Cap.2 Furto d'auto

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Il giorno dopo l'incontro John era distrutto, non aveva voglia di andare a lavorare nell'ufficio di suo zio, allora decise di chiamare Chelsea e di passarla a prendere in macchina.
<Che vuoi?> rispose lei assonnata, erano le 8 di mattina,
<Tra 20 minuti sono sotto casa tua preparati che andiamo a fare un giro>
<Dammene 35 e poi ci sono> disse prima di chiudere la telefonata.
Chelsea si alzò dal letto, si mise un paio di pantofole e andò in bagno,"E io dovrei uscire con questa faccia?" pensò guardandosi allo specchio. Prese un pettine e stirò i capelli con la piastra, facendosi una piccola treccia a lato in modo da non avere ciuffetti negli occhi, si mise un leggero velo di mascara e si sistemò le sopracciglia.
La colazione fu molto semplice: un caffè (rigorosamente americano), yogurt e gallette di riso; come al solito diede un occhiata ai vari social sul telefono e chiamò Cash al telefono.
<Halo! Sono stanca morta> disse Chelsea alzando la cornetta
<Halo! Ma smettila! Mi fai "compagnia" al telefono mentre fumo una sigaretta?>
<Non riesco devo lavarmi i denti e vestirmi che sono in ritardo, John mi ha detto che mi porta a fare un giro non so dove>
<Allora non ti trattengo> disse Cash ridendo.
Lei era sempre stata una fan della loro storia, sapeva tutto ciò che avevano passato i due per avere la relazione che avevano adesso e non voleva rovinargliela sputandogli in faccia la realtà, o almeno ciò che pensava lei <Ci sentiamo dopo dai>.

Chelsea scelse un outfit molto semplice, ma prettamente invernale dato che era quasi metà dicembre, quindi optò per Jeans, Timberland neri, maglione nero e parka.
I 35 minuti erano passati da un po', e John continuava a fare squilli e a mandare messaggi alla ragazza dicendole di sbrigarsi, "Che ansia!" pensava lei mentre finiva di lavarsi i denti.
Chiuse casa ed il cancello per andare verso la macchina di John, un bellissimo Range Rover sport nero opaco che i genitori gli avevano comprato per il 24esimo compleanno.
<35 minuti?> disse lui sarcastico
<minuto più e minuto meno..> disse lei sistemandosi in macchina, <sei tu che mi hai svegliata di mattina presto e mi hai messo fretta. Comunque, dove stiamo andando?>
<Sorpresa>.
Chelsea piano piano finí per addormentarsi in macchina e perse la cognizione del tempo, quando si risvegliò erano le 11:30 ed erano ancora in macchina.
<Quanto manca?> chiese lei sbadigliando.
<Secondo me ancora 2 ore, adesso ci fermiamo da qualche parte a mangiare e poi ripartiamo, vuoi guidare tu adesso così dormo io?>
<Si va bene!> disse lei nonostante non volesse guidare, ma se lo avesse fatto John sarebbe stato obbligato a dirle cosa impostare sul navigatore, e avrebbe finalmente saputo dove la stava portando.
Mentre mangiarono John le prese il telefono impostando sul navigatore "Lake Tahoe" che si trovava sul confine tra la California e il Nevada; Chelsea non aveva mai sentito parlare di questo posto.
Finito il pranzo ripresero la strada e quando John si mise a dormire la ragazza poté finalmente ascoltare la sua musica preferita: il country. Sulle note di Jake Owen, Johnny Cash e Luke Bryan arrivarono finalmente al lago, effettivamente il posto non era male.

Chelsea svegliò l'amico con un leggero movimento del braccio <Siamo arrivati J!>. Lui si alzò e stirò i muscoli, si guardò intorno e le indicò un parcheggio dove lasciare la macchina.
Camminarono verso le rive di questo lago, che  da vicino era veramente bello, poi si sedettero sopra una coperta a fissare il paesaggio.
Chelsea estrasse un pacchetto di Marlboro dal parka, e ne accese una.
<Lo sai che devi smettere, se l'allenatore lo sa non ti farà mai combattere> disse John guardandola
<Vorrà dire che non lo deve venire a sapere da nessuno> disse buttandogli il fumo sopra la testa con aria superficiale.
Lui rise, ma non disse una parola.
<Allora, cosa mi racconti di nuovo?>
<Non lo so, non avevo voglia di andare a lavoro stamattina, volevo solo stare un po' da solo>
Lei inarcò un sopracciglio <Perché mi hai chiesto di venire allora?>
<Stare con te è come stare da solo>
Lei lo guardò stranita <non so se è un complimento o un offesa, ma vabbeh>
<Complimento, nel senso che tu mi conosci forse meglio di quanto io conosca me stesso, quindi stare con te è come stare con me stesso.>
<Okay dai, diciamo che ho capito> disse lei ridendo, odiava quando iniziava a fare discorsi filosofici o psicologici.
<Tu invece perché non mi dici cosa hai fatto ultimamente, non dovevi uscire con Andrew?>
Chelsea mise un braccio dietro al collo e fece un sorriso sospetto <In effetti si, dovevamo vederci oggi e mi sono dimenticata di dirgli che non ci sono>
Lui rise.
<Ti riporto a casa per le 8PM così puoi vederlo stasera ti va?> disse poi guardandola
<Si va bene!> disse lei mentre mandava un messaggio all'altro ragazzo.

Andrew aveva 26 anni, era alto, moro ed aveva un sorriso bellissimo; era il ragazzo che tutte volevano, tutte tranne Chelsea. Si erano conosciuti nel Pub vicino casa, e da allora Andrew si era follemente innamorato di lei. Questa attrazione non era ricambiata, lei provava solo attrazione fisica per lui, era troppo "sanguisuga". Chiamava ogni giorno, mandava 20 messaggi al minuto e si lamentava per qualsiasi cosa, e in particolare per una: John. Voleva sempre sapere con chi era, cosa faceva, a che pensava, come era vestita e quando si potevano vedere.
Chelsea era l'opposto di questo ragazzo. Non guardava mai il telefono, non rispondeva ai messaggi, non credeva nell'amore e se dovevano definirla con due parole erano di sicuro: acida e menefreghista (per non essere volgari). Non aveva nessun problema con le relazioni serie e non avrebbe tradito il suo fidanzato per nulla al mondo, anzi odiava chi lo faceva; l'unico suo problema era il pensiero che il "per sempre" e "vissero felici e contenti" non esistesse.
I due si frequentavano prima che lei partisse per l'Australia e quando tornò lui prese l'occasione per chiederle di "riprendere il loro rapporto".

<Non ti senti in contatto con la natura? Una persona che fa parte di questo universo> disse John interrompendo i pensieri della ragazza
<Mi sento una persona che fa parte di questo mondo solo quando sono in palestra>
<Non montarti la testa, non sei un pugile professionista. Perfino i professionisti non sono in grado di fare a pugni a volte, figurati tu> disse ridendo.
Lei si alzò di scatto <scusami?> disse con le braccia conserte guardandolo verso il basso,<cosa vorresti insinuare?>.
Lui non disse una parola.

John non voleva essere maleducato o farla rimanere male. Era un perfezionista. Criticava ogni mossa di qualsiasi lottatore, perfino dell'allenatore, ma la persona che criticava più di tutti era se stesso.
"Si migliora sempre, si impara sempre qualcosa di nuovo oppure si perfeziona qualcosa di vecchio" era una frase che gli piaceva dire ai suoi compagni di MMA.

Chelsea, nonostante sapesse di questo suo lato perfezionista, offuscata dalla rabbia di quel momento andò al parcheggio e infilate le chiavi nella macchina, partí.
Durante il tragitto chiamò i genitori di John informandoli della macchina, non aveva problemi a dirgli quanto era idiota il loro figlio.
Il telefono continuava a squillare, tra messaggi di Andrew, chiamate di John e video chiamate di Cash che voleva sapere come stava andando.
Un messaggio catturò la sua attenzione, era da parte di John:

*SMS*
J: Domani ci vediamo in palestra alle 7PM, preparati che sarà un'allenamento lungo e tosto, così ti faccio vedere come puoi migliorare.
Sei un gran pugile, ma anche un ottimo pugile ha qualche punto debole.
A domani,
J.
Ps: fai benzina alla macchina, vengo a prenderla domani.

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