Capitolo 4

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La routine si ripeteva ormai da anni.
Si svegliava, metteva le pantofole, fissava il letto, si trascinava in cucina, tazza di caffè troppo zuccherata, smorfia di disgusto, si metteva il cappello, si preparava per andare a volare, volava, passava un po'di tempo con l'areoplano July,tornava a casa, fissava il posto vuoto davanti a lui.
La sua vita era fatta di posti vuoti che lo fissavano.
Perchè chi fa più rumore sono gli assenti.
A volte la vedeva, il suo grande amore, che sorrideva, mangiava i suoi spaghetti con il sugo, sorrideva ancora.
A volte lui le si avvicinava, cercava di stringerla, e ogni volta che scopriva con delusione di non potere, una nuova ruga gli rigava il viso.
A volte piangeva, guardando una foto di due ragazzi che ridono.
A volte ballava da solo, in un valzer con fantasmi, l'aria cingeva il suo fianco,e danzava con lui.
Poi tornava a dormire.
Metteva a dormire l'aquila.
Chiudeva la luce.
Piangeva sognando.

Sapeva che si diventa vecchi nel momento in cui se guardi indietro hai nostalgia.

E lui era vecchio sin da bambino.

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