Mi chiamo Maria Pucciardi ed ho 15 anni. Ho vissuto un'infanzia triste e terribile, che non riesco proprio a dimenticare. Infatti, la mia adolescenza inizialmente, è stata dura, ferrea e complicata: Roberto, un 43enne amico di mio padre Domenico che all'epoca ne aveva quarantaquattro, si era affezionato talmente tanto a me, che ormai voleva appagare il suo desiderio e le sue manie perverse troppo a lungo represse.
* Flashback
Naturalmente, quando cercò di abusare di me, io avevo solo tredici anni, e non mancava molto ai quattordici. Il collega di mio padre era una persona spassosa, simpatica ed iperattiva che di frequente faceva divertire anche me, ma non avrei mai immaginato che potesse arrivare ad una violenza sessuale. Ricordo che al tempo, venne a casa nostra per la riparazione di un rubinetto, quando mi sorrise maliziosamente e mi fece l'occhiolino con uno sguardo maligno. Io mi spaventai e corsi immediatamente in bagno. Egli però, riuscì a raggiungermi e mi disse:- Ehi, dove scappi, piccola insolente- esclamò lui, mettendomi le mani al collo e stringendolo.
Mi sentivo soffocare, e cercai di opporre una leggera resistenza dimenandomi ma, nonostante ciò, non ci fu nulla da fare. Quindi, mi portò dunque nella camera dei miei genitori e mi fece distendere sul letto. Mi spogliò, strappandomi i vestiti e poi mi aprì le gambe, tartassando e leccando con insistenza sul pube. Io, instancabilmente urlai a perdifiato dalla paura e ad un certo punto, mia madre udì gli strilli e le grida di timore: si precipitò di corsa nella stanza con un bastone, cercando in tutti i modi di distrarre l'aggressore e di stenderlo con un colpo secco. Purtroppo non vi riuscì ed il nemico la sopraffò, avendo la meglio su di lei.
L'ultima cosa che in riuscì a dirmi fu:- Ricorda che ti voglio bene, tesoro- fece in lacrime poco prima di essere sparata da quel mostro di Roberto. Dopo ciò, la vidi abbandonarsi in un lago di sangue ed esalare l'ultimo respiro. Io mi spaventai a morte e dopo aver vista quella scena orrenda, dal mio volto si tersero le lacrime e subito, le gettai le braccia al collo cercando in tutti i modi di rianimarla, ma non ci fu più niente da fare. Mio padre, affrettatosi, quando vide quella situazione scoppiò anch'egli in lacrime. Roberto purtroppo però, riuscì a fuggire. Prima di darle l'ultimo addio, mio padre l'abbracciò e la baciò, stringendola forte.
Al funerale di mia madre, si erano presentate molte persone che le avevano voluto bene. Mia madre era volubile, permalosa ed anche un po'irascibile, ma dopotutto quando amava, amava con tutta se stessa. Il sacerdote apparì molto avvilito ed invitò tutti i fedeli a fare una lunga preghiera per la donna, perché fosse onorata anche durante la morte. Poi, molte persone si caricarono sulle spalle una lunga bara marrone, e con delle funi, la calarono in un fosso. Quell'uomo di nome Roberto, mi aveva portato via tutto, e non lo avrei mai perdonato. Nella fase finale della sepoltura, mi scesero ancora una volta le lacrime e piansi nuovamente. Poi, pronunciai una frase che conosco bene e che ancora mi risuona nella mente:- Mamma, prometto che non scorderò mai le tue parole, ti voglio bene anch'io. Io... io un giorno ti vendicherò mamma, te lo giuro...- e quel giorno non la vidi più.
*fine flashback*
Da quel momento, la mia vita divenne più triste e dura di prima. Riuscii a sopravvivere grazie alla forza che mi dava mio padre, spesso attaccandomi alla vita. In questi ultimi due anni sono andata molte al cimitero a far visita alla tomba di mia madre ed ora, ho deciso di essere un'altra persona...
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Un amore improvviso
Teen FictionMaria è una ragazza di quindici anni perseverante e volitiva che circa uno o due anni prima ha subito uno stupro ed ha visto uccidere la madre, Marina, nel tentativo di proteggerla. Ormai la ragazza è disperata ma, improvvisamente, si renderà conto...