Capitolo 6

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«Emma, svegliati! Farai tardi a scuola!» La svegliò Tikki la mattina seguente.
«Altri cinque minuti...» Bofonchió la corvina tirando fuori la solita scusa e rigirandosi per mettersi comoda.
«Dai, Benjamin ti aspetta!» La incoraggiò parlando del biondo, allora la ragazza scattò sul posto facendo quasi volare via la kwami che si spostò in tempo.
La ragazza dagli occhi verdi zompettava per la stanza infilandosi il pantalone e la maglietta in tempo record facendo ridere la creatura dalle sembianze di una coccinella.
«Buongiorno Emma, buongiorno Tikki» Le salutò sorridendo Marinette mettendo in tavola la colazione per la figlia e dando alcuni biscotti alla kwami.
Quando finirono di fare colazione, la coccinella magica entrò nello zaino rosa della corvina che se lo mise in spalla e salutò i suoi genitori, uscendo di casa ad un orario insolito e dirigendosi come sempre a piedi verso la scuola, non arrivando in ritardo per la prima volta.
Non era mai arrivata così presto e non aveva mai avuto modo di vedere la piazzetta davanti alla scuola deserta, così si sedette su uno scalino dell'entrata del Collège e aspettò che venisse qualcuno della sua classe.
Nel frattempo tirò fuori l'astuccio e il suo diario, iniziando a disegnare sull'agenda come faceva sempre.
Vedeva arrivare a piedi un ragazzo con lo zaino in spalla che camminava spensierato con le mani nelle tasche, Emma alzò la testa cercando di capire chi fosse e, quando lo riconobbe, arrossì violentemente abbassando di nuovo lo sguardo sul suo diario continuando a disegnare e facendo finta di niente.
Quando fu più vicino, Benjamin riconobbe gli inconfondibili capelli blu scuro della sua compagna di classe, allora sorrise.
«Buongiorno Emma» Disse con il suo solito sorrisetto.
Oh cavolo, mi ha salutato! Cosa dovrei fare io adesso?” Si chiese agitata la corvina sapendo che se avrebbe risposto avrebbe fatto una delle sue solite figuracce balbettando come una cretina.
«Giornobuon... Ehm, buongiorgio! Uhm, cioè, buongiorno Benjamin!» Disse tutto d'un fiato la ragazza dagli occhi verdi facendo diversi errori nel parlare e diventando più rossa di quel che era, perché quando lo vedeva doveva avere quella reazione?!
Il ragazzo la guardò un po' strano all'inzio, ma poi rise divertito e tornò a sorridere.
«Cosa stai facendo, principessa?» Chiese interessato il biondo sedendosi al suo fianco e appoggiando il suo braccio sulla spalla della ragazza, stringendola a sé.
Cosa stava facendo?
E perché di nuovo quel soprannome?
Il cuore di Emma batteva a mille, sentiva che avrebbe avuto un infarto da un momento all'altro.
«D-D-Disegno...» Balbettó più volte non sapendo più che fare; lo sguardo del ragazzo si soffermò sul soggetto del disegno.
«Tu... conosci Chat Noir?» Chiese vedendo lo schizzo che lo rappresentava.
«Anche tu...?» Chiese a sua volta la corvina girando il viso e ritrovandosi con il naso che toccava quello del ragazzo, solo allora lui vide le guancie rosso fuoco della sua compagna di classe, ma non disse niente.
Non dirgli chi sei!” Suggerì saggiamente la coscienza di entrambi quando si ritrovarono a parlare del super-eroe di Parigi.
«Sì...» Risposero all'unisono i due adolescenti ridacchiando un po' quando dissero la stessa cosa insieme.
Stavano riuscendo a parlare, seppur molto imbarazzati, ma ci stavano riuscendo... e questo era un'ottima svolta.
I due smisero di parlare non sapendo più che dire e formarono quel silenzio imbarazzante, fortunatamente arrivò Antoine a toglierli da quella situazione.
«Ehy amico!» Lo salutò il moro con una mano, allora il biondo si alzò per andare a salutarlo e per poi rimanere a chiacchierare con lui, Emma sospirò di sollievo e il suo viso rosso riprese il colorito normale.
Quando vide arrivare Fanny richiuse il diario rimettendo la matita nell'astuccio e richiudendo lo zaino.
«Ciao Fanny» La abbracciò sorridendo la ragazza iniziando a parlare con la sua migliore amica.
«Hai visto chi c'è lì?» Bisbiglió la mora nascondendo un sorrisetto malizioso.
«Si... lo so...» Arrossì nuovamente Emma «Promettimi solo che non lo dirai a nessuno...» Aggiunse per poi mettersi a raccontare tutto quello che era successo poco prima.
«Grande ragazza! Beh... dobbiamo lavorare un po' sul controllo dell'imbarazzo, ma ci siamo» Ridacchió alla fine incoraggiando l'amica.
«Hai visto quei nuovi super-eroi? Wow, sono fantastici!» Cambiò discorso la ragazza con gli occhiali «Mia mamma mi ha detto che quando aveva la nostra età ce n'erano due identici che si chiamavano nello stesso modo, anche il telegiornale ipotizza che quei due siano tornati... dopo ben quattordici anni!» Spiegó all'amica che fu attirata dal discorso della compagna di banco, in quanto l'argomento la riguardava. Ma naturalmente non avrebbe detto niente.
La campanella suonò e gli studenti entrarono numerosi, dirigendosi verso le loro classi e iniziando ad affrontare la prima delle cinque ore di lezione che li aspettavano.

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