Alexis si strinse nel suo golfo, per ripararsi dalla fredda aria notturna di Agra. Erano le due del mattino, migliaia di stelle e una pallida luna ormai alta in cielo decoravano la notte scura nella quale era immersa la terrazza della sua camera d'albergo. Aveva fatto un paio di conti, e se questi non erano errati, a Roma doveva essere ancora sera. Non riusciva a dormire, e aveva un assoluto bisogno di parlare con l'unica persona che avrebbe potuto capirla, e non l'avrebbe mai giudicata. Sperava solo che l'amica questa volta sarebbe stata disponibile.
Compose frettolosamente il numero, e dopo un solo squillo la voce agitata dell'americana fece capolino dall'altro lato.
«Lex! Oh cavolo scusami, avrei dovuto richiamarti, è che domani riparto e sai come sono fatta, lascio sempre tutto all'ultimo momento, ho dovuto fare tutti i bagagli, in più sono... Sto parlando troppo, vero?»
Un piccolo sorriso si allargò sul volto di Alexis. «Sarebbe stato carino richiamarmi, ma di sicuro sei stata molto impegnata.»
«Ferma un secondo, sono le due di notte, da te.» Borbottò Jennifer in tono di rimprovero.
«Lo so, ma ho bisogno di parlarti immediatamente.» Si giustifico l'altra.
«Ti ascolto.»
Prese un respiro profondo, prima di cominciare. «Ci sono un po' di cose che ti ho tenuto nascoste. Non perché non volessi dirtele, ma perché semplicemente non realizzavo cosa stesse succedendo.» Le ci volle parecchio tempo per capire come formulare quella frase. La elaborò più volte, ma non sembrava mai adatta. Alla fine lo disse e basta.
«Al Taj Mahal, l'altro giorno, ho incontrato Isaac. Non pensavo che l'avrei mai detto, ma è ripartito tutto, tutto quello che tenevo represso dentro di me da due anni è esploso senza che io potessi controllarlo, o impedirlo, prima ancora che me ne accorgessi.»
Jennifer rimase in silenzio per l'intera durata del racconto, che Alexis si curò di non risparmiare di alcun dettaglio. Solo quando ebbe terminato, la mora espresse la sua opinione. «Sapevo che non me la raccontavi giusta. E' sempre il solito coglione. E tu sei sempre stata cotta di lui. Ma non hai sbagliato, hai fatto semplicemente quello che volevi. Non possiamo rendere felici tutti con le nostre azioni, e a volte fa bene cogliere qualche attimo senza pensare alle conseguenze.» Fece una pausa. La sua voce stava evidentemente tremando, e Alexis sapeva che non poteva essere un buon segno. Doveva essere successo qualcosa.
«Comunque se fossi in te mi rilasserei. Lo so che ti sembra impossibile, ma le cose si sistemeranno da sole. So anche che pensi che passerai per la troia di turno, ma tutti sappiamo che non lo sei, e anche se fosse, Ashton tiene troppo a te per fartelo pesare. Sei umana come tutti, non si può avere sempre tutto sotto controllo nella vita.»
«Jenn.» La richiamò Alexis, sentendola chiaramente tirare su col naso.
«Dimmi.»
«Che cos'è successo?»
Passarono un bel po' di secondi, prima che la mora rispondesse alla domanda a modo suo. «Io... credo di avere una strana cosa per gli irlandesi.»
«Cosa intendi?»
Altra pausa. «Ho conosciuto un ragazzo.»
E così Jennifer si lanciò in un'accurata descrizione del suo bellissimo irlandese dagli occhi blu come il mare, e di tutti gli avvenimenti a lui collegati. Alexis non l'aveva mai sentita parlare così di un ragazzo. Insomma, era il tipo di persona capace di innamorarsi del primo che passava per strada, e scoprirne il nome nel giro di due ore, ma questa volta era diverso. C'era qualcosa nella sua voce, mentre raccontava, qualcosa che fece capire ad Alexis che per il brevissimo periodo passato con lui, Jennifer era stata davvero felice. E soprattutto libera da ogni preoccupazione, come non lo era da troppo tempo. Si era messa in gioco completamente, e fatto follie per le quali nessuno era mai valso la pena.
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Red String
Fanfiction«Secondo la leggenda siamo legati alla nostra anima gemella da un indissolubile e invisibile filo rosso attorcigliato al mignolo della nostra mano sinistra.» sussurrò la ragazza stringendosi nel sacco a pelo e attorcigliando il filo d'erba verde bri...