I - I believe the children are our future (1)

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— Avanti, fammi vedere! — Isabelle rise nel vedere il bambino trattenere il fiato, facendo quasi diventare le guance due palloncini, per poi sbattere con tutta la forza che aveva in corpo le sue alucce scure e svolazzare per la stanza.
Pur senza una richiesta specifica di nessuno, aveva passato gli ultimi giorni a tentare di allungare la distanza che poteva percorrere in aria, anche se non aveva fatto molti progressi se non galleggiare a qualche metro da terra e poi ripiombare a terra, affannato.
Dopo il terzo tentativo, la Nephilim tese le braccia: — Vieni qui, su! — esclamò, facendolo sedere sulle sue gambe.
— Ho sete — si lagnò il bambino, indicandole la brocca d'acqua sul comodino nella stanza: — Arriva, principino — gli rispose prontamente Jonathan, sogghignando.
Okay, forse, e sottolineava forse, poteva aver passato gli ultimi mesi a viziare Ian in qualunque modo possibile, e se avessero continuato così sarebbe diventato il bambino più montato del mondo... ma nessuno dei due avrebbe mai potuto dimenticare la faccetta spaventata che aveva quando l'avevano trovato a casa di Magnus, mezzo avvolto nel tappeto e mezzo intento a stritolare Presidente Miao. Anche lui, alla fin fine, si meritava qualche giorno di puro svago.
Jonathan si lasciò cadere sul grande letto, prendendo il figlio in braccio ed iniziando a solleticarlo dopo che questo ebbe ritratto le alucce piumate.
Isabelle nemmeno si accorse del sorrisone che le si dipinse in volto, rimase incantata ad osservarli giocare con aria assolutamente spensierata a rilassata. Finalmente, dopo gli ultimi anni passati a vedere tutti proseguire felicemente con la loro vita, sentiva che anche la sua iniziava ad immettersi sui binari giusti, e dopo tutto quello che era successo negli ultimi tempi quella era la cosa più bella che le potesse accadere.
— A cosa pensi? — le chiese il giovane Morgenstern, raddrizzando il bambino che ansimava per le troppe risate.
Isabelle si avvicinò ai due, con l'irrefrenabile impulso di accarezzare il suo novello ragazzo: — A noi tre, in realtà — rispose sinceramente.
Jonathan le sorrise: — Davvero?
— Certo — La Shadowhunter annuì, piegandosi in avanti per lasciargli un bacio leggero sulle labbra: — Non ho intenzione di cambiare idea né di scappare, stupido Morgenstern. —
— Mai detto che tu stessi per farlo — la rimbeccò lui.
— Ma l'hai pensato — ribatté lei con nonchalance.
— Cosa te lo fa credere? Il mondo non gira intorno a te, Lightwood. — Jonathan inarcò un sopracciglio, mentre Ian trascinava Samy e Qua Qua sul letto, inventando strambe conversazioni immaginarie a cui nessuno dei due stava prestando molta attenzione.
— Be'... Siamo tutti umani. Io ho paura di perderti, di perdere tutti voi, quindi ho pensato che per te fosse lo stesso, considerando che non hai avuto nessuno per anni. — Va bene, tecnicamente non erano nemmeno sei mesi che stavano insieme, ma si conoscevano - approfonditamente, almeno - da più o meno un anno, e dopo tanto girare in tondo Isabelle credeva di essersi conquistata il diritto di dirgli le cose schiettamente e senza tanti giri di parole per indorare la pillola, anche perché farlo non era nel suo stile.
— In ogni caso — continuò, visto che l'altro aveva lo sguardo fisso su Ian e non sembrava aver ancora elaborato una risposta: — Puoi anche prenderla come una semplice asserizione. Non ho intenzione di andare da nessuna parte, né di lasciarti, credevo che su questo punto fossimo già stati abbastanza chiari. —
— Questo prima che tuo padre andasse fuori di testa nel vederti con me. — le fece notare l'albino, recuperando la paperella di gomma che era caduta a terra e porgendola al figlio.
Isabelle sbuffò e alzò gli occhi al cielo: — 'Fanculo mio padre, Jonathan. Ho passato tutta la vita ad andare contro corrente solo per irritarlo e lui non ha mai fatto una piega, e adesso che davvero tengo a qualcuno viene a mettermi i bastoni fra le ruote. Ma chi se ne frega! È... è questo il mio posto, adesso, con te e con Ian. E non ho nessunissima intenzione di cambiare idea. — Raziel, stava diventando smielata. Com'era possibile che fosse proprio Ghiacciolo Morgenstern a renderla così... così tredicenne alla prima cotta?
— Quindi Samy va da Qua Qua e dice Qua, hai per caso visto il mio fiocco? E papera risponde No, ma posso aiutare a cercare! E poi Qua Qua e Samy incominciano un'avventura insieme! — continuò a farfugliare Ian, muovendo i due animaletti come se stessero conversando davvero.
— A proposito dei peluche! — esclamò Isabelle, alzandosi in piedi: — Sappiamo tutti che, dal momento che domani sarà il tuo compleanno, Ian, praticamente tutto l'Istituto ti ricoprirà di regali. Ma visto che non sono brava ad aspettare, voglio darti qualcosa oggi. — spiegò la Cacciatrice, dirigendosi verso il grande armadio antico e iniziando a trafficare con le coperte stipate sul fondo, svelando una busta colorata nascosta fra di esse.
— Ta da! — Eccitata, praticamente saltellò per tutta la strada di ritorno verso i due Morgenstern e porse il regalo a Ian: — Buon compleanno in anticipo! —
Sotto lo sguardo divertito dei due adulti - be', almeno di quelli che tentavano di essere gli adulti - il bimbo si tuffò immediatamente sul sacchetto e stracciò senza riguardi il fiocchetto posato sopra, per poi infilare una mano e tirare fuori...
— Oooh! — esclamò estatico il bambino alla vista del pacchetto di plastica con tanti animali di stoffa in versione ridotta stipati dentro.
— Belli! — continuò, cercando senza successo di aprire anche il secondo involto.
— Fermo, fermo, prima la cerniera! — tentò di calmarlo Jonathan, prendendogli dalle braccine il dono per aprire la zip. Stava per porgergli il tutto indietro, quando si bloccò a mezz'aria: — Com'è che si dice, Ian? —
Lui aggrottò la fronte: — Com'è che si dice cosa? — domandò, perlpesso.
— A Izzy, cosa devi dire a Izzy? —
Il più piccolo le rivolse un sorriso che andava da un orecchio all'altro e si alzò in piedi sul letto, tuffandosi verso di lei per stringerla in un abbraccio: — Grazie, mamy! —
Jonathan sogghignò al sussulto della ragazza: ecco, quella era la riprova che non era l'unico ad aver avuto difficoltà a passare così velocemente da un appellativo a un altro! Comunque, fu anche maggiormente soddisfatto da Isabelle che prese il piccolo in braccio sussurrando un Di niente, Ian e accettando di buon grado il nome - non che fosse la prima volta che la chiamava così, ma ancora...
Forse non se ne sarebbe andata davvero, dopotutto.





Shadowhunters - City of LiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora