Capitolo 20

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Purtroppo non ci fu una giornata decisiva. Nina si spense quella notte, verso le tre. Era inevitabile. Io lo sapevo, ma dentro di me speravo che in qualche giorno si sarebbe ripresa.

Un'infermiera venne a svegliarci nel cuore della notte. Disse che era morta nel sonno. Non avevo potuto salutarla per l'ultima volta, ma forse era meglio così. Cosa le avrei detto?

Io ero distrutta. Nina mi aveva detto che non dovevo essere triste, solo felice per lei, perché in questo modo aveva dato fine alla sua vita di sofferenze. Ma mi mancava, eccome se mi mancava.

***

Dopo aver passato il resto della giornata con Tom, senza parlare, ma sulla nostra panchina, andai a letto. La notizia della morte di Nina si sparse come un fulmine, ma a nessuno interessava, tranne che alle sue due amiche Corvonero che, da quello che avevo capito, erano nel dormitorio a piangere come delle fontane.

***

Ero nel letto, a pensare.

Cosa avrei fatto adesso? Ormai che avevo parlato con Tom e Nina assieme, non potevo scappare e basta, perché Tom sapeva qualcosa e mi teneva d'occhio. Evidentemente Nina sapeva che sarebbe morta a momenti, quindi gliel'aveva detto prima che "sarei" partita.

Ma dovevo partire.

Dovevo partire.

Questa frase continuava ad entrarmi in testa.

***

Avevo deciso. Mi ero convinta. Dovevo partire, per il bene di entrambi, per non fare più danni in questo mondo non mio.

Avrei parlato con Tom, prima di partire. Ma non gli avrei detto niente su dove sarei andata, e su chi ero veramente.

Avrebbe dovuto dimenticarmi.

***

Mi trovavo in un prato. Era molto bello e rigoglioso. Una bambina molto carina saltellava cercando d'inseguire una farfalla bianca. Ad un certo punto cominciò a non più girare in tondo, ma a correre verso una direzione unica. Stava correndo con le braccia spalancate rivolte in avanti, e i suoi capelli erano mossi dal vento. All'inizio non capivo il perché di tutto ciò, ma poi...

In fondo alla traiettoria che voleva percorrere la bambina c'era una splendente ragazza dai capelli scuri che teneva anche lei le braccia spalancate.

E sorrideva.

La bambina corse più veloce, fino a tuffarsi nelle braccia della sorella. La ragazza l'abbracciò e la prese in braccio. Cominciarono a girare in tondo, felici.


Non potei fare a meno di sorridere.

Se quello era il paradiso, perché dovevo essere triste per Nina?


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