18: primo atto

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consiglio l'ascolto di :
茄子蛋EggPlantEgg-孤獨的人我們一起出發


Parte prima del diciottesimo capitolo :

Il cielo è grigio, sembra che stia per venir giù l'acqua che le nuvole trattengono da settimane. Pioverà me lo sento, l'aria è così pesante intrisa di smog e umidità che tentano di farmi cambiare idea, tentano di tenermi incatenato al palazzo.

Beijing continua ad essere così dannatamente noiosa, le strade sempre uguali, frutto di un capitalismo sfrenato, rapido e spersonalizzato. Le persone sempre con lo stesso andamento veloce e ritmico, si incrociano vissuti di cui non interessa niente a nessuno, persone che potrebbero non incrociarsi mai più sono ora appicciate l'una vicino all'altra nella metropolitana che sa troppo di polvere e disinfettante. Il loro passo svelto non gli fa cogliere la brevità della vita, sono tutti troppo occupati a correre veloci, raggiungendo obbiettivi lontani da loro come la più bella spiaggia. Ma alla fine qual'è il problema? Nessuno le nota mai queste piccolezze, lasciamo che la vita ci scivoli via evitiamo di pensare al tempo sprecato e lo rimpiangiamo solo quando ormai è troppo lontano per poterlo solo riafferrare. Ringrazio la distrazione del prossimo, nessuno ancora si è accorto di avere sua maestà il principe Kim Seokjin proprio accanto a loro, la mia presenza è semplicemente irrilevante, sono come qualunque altro diciottenne cinese ed è bello non portare il peso delle etichette reali sulle spalle.

La prima goccia di pioggia si infrange sul mio cappotto prima che io possa anche solo accorgermene una fitta pioggerellina mi invade, dovrei essere vicino a quello che è il luogo dell'incontro, spero fortemente di non aver sbagliato, ricontrollo l'indirizzo e chiedo ad un' adorabile venditrice ambulante intenta a rimettere dei Baozi* nel suo carretto se questa è la strada corretta.

Sono appena le tre e mezza, mi riparo sotto la tettoia, rimango ancora un pò, le punte delle scarpe umide, sento l'umidità entrarmi nelle ossa. Mi guardo intorno, vecchi palazzi residenziali sembrano reggersi per pura grazia divina, immobili pronti a traballare non appena la natura si sposterà un po'. Non penso di averli mai visti dal vivo, pensavo che fossero stati tutti distrutti e sostituiti con delle nuove costruzioni decisamente più agibili, rispetto a questi casermoni su cui si scontrano i fili dell'elettricità simili a liane. Sembra una giungla, dei bambini corrono scalsi, ridendo, sperando di esser più veloci della prossima goccia che bagnerà le proprie teste, una nǚshì* si appresta a ritirare i panni gridando a gran voce, probabilmente per avvertire le vicine. Quella normale quotidianità mi spiazza, è qui che è cresciuto il mio Yuándīng? anche lui un tempo era come questi bambini che corrono incuranti della pioggia? anche lui aveva una madre che ritirava i panni in quel modo frettoloso? anche lui aveva mangiato un Baozi bollente bruciacchiandosi le dita?
Penso di sì, se chiudo gli occhi riesco ad immaginarlo lì, seduto su uno sgabellino fatiscente, lo immagino piccolo che corre sotto la pioggia ma riesco anche ad immaginarlo mentre aiuta la vecchia ambulante a rimettere in sesto il carrello affinché nulla di bagni.

Riesco a capire ora quanto per qualcuno sia fastidiosa questa pioggia, ci sono due tipi di persone al mondo quelli che l'amano è quelli che la odiano, per alcuni la pioggia può essere una gran seccatura, una rogna che si può ben evitare, per altri come me è semplicemente pioggia e mi è indifferente, non è importante è solo acqua, acqua che cade, solo acqua fredda ed inquinata, non mi scalfisce, non mi rovinerà la giornata, perché potrei continuare a far tutto quello che solitamente faccio senza che essa di intralci in qualche modo, ci sarà sempre qualcuno a tenermi l'ombrello, sempre qualcuno disposto ad accompagnarmi in macchina ovunque io abbia il desiderio di andare. Eppure il mondo era così, io non avrei mai potuto capire cosa effettivamente significasse vivere quella vita e loro mai avrebbero potuto capire la mia, anzi probabilmente nemmeno se lo sarebbero mai chiesto.

"Non credo di aver mai visto nessuno scrutare così intensamente un povero carretto ambulante."

Sussulto, quella voce. Il mio Yuándīng.
È lì, ha le mani nelle tasche di una giacca che gli mette il risalto le spalle, ora che siamo vicini mi rendo conto di quanto sia grande rispetto a me. Lo guardo ammaliato, sembra che tutte le parole che avevo in mente siano state risucchiate da un grosso buco nero, che ha lasciato spazio al vuoto.
Perché la sua voce mi deve procurare sempre questo imminente caos, è così bello, sembra lui il principe, io mi sento solo un ammasso di ossa e pelle pallida vicino a lui.

Abbasso lo sguardo, siamo così vicini che le punte delle nostre scarpe quasi si sfiorano.

Mi prende una mano, ed io sussulto a quel contatto nessuno mi aveva mai sfiorato in una maniera così delicata. Le nostre mani erano così differenti, le mie erano sottili, pallide e fredde, gli unici calli che avevo erano quelli che la penna mi aveva formato tra le dita, le sue erano invece grandi, rovinate dai lavori manuali, con qualche cicatrice qua e la, ma erano calde quel calore mi invase, rabbrividì.

"Hai freddo, vieni."

Mi sembro poco una domanda, più una affermazione che invitava a seguirlo. Un portone mogano scolorito e scheggiato si presentava davanti a me, supposi fosse l'entrata della sua palazzina, sapeva di muffa, le scale erano in cemento armato, il luogo era austero, silenzioso. Al terzo piano c'era il suo appartamento, mi scioccò la differenza tra l'interno e l'esterno, era piccolo sì ma accogliente, colorato, avevo visto una casa simile solo in qualche film girato a Taiwan, mai avrei pensato potesse essere realmente così una casa Cinese. Ero abituato al lusso internazionale, completamente privo di qualsiasi attaccamento alla mia cultura di appartenenza.

"Perdonami il disordine, e umh, tutto il resto credo era casa di mia nonna ciò spiega l'arredamento discutibile."

"È davvero carina." sorrisi, non mi resi conto nemmeno di aver lo detto ad alta voce finché non lo vidi girarsi verso di me. Arrossii.

"Wángzǐ."

Scossi la testa: "Solo Seokjin." susssurrai.

"Seokjin... Mi dispiace così tanto."

"Non mi interessa Namjoon, va tutto bene."

Si avvicinò, sospirò scuotendo la testa. "No non va tutto bene, sono sparito ma giuro che posso spiegar-"

Mi sporsi verso di lui, le nostre labbra si scontrarono. Non volevo sentire nulla, se non le sue labbra, avevo il terrore che qualunque fosse stata la sua risposta mi avrebbe stordito a tal punto da distruggermi. Era la prima volta che baciavo qualcuno, non avevo idea nemmeno di come si facesse ma volevo che fosse con lui.

Mi ritrassi poco dopo, ero terrorizzato, sentivo di aver sbagliato
completamente, mi aspettavo solo un grosso ceffone in faccia vedendo la sua faccia esterrefatta, la figura possente immobile, invece mi prese delicatamente il viso tra le mani, erano così grandi che le sentivo avvolgermi le guance, avvicinò i nostri volti finché inclinando leggermente la testa le nostre labbra si scontrarono. Chiuso gli occhi, un contatto dolce, sottile, aveva le labbra morbide, calde, mi aiutò nei movimenti, fluidi e leggeri. Mi invitò a schiudere le labbra, sentii la sua lingua entrare timida nella mia bocca, mi aggrappai a lui terrorizzato che potesse scivolarmi via, come se tutto quello fosse solo un sogno e se avessi allentato la presa lui mi sarebbe dissolto tra le dita.

Nota autrice:
* 女士 (nǚshì): traduzione di donna adulta in cinese.
* 包子 (bāozi): tipico di panino cinese ripieno cotto al vapore.

Gardener, Namjin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora