Come vi ho già raccontato in precedenza, sono una studentessa come tante altre con molte passioni, interessi, vittorie, percorsi ed hobby... ma tutto ciò che mi caratterizza sino a questo preciso istante? Magari la mia intensa, particolare e complessa personalità, anche se nessuna delle persone che ho conosciuto in questi anni sostiene che io sia eccentrica, ma ritengo 'corretto' autodefinirmi in questa maniera. Comunque, io rimango pur sempre ferma nelle mie convizioni, cioè continuare a sperare che qualcuno improvvisamente entri nella mia vita, e questo 'qualcuno' è un ragazzo; quanto mi piacerebbe poter sognare ma evidentemente, il destino me lo nega, preferendo che questa rimanga solamente una vana speranza impressa nei ricordi... Inciderebbe forse troppo sullo studio e sulla scuola, magari? Dovrò restare ogni giorno attaccata ben saldamente con i piedi fissi per terra, affrontando i tristi aspetti della vita? Alternerò solo gioia a dolore ma soprattutto, rimarrò così sino alla vecchiaia? In ogni caso, ad ogni modo, un futuro così senza amore e senza sognare, andando contro la mia indole, è troppo malinconico, e non rappresenterebbe che un'agonia. Pensate allora, nelle giornate più tristi della mia vita cosa farò quando il buon umore e l'ottimismo di un'altra persona mi potrà confortare! Per ora però, devo affrontare gli aspetti della realtà ed accettare il materialismo molto più di quanto abbia fatto sin ora, augurandomi che arrivi presto un bel principe azzurro ... a questo pensiero però, mi sento molto irreale e decido di smetterla con tutte queste sciocchezze e distrazioni. La sbadataggine non mi manca ed è di una semplicità estrema per me distrarsi, per le mie persona e psiche mentale è molto facile; è ciò che vorrei innanzitutto migliorare e cambiare di me. Infatti, non mi sono neanche accorta di non aver minimamente aperto Il libro di Matematiche ed Algebra, ed ho replicato mentalmente di essere una frana, un totale disastro. Tanto alle università, se scegliessi di laurearmi prenderei Scienze Politiche.
Tutto d'un tratto, improvvisamente sento il mio professore dire: - Adesso chiamiamo alla lavagna il numero 8, venga a svolgere l'esercizio 21 ed il 43, Signorina Pucciardi- ha terminato la frase completando con un ritmo della voce e delle parole più aspro e scandito. – E adesso cosa dovrei fare?- feci un sospiro profondo alzando lo sguardo e levando gli occhi al cielo, certa di non saper eseguire quelle attività. Sono sicura che se quei tre dell'anno non fossero stati bocciati, io sarei ancora inconfutabilmente il numero undici della lista, l'undicesima dell'elenco sul registro verde, senza dubbio. Sono gialla come il vomito o peggio, quasi bianca. Mentre avanzo e mi avvio verso la lavagna, sento la dolce e gentile Lucy che mi porge la mano mettendola sopra la mia, dicendomi di farmi forza e coraggio. Lei, come al solito, è una ragazza posata dall'animo nobile, pacato e docile come sempre, forse migliore di me. A quel punto interviene Samantha, che le dice di stringermi la mano alla svelta e di lasciarmi andare. Interferisce nelle questioni in maniera concreta, non la sopporto quando fa così. Ringrazio Lucy e vado. Nonostante però si fosse sforzata per farmi sentire meglio con i suoi rincuoramenti, sapevo che i maschi e i ragazzi della classe mi avrebbero canzonata per qualche demenza, ma la loro è soltanto invidia. – Ebbene, Pucciardi?- domanda il professore spazientito, chiedendosi se mi fossi addormentata. Non importa se non sono tanto brava. Il professore, noncurante dei miei pensieri, ha badato solo a farmi fare i problemi ed ha tenuto conto del voto. Una volta conclusi, si rivolge a me e dice: - E secondo te, potrei metterti anche solo uno scarso e misero 'sei politico'? Hai fatto schifo qui nei due compiti alla lavagna, te ne darò altri di punizione per esercitarti! Ora come ora ti meriteresti solamente un quattro, o al massimo anche un quattro e mezzo!- A quel punto, sento levarsi nell'aria un tono fragoroso e sonoro dei rumori improvvisi delle risate di tutti, che risuonano nell'atmosfera calma e silenziosa dell'aula della classe. Avrei avuto voglia di piangere tante ed infinite lacrime amare, se solo avessi potuto.
Le uniche che non hanno riso sono le mie tre vere e sole amiche. Loro sono le migliori. Grace quasi si commuove davanti a quel mio gran senso di umiliazione e per fornirmi sostengno e conforto da parte sua, mi dice: - Ehi, mi dispiace tanto, purtroppo molte cose accadono nella vita- Sì, è vero Maria, siamo tutte con te- si aggiunge poi la mano di Samantha, e infine quella di Lucy. Ero fortunata ad avere loro tre, ero molto fortunata; tutte tre infatti sapevano che avrei voluto piangere in quel momento, in quegli istanti talmente tristi...
Il professore, alla fine dell'ora ci saluta e se ne va. Dopo arriva la professoressa Alli, che insegna geografia e storia. Le sue lezioni sono particolarmente interessanti e curiose. Facciamo merenda e dopo, poco più tardi usciamo. Non ascolto nessuno e non rispondo alle mie amiche, decidendo di scappare lontano per l'imbarazzo e la vergogna della figuraccia che il mio professore mi aveva fatto fare. Non riesco a guardare in viso nessuno, e tantomeno, non voglio che mio padre sappia qualcosa di quel brutto voto, anzi votaccio. Nel mio intento di fuga però, mi scontro con un ragazzo che va dalla parte opposta e sbatto contro la sua nuca. – Oh scusa, ti ho fatto male?- mi chiede lui gentilmente. – No, no, figuriamoci, è tutto a posto credimi- rispondo io. Sembrava un ragazzo carino e simpatico. – Come ti chiami?- mi domanda ancora lui. – io mi chiamo Maria- dico io, - Che bel nome, semplice ed originale. Io sono Emanuele- ed istintivamente ci stringiamo la mano. Mi parla molto di se', dicendo di studiare musica da quando aveva fra i sei e gli otto anni. Ah, inoltre aveva una pianola. Io faccio lo stesso con lui, parlandogli soprattutto di me e della mia casa. Lui risponde commentando che forse dopo la mia descrizione la casa è un attico e si mette a ridere. Alla fine ci salutiamo e ce ne andiamo a casa. Una gioia dentro una sciagura. Che sventura però, non so quando lo rivedrò.
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Un amore improvviso
أدب المراهقينMaria è una ragazza di quindici anni perseverante e volitiva che circa uno o due anni prima ha subito uno stupro ed ha visto uccidere la madre, Marina, nel tentativo di proteggerla. Ormai la ragazza è disperata ma, improvvisamente, si renderà conto...