-Da leggere ascoltando "Best of you" dei foo fighters-
~4 anni prima~
( Metà Settembre )Istituto Scientifico specialistico dedicato a ragazzi con particolari caratteristiche psico-fisiche, 3° anno, Specializzazzione in medicina
Penultima fila a destra su quattro, terzo posto su cinque, proprio al centro tra Paul e Lucas.
Shawn era li, seguiva la lezione di anatomia.
Elisabeth era seduta all'ultima fila a sinistra, all'angolo.
Anche lei sguiva la lezione, ma di malavoglia, con una guancia poggiata sul banco.
Mentre Shawn prendeva appunti, Elisabeth mirò lo sguardo su di lui, cominciando a bombadare quella visione di pensieri all'interno della propria testa.
Vedeva un ragazzo alto, 16 anni, capelli leggermente scombinati; era vestito in modo casual: una felpa nera aperta col cappuccio, una t-shirt grigia, degli skinny jeans strappati alle ginocchia e un paio di Vans.
Ad un tratto tratto Shawn si girò proprio verso di lei, forse per fare la stessa cosa che stava facendo Elisabeth.
Lei subito si voltò verso la lavagna imbarazzata, fingendo di ascoltare il professore di anatomia.
Succedeva spesso che, dall'inizio dell'anno, (il primo in cui i due fossero stati messi nella stessa classe), quei due si fissassero per degli istanti. Oppure che uno dei due fantasticasse l'uno sull'altra e viceversa.
Erano attratti l'un l'altra in un modo così forte..
Peccato nessuno dei due avesse il coraggio di fare il primo passo.La lezione continuava mentre Elisabeth cercava di tranquillizzarsi.
Non era la prima volta che quegli occhi verdi incontravano i suoi occhi spenti.
Non era la prima volta che notava il suo sguardo su di lei, sui suoi capelli lisci ma disordinati, sul suo viso candido, sul suo corpo, sulle sue braccia rovinate da quelle cicatrici.Shawn immaginava come lei si fosse procurata quelle ferite, e aveva centrato in pieno.
Conosceva la sua storia, sapeva quello che aveva passato e immaginava ciò che lei si era auto inflitta.Elisabeth non era la solita ragazza principessina, non le piaceva il rosa, non le piacevano i vestiti lunghi, femminili e colorati, non le piacevano le canzoni d'amore tranquille.
Lei preferiva vestire casual, quasi sempre con colori scuri. Solitamente indossava una t-shirt nera o grigia e dei jeans rovinati e scoloriti; ai piedi portava un paio di stivaletti neri, le piacevano molto.
Al polso o al collo teneva legata la bandana a scacchi neri e rossi di suo padre, deceduto dieci anni prima per colpa di una malattia tutt'ora sconosciuta.Shawn era attratto da lei, la trovava diversa da tutte le altre monotone ragazze.
La vedeva come uno spirito libero.
La vedeva come la soluzione alla monotonia della propria vita.In quell'istante, Shawn aveva deciso.
Avrebbe aspettato la fine delle lezioni, poi avrebbe trattenuto la ragazza e le avrebbe proprosto di stare del tempo con lui, avrebbe trovato una scusa.Lei, invece, era tutta rossa, agitata.
Si sentiva strana, non era da lei sentirsi così.
Era cotta di lui.
Cercava di non farlo notare e in qualche modo ci riusciva.
Lui la guardava più volte per dei piccoli lassi di tempo, per non farsi notare.
Ma il loro sguardo si incrociava spesso e questo era stato il primo passo di entrambi, inconsapevolmente.Avevano avuto entrambi un motivo specifico per entrare a far parte di quell'Accademia.
Elisabeth voleva unirsi al gruppo di medici e ricercatori che stavano studiano i geni della malattia che aveva colpito il padre.
Era decisa a seguire quel sogno e nulla l'avrebbe fermata, nonostante lei non fosse mai stata una buona studentessa, non le era mai piaciuto studiare.
Shawn, grazie a quel suo carattere da altruista e da benefattore, aveva spedito la domanda d'iscrizione all'Accademia seguendo quel suo utopistico sogno di poter aiutare il maggior numero di persone affette da malattie sconosciute in tutto il mondo.Erano finiti nella stessa classe per caso, un caso particolare: un sogno condiviso (sotto un certo punto di vista).
Ed ora erano li, in quella classe, in quella stanza, a guardarsi negli occhi.
Lei lo guardava arrossendo gradualmente, lui stava serio con lo sguardo fisso sui suoi occhi castani chiari, come se ci si fosse perso dentro, sabbie mobili.L'ora si concluse col suono della campanella e tutta la classe uscì subuto dopo aver sistemato l'aula.
Tranne Shawn ed Elisabeth.
Loro si fermarono davanti alla porta della classe, come per parlare.
Stettero in silenzio qualche istante prima che Shawn, timido ma deciso, prese un foglio e ci scrisse sopra due righe, lo porse alla ragazza e si incammino lentamente verso l'uscita.
La ragazza tenne il biglietto in mano, tutta rossa in viso.
Decise di leggerlo subito.
"16:30, oggi, al parco vicino a scuola.
Ti aspetto, Shawn."Era iniziato tutto così, un piccolo pezzo di carta con due frasi scritte sopra alla veloce e con una calligrafia che, nonostante la fretta, restava elegante.
I due si divisero.
Lei ferma immobile sulla porta della classe; lui uscì di tutta fretta dalla scuola e si diresse verso casa.Era iniziato tutto così, un pezzo di carta, due anime che si attraevano cosi tanto da non poter star lontane.
Solo che ancora non lo sapevano.Ako, 14-12-16
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•I Didn't Do Enough, Sorry•
Short Story"Aveva fatto di tutto per salvarla, ma non era bastato. Eppure, nonostante tutto, lei sapeva che lui aveva dato tutto se stesso provando di farlo. Il suo amore l'ha spinta ad avvisarlo, ma nemmeno lei è riuscita a salvarlo."