Capitolo 2.

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Mi svegliai per colpa della sveglia, che mi fece letteralmente cadere giù dal letto.
Chi ha inventato la sveglia?

La notte prima avevo chattato fino a tardi con quel misterioso ragazzo, ma non sapevo se fidarmi, i ragazzi sono tutti così immaturi e crudeli.

Mia zia bussò alla mia porta e con una voce allegra che mi faceva saltare i nervi, che manco nei peggiori film sulle famiglie perfette che si svegliano felici e spensierati, mi diede il buongiorno.
Mi alzai con malavoglia e pronunciai le solite parole "buongiorno un cazzo".
Esiste un girone all'inferno per quelli che si svegliano con tutta questa voglia di vivere.

Primo giorno di scuola.
Non ce la posso fare..torno nel letto.

"Alex sbrigati, è solo il primo giorno e già ti lamenti?"-urlò mia zia dal piano di sotto.

"Ah, ma non è l'ultimo?"-dissi facendola ridere.

Ma che ti ridi.

"Oggi ti accompagno io, quindi vedi di alzare il tuo bel sedere dal letto"

Mi alzai definitivamente salutando il mio povero letto che mi pregava di restare.

A differenza delle altre ragazze non ho problemi nel trovare i vestiti da indossare. Una felpa, dei jeans larghi, delle scarpette da ginnastica e sono pronta.

Scesi al piano di sotto e andai in cucina dove c'era mia zia che preparava la colazione.

"Dov'è zio?"-chiesi.

"Aveva degli impegni importanti e quindi è uscito prima"

"Capisco, e James?"

James è mio cugino, è uno di quei ragazzi più invidiati a scuola e tutte lo amano. Sinceramente io non ci vedo nulla di che, è solo un pallone gonfiato senza cervello.

"È andato chissà dove con i suoi amici"-disse passandomi un tramezzino.

"A quest'ora? che ribelle"-dissi ridendo.

Finii di mangiare il tramezzino e mi zia mi accompagnò a scuola.
La mia scuola, come la maggior parte delle scuole, era divisa in vari gruppi: I popolari, quelli che sono considerati i più belli e desiderati; i ribelli, nel quale c'era anche mio cugino, che erano quelli che saltavano la scuola e organizzavano feste da sballo; i secchioni e gli sfigati, io ovviamente facevo parte di quest'ultimo.
Ovviamente non mancavano i soliti bulletti che prendevano in giro noi sfigati.

"Ehi Gessa è bello rivederti"

Questa voce potrei riconoscerla ovunque. Cambiai strada cercando di evitarli.

"Cosa fai, ci eviti? mi rendi davvero triste, sai?"-disse ridendo insieme ai suoi amici.

"Neville per favore potresti lasciarmi in pace, almeno quest'anno?"-dissi impaurita.

Ogni anno questi bulli mi terrorizzavano e mi rendevano la vita impossibile.

"Gessa dai non fare così, noi vogliamo starti vicino, perché ci cacci in questo modo..non si fa"

Gessa..Gessa..Gessa
Mi chiamavano sempre così perché ogni volta mi mettevo il gesso per colpa loro.

Gessa..

Sono così stanca di tutto questo, tanto che a volte vorrei..
..nulla.

Suonò la campanella e mi sentii fortunata per la prima volta nella mia vita, ma non mi avrebbero lasciato in pace, mi avrebbero dato fastidio fino in fondo, senza lasciarmi respirare un'attimo di felicità.

Entrai in classe e come sempre sentii i fischi dei popolari e dei ribelli al solo vedermi. Non volevo essere al centro dell'attenzione..eppure lo ero così tanto.
Mi sedetti al mio posto in fondo alla classe vicino alla finestra, il banco affianco al mio era vuoto, era sempre stato vuoto. Nessuno voleva starmi vicino.

"Bene ragazzi, ben tornati. Come sono andate le vacanze?"-chiese il professore.

"Possiamo rifare le vacanze che non le ho capite?"-disse uno dei ragazzi popolari credendosi simpatico, beh devo essere l'unica a pensare che non lo sia visto che tutti risero alla sua risposta.

"Faccia di meno il simpatico. Oggi ragazzi vorrei presentarvi un nuovo studente, viene dalla Spagna, ma ha origini inglesi. Entra pure Thomas Price"

Non potevo credere alle mie orecchie, Thomas Price?

"Salve a tutti, mi chiamo Thomas Price e spero che andremo d'accordo"

Tutte le ragazze erano rimaste imbambolate, era davvero bellissimo, due occhi azzurri come il cielo, i capelli bruni e un gran bel fisico, devo ammetterlo.

"Price, puoi sederti dove vuoi, ci sono due posti. Quello vicino a Linda o quello vicino a...-venne interrotto-"a Gessa"

Tutti scoppiarono in una fragorosa risata e io volevo soltanto scomparire.

"Ryan, la smetta altrimenti la manderò dal preside e andare lì il primo giorno è tutt'altro che divertente"-disse severo il professore.

"Credo che mi sederò vicino alla finestra, lo preferisco"-disse per poi sedersi.
"Piacere Thomas, saremo compagni di banco da oggi in poi"-disse porgendomi la mano.

"Piacere"-dissi velocemente balbettando un po', evitando di stringergli la mano.

La giornata passò in fretta e io non vedevo l'ora di tornare a casa.
Thomas Price, il ragazzo che ho conosciuto su un social è il mio compagno di banco.
Incredibile.

Suonò la campanella e io sgattaiolai fuori dalla classe.
Andai verso il mio armadietto per prendere dei libri, sperando di non incrociare qualcuno.

"Ehi Gessa, dove credi di scappare?"-disse Neville mettendosi tra me e l'armadietto.

"Ti prego lasciami in pace"-dissi tremando.

Mi fece cadere i libri dalle mani e quando mi chinai per raccoglierli lui mi schiacciò le dita sotto i piedi.
Sentì un dolore allucinante e volevo solo piangere in quel momento.

"Cosa state facendo?"-sentii in lontananza.

"Ehi bello non ti scaldare, stavamo soltanto giocando con la nostra amica"-disse per poi allontanarsi seguito dai suoi inutili amici cagnolini.

"Stai bene?"-disse e io gli feci cenno di si-"ti aiuto"-si abbassò per prendere i libri e vide la mie dita rosse e doloranti.

"Vieni con me"-mi prese per un braccio e mi porto in infermeria.

"Grazie"-gli dissi totalmente sorpresa, nessun ragazzo aveva mai fatto questo per me, gli altri mi prendevano solo in giro e mi maltrattavano.

"Non dovresti farti trattare così"-disse guardando le mie dita ormai fasciate.

Non riuscii a dire nulla, ero completamente immobile.

"Ehi, stai bene?"-disse sperando in una mia risposta.

I miei occhi erano ormai persi nel vuoto, come se la mia anima avesse abbandonato il mio corpo per un paio di secondi ma poi ritornai in me e iniziai a piangere. Non avevo mai pianto davanti a qualcuno, ma chi era lui per farmi addirittura sentire protetta e sicura con la sua presenza da farmi piangere?

Mi venne un colpo al cuore quando lui si avvicinò a me e mi circondò tra le sue grandi braccia.

"Non ti preoccupare, ora ci sono io"-disse stringendomi ancora più forte.

~Spazio Autrice~
Un altro capitolo, perché si.
Fatemi sapere se vi piace con un commento💕

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