Prologo

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La sua mano scivolò tra le mie dita: <<Mantieni la presa Haniel!>> le urlai con tutto il fiato possibile. Sentivo l'ossigeno bruciarmi nei polmoni e il suo peso che mi trascinavo dietro ormai da tempo abbandonarmi velocemente. Rallentando mi voltai a guardarla e nel suo viso scorsi un bagliore di rassegnazione, indurito dalla sofferenza che l'aveva accompagnata per tutti quegli ultimi giorni. Non volevo crederci, lei che era stata la nostra guida, la forza e il simbolo della nostra resistenza ci stava abbandonando. Quegli occhi, oro come la purezza e la luce che solo un Luogo poteva avere, ora rispecchiavano qualcosa di più dei valori da sempre trasmessi, avevano un sentore più oscuro, più umano.

<<Yelahiah>>, la sua voce risuonava flebile, quasi un soffio nel pronunciare il mio nome.<< Ora tocca a te. Fa che ciò che è stato costruito non venga distrutto, ciò che è stato plasmato venga rimodellato al meglio, ma soprattutto fa che loro ricordino ciò che un tempo era>>. Pronunciò quelle parole con la stessa solennità che avevano avuto da sempre, per tutti noi. La guardai fissa negli occhi e la presi fra le braccia come fosse la creatura più fragile dell'universo, stringendola cautamente per paura di distruggerla. Sentii il suo fiato farsi sempre più breve, come se cercasse di rincorrere ogni istante e quelli le sfuggissero non lasciandole nemmeno la possibilità degli ultimi attimi. << Tempus est>>, mi sussurrò all'orecchio. "È il momento". Anche se sapevo che aveva ragione non riuscivo a capacitarmi di come fossimo giunti a quel punto di rottura tanto in fretta, di come quelle ultime settimane trascorse ci avessero portato valanghe di dolore e fatica ed ero in grado di attribuire la colpa di tutto solo a loro, a cui noi avevamo dedicato intere generazioni di esistenza e da cui avevamo poi finito per dover nasconderci.

Appoggiai il mio viso tra i suoi capelli, rossi come il fuoco che brucia di energia pura. Colsi un labile sorriso incresparsi sul suo volto e improvvisamente sentii la pelle del viso umida e la vista cominciò ad annebbiarsi. <<Non piangere mio nuovo guardiano>> sussurrò lei avvicinando le labbra al mio orecchio,<<Tu ora rappresenti la Pura Discendenza e dovrai mostrarti forte per guidarli tutti>>. Quelle parole mi spaventarono rendendomi improvvisamente consapevole della mia impreparazione per quel compito fondamentale.

Le voci e rumori dei passi che si avvicinavano sempre più mi distolsero dai miei pensieri e istintivamente strinsi Haniel al petto, come per proteggerla e cercare di tenerla con me per sempre, anche se sapevo che non è così che sarebbe andata. <<Li ho trovati!>>l'urlo feroce di un uomo squarciò il silenzio che era calato nella mia mente e una luce abbagliante mi accecò. Percepii la visione che quell'agente doveva avere di noi due in quel momento, accasciati al suolo ed inermi: sembravamo la disperazione e il fallimento di un intero genere che loro conoscevano e bene e che in realtà odiavano. Improvvisamente un'intera squadra gli fu accanto e capii che eravamo circondati da ogni lato. Il dolore più profondo era causato dalla consapevolezza del passato e del mio immediato prossimo futuro, dalla mancanza di Haniel che già mi lacerava, ma in quel momento scelsi di rivivere ciò che era stato, prima di un ultimo, enorme, addio. Rividi il suo sorriso in ogni immagine e la consapevolezza del suo potere che aveva superato quello di ognuno di noi, il suo difficile amore per me, ma comunque sempre ricambiato e il compito che ora mi spettava, che lei mi aveva affidato e che tutti credevano avrei portato a termine. Poi il buio mi avvolse e a quel punto capii che ci avevano preso.

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