capitolo uno

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È il venticinque luglio. Potrebbe sembrare un giorno normale per tutti gli altri adolescenti, che terminata la scuola trascorrono le loro giornate ad oziare, ma per gli allievi della scuola militare non è così. È un giorno speciale. Mancano solo ventiquattro ore, millequattrocentoquaranta minuti che li separano dalla licenza, e finalmente dopo un anno intenso, carico di punizioni, momenti duri, ma allo stesso tempo ricchi di felicità ed entusiasmo, possono tornare alla vita civile. Teresa non ci crede, le sembra un sogno. La sveglia non sarà più alle 6.30, non dovrà più mettersi sull'attenti ogni volta in cui viene interpellata, ma soprattutto non sarà più costretta a fare il cubo, che per tutto l'anno è stata la causa delle sue punizioni, e che purtroppo non ha ancora imparato a fare. È dal cinque settembre, data in cui ha messo piede nella scuola, che sogna la licenza estiva, e ora, che manca così poco, non riesce ad esserne entusiasta come vorrebbe e non è in grado di dare una spiegazione al suo malessere. O forse si, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo. Per spiegare questa storia bisogna fare un passo indietro, e ritornare al mese di ottobre. Questo è stato un periodo particolare per i kaps, gli allievi del primo anno, perché gli anziani (allievi del terzo anno) dovevano esaminare una matricola che sarebbe diventata la loro protetta.  Teresa era scettica riguardo ciò, ritenendo tutte le tradizioni che si tramandavano da secoli, delle cose futili ed insignificanti. Ben presto però cambiò idea. Una sera vide il suo anziano, e per lei fu subito colpo di fulmine. C'era un unico problema. Sapeva molto bene di dover tenere le distanze dai ragazzi più grandi, perciò fece di tutto per spegnere quella piccola fiamma che ardeva per quello splendido ragazzo dagli occhi blu. L'unico modo per non far notare il suo sentimento fu quello di adottare un atteggiamento freddo, distaccato e disinteressato, disobbedendo alle sue richieste e non ascoltando, o almeno così a lui sembrava, i lunghi discorsi che gli anziani erano soliti pronunciare; ma fu propio questo l'aspetto che maggiormente incuriosiva il giovane Alessandro. Un giorno di marzo, durante la libera uscita, la aspettò fuori dalla caserma e la obbligò a seguirla . La ragazza impaurita si riufitò e cercò di allontanarsi, con le sue colleghe, anche se si rivelò un tentativo invano, poiché la raggiunse, e senza sentire ragioni la portò con se. Per tutto il tragitto, Teresa con una grandissima confusione in testa e provando una serie di emozioni contrastanti, non riuscì a pronunciare una parola. Dopo dieci minuti, che le sembrarono ore, Alessandro si fermò. Erano arrivati dietro il Duomo, in un posto dove nessuno poteva vederli. Iniziò a guardarla senza dire niente. Poco dopo fece un sorriso, a causa del quale Teresa non capì più nulla, le accarezzò il viso, e le loro labbra si avvicinarono sempre di più, fino a toccarsi. La ragazza dopo aver realizzato quello che stava succedendo, rossa in viso, si allontanò, iniziando ad urlare e a chiedere spiegazioni. Alessandro con un sorriso furbetto stampato sul viso le disse che in realtà non c'era niente da spiegare e che aveva capito fin dal primo giorno che Teresa non era indifferente alla sua presenza. Ma neppure lui. Teresa era al settimo cielo, e non vedeva l'ora di raccontarlo alle sue colleghe. Questo Alessandro lo sapeva bene, e non poteva permetterle di farlo perché le regole della scuola erano chiare: "niente relazioni tra gli allievi". Al ragazzo dispiaceva, ma non poteva rischiare di essere messo in punizione, e quindi abbassare il punteggio che gli avrebbe permesso di entrare di accademia. Lo riferì a Teresa, che glielo promise, comprendendo la situazione. La ragazza ritornata in caserma cercò di fare di tutto per evitare di raccontare alla sua cara amica l'accaduto, ma Arianna, conoscendola troppo bene, notò qualcosa di diverso in lei, che in un primo momento negò tutto, ma a causa delle continue insistenze dell'amica, fu costretta a rivelarglielo. Per fare in modo che nessuno le ascoltasse, portò la sua amica in bagno, ignara della presenza di Asia, una collega con la quale Teresa non andava molto d'accordo, che ascoltò attentamente la conversazione, e la riferì a tutta la scuola. Circa due settimane dopo, quando la voce arrivò all'orecchio di Alessandro, l'anziano si arrabbiò moltissimo con Teresa, mettendo fine alla loro storia. La ragazza scoppiò in lacrime e per circa un mese cercò di farsi perdonare e di spiegare la situazione, anche se i suoi tentativi si rivelarono invani. Per tre mesi il loro rapporto rimase invariato, ed ora, che è il momento di partire per la licenza, Teresa non ha la forza di farlo, perché questo significherebbe non vederlo più. Il tanto atteso ventisei luglio è finalmente arrivato e dopo aver salutato i colleghi, all'uscita dalla caserma, si dirige verso la stazione. Non vorrebbe andarsene, o almeno vorrebbe vederlo per l'ultima volta e salutarlo, anche solo come dei conoscenti, e parlare dell'esame di maturità appena concluso, o del test di ammissione in accademia che aveva brillantemente superato. In preda a questi pensieri, prende dalla sua 24 h il porta documenti per controllare sul biglietto il numero del treno. Con sua grandissima sorpresa al posto del biglietto trova un foglio con scritto: "raggiungimi nel posto in cui tutto è iniziato". Teresa emozionatissima di corsa raggiunge il posto del primo incontro con Alessandro, e lo trova lì. Bellisimo come al solito. Con le lacrime agli occhi, gli spiega l'accaduto, pregandolo di crederle, ma Alessandro le rivela di non essere mai stato arrabbiato e di conoscere la verità fin da subito, ma che aveva deciso di comportarsi in quel modo per non crearle problemi. Teresa ascolta quelle parole, non credendo potesse essere vero. Pensa di essere in un film, e incredula gli corre in contro e lo bacia.

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