V - L'offerta due per uno

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A proudtobea_fangirl, senza la quale uno dei paragrafi di questo capitolo non sarebbe lo stesso. Meglio, senza la quale tutta la storia non sarebbe la stessa. A lei vanno attribuite alcune genialate in particolare qui di seguito, tipo quella dei boxer condivisi. Voi leggete. Grazie, Fe.





Quando quella mattina Ian aveva aperto gli occhi, era stato positivamente certo che avrebbe potuto passare la giornata a crogiolarsi nelle coperte e, be', essenzialmente nient'altro.

Era un lusso raro, che si concedeva soltanto durante le festività e, se gli era possibile, il giorno del suo compleanno, almeno nel futuro, dov'era costantemente impegnato a negoziare con qualcuno, far quadrare i conti del bilancio, tenere lezione a Sebastian o frenare un altro dei suoi fratelli da fare qualcosa di fin troppo stupido, allenarsi, tenere in ordine la casa e, tra le altre cose, fare in modo che un contingente decisamente non piccolo di uomini non decidesse di disertare improvvisamente e continuasse a fare quello che doveva fare.

Insomma, per quanto fosse di indole innegabilmente pigra, aveva dovuto adeguarsi e tenere il passo anche con lo strano ritmo dell'Istituto di New York, pianificando attentamente le sue mosse e tenendo d'occhio quelle dei suoi avversari ma, più specificatamente, facendo in modo che le persone intorno a lui non vedessero oltre il suo pericolante castello di bugie, che aveva così meticolosamente costruito - un peccato che stesse per crollare, e che non essendo a conoscenza del fatto Ian non potesse fare nulla, certo.

Comunque, si poteva dichiarare piuttosto soddisfatto: aveva fatto un sogno davvero molto piacevole ed era più che intenzionato a far perdurare quella bella sensazione ancora per un po'.

Stiracchiandosi come un gatto, scalciò via le lenzuola e raggiunse con le dita l'elastico dei boxer, lo sollevò e fece scivolare sotto il tessuto leggero la mano sinistra.

Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui si era lasciato penetrare - era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva scopato con qualcuno e basta.

Parlare di qualcuno, poi, era improprio. Nei suoi ventiquattro anni di vita, Ian era stato tutto tranne che infedele, ma quello non era certamente il fulcro dei suoi pensieri, al momento.

Quando il suo compagno di letto introdusse il primo dito, l'ibrido reclinò il collo all'indietro e si ritrovò a fissare un soffitto intonacato di stelle, piccole lucine argentate che riflettevano la luce lunare che entrava dalle finestre. Considerando quant'era annebbiato in quel momento, comunque, le scambiò semplicemente per microscopici puntini luminosi che ballavano davanti alle sue palpebre.

Ian si leccò le labbra. Si disfò in fretta delle mutande, decidendo che sarebbe stato meglio essere più libero e sporcare il letto piuttosto che il contrario, e poi ritornò al suo lavoro di mano.

Immaginare che qualcun altro lo stesse facendo non era esattamente facile: a casa, la frequenza e la regolarità con cui faceva l'amore con suo marito riducevano drasticamente le sue sedute in solitaria e, sebbene in quegli ultimi mesi avesse dovuto abituarsi di nuovo alle care e vecchie abitudini della sua prima adolescenza, non sarebbe mai stata la stessa cosa, soprattutto adesso che aveva assaggiato di nuovo quel delizioso frutto proibito che era il suo élios.

Il secondo dito fu più dolce del primo: a discapito del tempo passato, il suo corpo ricordava perfettamente ogni singola parte di quello del suo partner, e l'aveva riconosciuto immediatamente come suo compagno della serata. O forse la droga inalata, l'alcol bevuto e l'eccitazione provata lo stavano cullando in una splendida quanto apprezzata illusione: voleva che non finisse mai.

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