Guardava il mare da quattordici giorni, tutti i giorni, dall'alba al tramonto. Si annullava, si dimenticava di mangiare, alle volte persino di respirare. Era il mare il suo respiro. Erano il cielo plumbeo del primo mattino i suoi occhi. Erano gli spruzzi delle onde fresche e danzanti le sue lacrime. Erano i riflessi luminosi sulla superficie dell'acqua i suoi capelli. Erano i gabbiani che volavano pigri i suoi pensieri.
Lei era il mare e il mare era lei.
Lei stava meglio se il cielo si tingeva di rosso sin dalle prime ore del mattino e l'acqua dondolava placida avanti e indietro. Il mare si infuriava se lei piangeva e si tormentava, stringendosi forte nelle braccia per avere l'illusione di un abbraccio.
La linea all'orizzonte era dritta, netta e affilata come le crepe che percorrevano il suo cuore devastato dal troppo amore.
Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentirlo. A sentire quel primo contatto tra le loro labbra, leggero, esitante. Sentiva il lieve sospiro di lui che si era mescolato con la sua aria. Le sue mani calde che le avevano spostato i capelli, i polpastrelli che lasciavano scie bollenti sul suo collo.
Tutto ciò che restava erano i cocci di quello che era stato, tanto ingombranti da soffocarla.
Osservare il mare era l'unico modo per mantenere vivo il ricordo e non perdere quelle ultime, evanescenti sensazioni.
Il faro, dalla cima dello scoglio, l'osservava immobile, incurante del suo dolore, come fosse un genitore severo. Illuminava l'orizzonte con il suo stretto fascio di luce, impedendo che le navi dei marinai si andassero a schiantare contro l'aspra parete rocciosa. Solo le onde più temerarie riuscivano a baciare quelle punte acuminate senza farsi del male.
Dal punto in cui stava, poteva vedere ogni nave che partiva, ogni piccolo peschereccio, ogni gabbiano che si posava sugli alberi nudi delle imbarcazioni.
E tutto dondolava e si agitava, come i suoi pensieri nella testa. Come la piccola vita che portava nel grembo, l'ultima cosa di lui che le fosse rimasta.
Sentiva che sarebbe stata una piccola bambina. E sapeva già come doveva chiamarsi.
Hope.
Hope, come la nave su cui lui era partito e che era affondata in mezzo all'oceano, tra i flutti gelidi e scuri. Hope era l'unica testimonianza della sua presenza. E doveva vivere per lei, per far rivivere anche lui.
Ma il gelo nell'aria era così avvolgente che sembrava volesse portarla via con sé, e lei non sapeva lasciarsi alle spalle la sua perdita. Non sapeva più vivere, nemmeno per poter dare alla luce una nuova vita. Non sapeva più cosa fosse un sorriso. Non sapeva più che le lacrime non erano l'acqua con cui dissetarsi.
E rimase lì a fissare nel vuoto l'orizzonte, priva di speranze e di sogni, finché non cadde a terra e non seppe più rialzarsi.

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Splinters
Short StoryCi sono tanti tipi di amore, ma tutti fanno male. Il cuore si riempe di crepe e si frantuma in tante schegge appuntite, pronte a trafiggere la prossima vittima. Ecco qui una raccolta di storie d'amore travagliate, storie che possono essere per certi...