3 Dicembre 2016
Era la decima notte che io e le mie sorelle facevamo lo stesso sogno: un albero, la luna piena e un occhio. Non capivamo il significato di ciò, ma sapevamo che stava cambiando qualcosa, e che quel qualcosa ci legava tutti e cinque.
Avevamo paura a parlarne, ne avevamo paura al solo pensiero, pensavamo che una rara maledizione ci avesse colpiti, infatti dalla terza sera in poi avevamo iniziato a pregare prima di addormentarci, nonostante né io né le mie sorelle credevamo che ci avrebbe davvero aiutati, visto che non eravamo credenti.Le nostre vite fino a quella notte erano state semplici e monotone. Eravamo normali adolescenti: seguivamo regolarmente le lezioni, avevamo voti medi e ogni tanto andavamo a
qualche festa.La nostra casa era abbastanza grande da ospitarci tutti. Nostra madre faceva da casalinga, mentre nostro padre lavorava fuori casa, spesso anche per mesi.
Non era facile non avere una figura maschile da imitare, ma mi ero abituato presto e adeguatoQuella era una sera speciale perché papà sarebbe tornato come ogni mese, questa volta dopo il viaggio in Svizzera.
Appena il campanello suonò piombarono all'entrata mia madre e le mie sorelle. Io rimasi in salotto a guardare un'altra stupida serie alla quale Sophia mi aveva fatto appassionare.
Poi avvertí dei passi e mi preparai psicologicamente a rivederlo.
"Paul"
"Papà"
"Come stai figliolo?"
"Mai stato meglio."
"A scuola?"
"Tutto bene"
"Bravo."
"Grazie"Questa era la sola conversazione che ormai da anni avveniva quando lui tornava, non una parola in più, non una in meno.
Lui preferiva le mie sorelle. Con loro parlava sempre molto. Raccontava del suo lavoro e delle sue esperienze e loro si divertivano.
Io ascoltavo senza commentare e fingevo disinteresse.
Non aveva mai cercato di rendermi partecipe, né di dirmi qualcos'altro.Quella sera mia sorella Madison, per mostrare le sue buone doti culinarie, aveva preparato uno squisito pollo al forno. Era piaciuto a tutti e aveva ricevuto diversi complimenti che avevano raddoppiato il suo orgoglio.
Dopo cena le mie gemelle, Erika e Amanda, avevano deciso di far guardare a mio padre il video del loro spettacolo di canto teatrale.
Dopo questo breve momento lui ci riunì tutti in cucina.
Ci disse che quest'anno purtroppo non sarebbe riuscito a tornare a casa per Natale (che novità..!) e quindi preferiva consegnarci i nostri regali in anticipo, come tutti gli altri anni.
Poi si rammentò di averli lasciati nella sua macchina e andò a prenderli.
Per i pochi minuti che passarono mentre era fuori ci guardammo tutti con facce tristi. A mia madre scese una lacrima per la notizia e subito la asciugò con una mano.
Dopo mio padre tornò nella stanza carico di cinque valigie e un pacco regalo.
Diede alla mamma il pacchetto: lo aprì e trovò una bellissima collana di perle bianche.
E in seguito consegnò a noi figli i nostri doni: su ogni valigia vi era una foglia grigia che sembrava bruciare.
Ci disse che dentro quelle valigie c'era tutto ciò che vedeva in noi e ci chiese di aprirle insieme solo prima di dormire.
Tutto ciò mi sembrò proprio assurdo ma annuí come le altre.
Finite le polemiche uscirono tutte dalla stanza lasciandomi da solo con lui.
"Paul" disse cogliendomi di sorpresa.
"Papà?" domandai io.
"Ciò che c'è là dentro é davvero molto importante e prezioso. Spero tu sia in grado di occupartene." mi comunicò.
"Sì, certo" confermai e mi alzai per andare nella mia camera.
Poi attirò di nuovo la mia attenzione:
"Tuo.."
"Mio?"
"Tuo zio Jim ti saluta." Mi disse freddamente.
"Ok." risposi alla sua bugia immotivata e poi uscì finalmente da quella stanza.Prima di andare a letto rimasi ad ascoltare le solite chiacchiere delle altre e loro decisero di aprire quelle valigie misteriose, nonostante io non fossi davvero d'accordo.
Le loro speranze erano di trovare qualche vestito di marca o qualche trucco, ma non furono esattamente accontentate.
Erika contò lentamente: "uno, due, tre.."