Capitolo 6.

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"Jennifer alzati dal letto, è tardi" disse severamente qualcuno entrando in stanza nel bel mezzo del mio sonnellino per poi uscire come se nulla fosse appena successo. Già, era mia madre. Sono già passati due mesi da quando sono in Italia e non mi sembra ancora vero. Mi sto ambientando abbastanza bene e io e Giulia siamo sempre più legate, mentre Federico è il solito rompipalle di sempre, anche se negli ultimi giorni mi è sembrato particolarmente distaccato, non mi girava più intorno come prima. Meglio, no?
Oggi è sabato, quindi non ho scuola, però non posso mai alzarmi quando voglio. Controllo l'orologio e sono le 8. Ma stiamo scherzando? Sbuffo sonoramente mentre mi alzo dal letto e vado verso il bagno per sciacquarmi la faccia. La porta della camera di mio fratello è ancora chiusa, ciò vuol dire che lui non l'hanno svegliato.. d'altronde non l'hanno mai fatto. Solo con me sono così duri e severi, con Cameron sembrano altre persone, quasi sopportabili. Perché mi odiano così tanto? Ho provato più e più volte a chiederglielo, ma se ne sono sempre andati via abbastanza alterati, come se qualcosa li turbasse.
"Jennifer scendi." Questa volte era mio padre. Scesi velocemente le scale, ma inciampiai all'ultimo gradino.
"La solito sbadata" disse mia madre alzando gli occhi al cielo con fare schifato.
Mi rialzai e, ignorandola, chiesi "cosa c'è?"
"Questa sera andremo a cena con dei nostri amici e colleghi e porteranno anche i loro figli, quindi tu e Cameron verrete con noi. Cerca di essere elegante, educata e non goffa come prima. Non farci fare brutta figura" disse mia madre.
"E non svegliate anche Cameron per dirglierlo? Anzi, non potevate semplicemente dircelo più tardi?" chiesi stranita.
"Diglielo tu, è ancora presto per svegliarlo. E poi ora dobbiamo uscire, ci vediamo stasera alle 20. Fatevi trovare pronti per quell'ora" disse mio padre mentre prendeva le sue cose e usciva seguito da mia madre.

Salii le scale diretta verso la camera di Cameron, ma lo trovai già in piedi appoggiato alla porta.
"Da quanto sei sveglio?"
"Da quando sei caduta" rispose ridendo.
"Ah.. quindi hai già sentito?" chiesi senza aggiungere niente.
"Sì. Ho anche sentito la maniera dura con cui te lo dicevano.. giuro che prima o poi li faccio fuori se ti trattano ancora così" affermò furioso stringendo i pugni.
"Non ce n'è bisogno, davvero. Ora vado a cercare qualcosa da mangiare in cucina e poi esco a farmi un giro e magari prendere qualcosa da mettere questa sera. Cosa pensi che vada bene?" chiesi, anche se già sapevo la sua risposta.
"E che ne so, mettiti qualcosa di elegante e femminile. Una gonna ad esempio." Ecco appunto.
"Senza di te non so cosa farei, davvero. Grazie del tuo utilissimo contributo" dissi ironica.
"Non c'è di che. E ora, se non ti dispiace, torno a dormire" rispose entrando in camera e buttandosi sul letto.

***

Uscii di casa senza un'idea precisa sul dove andare. Iniziai ad incamminarmi sulla strada che portava verso il centro, almeno sapevo che c'erano dei negozi che mi piacevano. Non volendo stare da sola decisi di chiamare Giulia.

Digitai il suo numero e, dopo quattro squilli, rispose.
"Sarà bene che sia una cosa importante, mi sono svegliata solo ed esclusivamente per te" disse con la voce impastata dal sonno.

"Devo prendermi da vestire per questa sera. Ho bisogno di consigli" dissi tranquillamente.

"E tu mi hai svegliata solo per questo? Okay, vediamoci tra mezz'ora nel bar in centro, quello in cui andiamo sempre" disse riattaccando. Questa ragazza è strana, ma è proprio per questo che mi piace. È sempre così allegra, spensierata, sempre ottimista e molto estroversa. In questo periodo c'è sempre stata per me, non mi ha mai lasciata sola. Si è ripresa abbastanza bene dalla sua relazione e ogni tanto notavo che lui la fissava. Povero illuso. Anche Alessandro è sempre stato presente, ma con lui è diverso, mi sento più a disagio. Preferisco resti più legato a mio fratello, non voglio casini. Preferisco non affezionarmi troppo.

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