di trattarmi così anche a scuola. Non so se è l'adrenalina a parlare ma , mentre ballo seguendo il ritmo sento quella strana sensazione che si chiama vittoria. Riconobbi quella canzone, è di un gruppo asiatico che tengono il nome di Shinee la canzone è Rind Ding Dong o come la chiamavo io era la danza dell'orologio. Improvvisai delle mosse che nemmeno conoscevo e che non avevo mai provato tenendo uno sguardo di sfida puntato verso Paris, oggi mi sento carica a tal punto da poterla sfidare