Freddo, buio e paura. Solo freddo, buio e paura in quell'inizio ottobre del lontano 1989. Il freddo, buio e paura tipici di una giornata grigia e torbida della Germania orientale. Sembrava che il mondo intero fosse vestito di un grigio spento. Il momento era il più buio della notte, quello che precede l'alba. Loke stava sgattaiolando tra le ombre mentre il suono della campana rimbombava nella notte opprimente, segnalando il cambio di turno dei soldati e ricordando, al contempo, che vigeva il coprifuoco notturno: qualunque movimento, anche solo intravisto, sarebbe stato contrastato da una sparatoria immediata, da parte dei soldati. Eppure Loke continuava a camminare furtivamente, guardandosi intorno con circospezione e timore, senza fermarsi. Il sentore della morte lo accompagnava ormai da troppo tempo, non aveva più il potere di spaventarlo, né tantomeno ostacolarlo nel suo intento. Ma proprio nell'istante in cui si accingeva ad attraversare l'ultimo incrocio, passò una pattuglia armata. Loke dovette appiattirsi al muro e mimetizzarsi con le tenebre. Pur non avendo paura della morte, non intendeva certamente avvicinarvisi prima del tempo, prima di vederLa, prima di saperLa al sicuro. Mise la mano in tasca e strinse un foglietto: quel piccolo e insignificante bigliettino, per il quale, probabilmente, nessun'altro avrebbe rischiato la vita. Gli unici rumori che sentiva erano il battere incessante del suo cuore sempre più agitato, il suo respiro lievemente affannato e i passi della pattuglia. Strinse convulsamente quel piccolo foglietto, un gesto che lo aiutava a mantenere la lucidità. Quei terribili passi sembravano avvicinarsi inesorabilmente, ma, come per magia, passarono senza fermarsi. Si stupì che avvicinandosi non lo avessero notato. Guardò il cielo velato di nuvole e si lasciò scappare un sospiro di sollievo, nel tentativo di alleviare la tensione. Lasciò il bigliettino, quell'unico biglietto che lo aveva indotto a prendere una consapevole, deliberata e totalmente incosciente decisione, ovvero sentire di nuovo la sua voce, quella stessa voce che gli era concesso sentire solo una manciata di volte in quel periodo di enormi difficoltà. Si guardò intorno con circospezione e riprese ad avanzare tra le ombre, finché, davanti a lui, non si stagliò quel terribile e maledetto muro, fonte di ogni suo problema. Mancavano pochi metri, il percorso più difficile. Doveva evitare le pattuglie che controllavano il perimetro. Osservò attentamente la situazione e pochi minuti dopo colse la sua occasione, il momento giusto. Scattò e giunse sino al muro; poco più di un'ombra nella notte. Gli erano concessi poco meno di 5 minuti, circa il tempo che la pattuglia avrebbe impiegato per completare il giro. Quella era, infatti, una porzione di muro appartata e poco frequentata, non necessitava di un controllo perenne. Tastò con attenzione il muro e senza difficoltà trovò quella piccola nicchia, nella quale alcuni mattoni erano lievemente sbeccati e lasciavano libera una piccolissima fessura. Fessura che, a dispetto della sua ridotta dimensione, era diventata di fondamentale importanza per lui, per loro. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più, e accostò l'occhio alla fessura. Non vide nessuno, niente di riconducibile a Lei. Eppure doveva necessariamente arrivare, essere lì, era passato troppo tempo dal loro ultimo incontro. Proprio in quel momento, nella fioca luce, che regnava dall'altro lato, si stagliò una figura sfumata e al tempo stesso familiare, che mano a mano andava definendosi. Senz'ombra di dubbio era Lei. Inconfondibilmente, unicamente Lei: Aries. Un lieve sorriso increspò le labbra di Loke. La vide con chiarezza stringersi le braccia intirizzite intorno al corpo, irrigidita dal freddo, poteva immaginare il suo timore al pensiero del rischio che stava correndo. Ma come poteva non correrlo? Come poteva non vederla almeno quelle due volte al mese? Lui l'amava. Nulla avrebbe cambiato questo. L'amava di un amore profondo, tenero, intenso, di quello che può esistere solo tra due anime tormentate. Di quell'amore che è in grado di trasformare la più profonda delle tenebre, nella più brillante delle luci. Solo pochi minuti e si sarebbero dovuti separare nuovamente. Gli affiorarono alla mente un miliardo di parole, sentiva il bisogno di esprimere il suo profondo sentimento, ma tutto ciò che disse fu "Aries, il muro verrà presto abbattuto. Tieniti pronta; appena accadrà, ti raggiungerò e scapperemo in America. Insieme. Per favore: fidati di me " Gli piangeva il cuore al pensiero delle molte parole non dette, parole sostituite da quella breve e fredda notizia. Ma non c'era altro da fare, bisognava sbrigarsi. "Sarò pronta. Ti aspetterò" replicò la ragazza "ricordati che ti amo e ti amerò sempre" disse in un sussurro quasi impercettibile. Loke si girò di scatto sentendo rumori di passi in lontananza. Infilò velocemente il bigliettino, che conteneva tutte quelle parole che non poteva dirle ora, nella fessura e con un ultimo e commosso "ti amo" salutò Aries. Un ultimo e straziante bisbiglio che aleggiava nell'aria, riscaldando i cuori delle due anime tormentate.Il ragazzo tornò a diventare un tutt'uno con le tenebre. Si incamminò furtivamente e con grande attenzione in un vicolo vicino, stringendo i pugni dalla tensione. Fortunatamente riuscì ad arrivare alla sua casa proprio nel momento in cui l'orizzonte cominciava ad assumere colore. Dell'oscurità precedente rimaneva, infatti, solo un ricordo. Loke entrò e si lasciò cadere sul suo letto, freddo e sfatto. Mancava appena un mese al crollo del muro, almeno secondo le voci soffocate, che circolavano. Non poteva fare a meno di pensare ad Aries, la dolce e fantastica Aries. Il solo pensiero di lei lo rendeva felice e triste al tempo stesso. Da troppo tempo erano divisi, da troppo tempo non la vedeva ridere, sognare, vivere. Nonostante ciò, nonostante la divisione, l'amore che provava per lei non era scemato, continuava ad essere dirompente, incontrollabile, irrazionale, eppure assolutamente bellissimo. Tutti i frammenti di bellezza, di luce, che riusciva a cogliere in quel periodo, erano legati a lei, ma quanto ancora lei lo avrebbe aspettato? Quanto ancora avrebbe pazientato? Un amore fatto di sporadici e brevi momenti di condivisione, non è un amore gestibile, sufficiente.
Mancava un mese, un mese in cui non si sarebbero incontrati. Dopo, forse, sarebbero potuti stare finalmente insieme. Loke non avrebbe più dovuto rischiare la vita e Aries non avrebbe più dovuto aspettare.
Il fatidico giorno arrivò. All'apparenza era un giorno mediocre, assolutamente comune, eppure tutto stava per cambiare, nulla sarebbe rimasto uguale. Il muro di Berlino stava per essere abbattuto. La gente comune, ignorando i rischi causati dalla caduta di massi, con picconi o a mani nude si dava da fare, mentre i soldati non potevano intervenire. Loke, in prima linea, fece tutto ciò che era in suo potere per creare un passaggio che gli permettesse di raggiungerLa. Passarono minuti, ore, ma non cessò un attimo di lavorare. Aveva urgenza di vederla, trovarla subito. Nello spazio di qualche ora, si crearono cumuli di cemento e terra. Quando finalmente il muro venne abbattuto in punti sufficientemente ampi e alla gente comune venne accordato il passaggio da una parte all'altra, la folla fece ciò che fanno le folle: un insieme di movimenti incerti, qualche spinta, ma soprattutto una grandissima confusione, che resero impossibile proseguire a Loke. Il ragazzo dovette rimanere immobile per non essere travolto, incerto, come un relitto dopo una piena. Ancora una volta mise la mano in tasca, non per stringere un biglietto, ma un oggetto rettangolare, di un valore, per lui, inestimabile. Questo gli diede la forza di proseguire, cercare una via d'uscita da quella massa informe di gente, abbandonare quel luogo, quelle persone, e mettersi alla ricerca di Aries.
Ma Aries non c'era. Loke attraversò i luoghi che tempo addietro gli erano familiari, passò vicino a edifici, attraversò piazze, ma non la trovò. Un momento straziante, terribile. Loke barcollava per le strade di Berlino, senza meta apparente, non sapendo cosa fare. Eppure non poteva arrendersi, non poteva abbandonare l'idea di trovare Aries. Inciampa. Quasi cade. Sotto di lui c'erano i binari. Un'idea, un lampo,gli un ricordo, gli balena nella mente. Come aveva fatto a non pensarci? L'America, certo! Come aveva fatto ad essere così stupido? Si mise a correre. Doveva raggiungere la stazione, immediatamente. Aries era lì, ne era certo. Corse come non aveva mai fatto in vita sua, scansando la gente e ignorando i loro sguardi allibiti, finché non giunse alla sua meta. Era tardi, ma non troppo. Lei era lì. Una figura solitaria, luminosa. I loro sguardi si incontrano. Inizialmente confusi, poi illuminati. Gli occhi si illuminarono e trasmisero una felicità totale. Loke abbracciò Aries, la strinse a sé. In un insieme di movimenti e bisbigli indistinti, incomprensibili, si riunirono. Loke tirò fuori dalla tasca l'oggetto rettangolare, si staccò da Aries, le si inginocchiò davanti e aprì la scatolina. "Vuoi tu, Aries, sposarmi e trascorrere la tua vita insieme a me?" disse Loke commosso, con le lacrime agli occhi. "Sì, per sempre" rispose flebilmente Aries, incapace di formulare altro, ma assolutamente e consapevolmente felice. Loke mise l'anello al dito di Aries e la strinse nuovamente in un tenero abbraccio. Erano immersi in una felicità totale, estatica, e provavano un amore incondizionato, infinito.
Era il 9 novembre 1989.
Ecco qui la mia Lories, pubblicata grazie a 0BreathOfBooks0, a cui devo la maggior parte del merito. Il mio cellulare si è rotto e lei mi ha impedito categoricamente di lasciare il concorso, prestandomi il suo.
Scusate il ritardo
UniKa_
Artemide5775
__CHIKA__MarthyFly99
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~Fairy Tail: Amore Di Fata~
Разное#concorsodiscrittura2016 Raccolta di one-shot su varie ship di Fairy Tail. #5 Classificata