dall'inizio alla fine pt2

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invece le donne dopo la cena ebbero una sorpresina "MadeByLuigi". Due spogliarellisti che ballavano solo per loro. (A noi maschietti Luigi, al massimo, avrebbe offerto uno spettacolo di una Drag Queen. #ingrato!)

§22§

Biiip. Biiip. Biiip. Era il suono della sveglia.
7:30 a.m., l'alba del grande giorno. Tra poco più di due ore sarei diventato l'uomo più felice del mondo, tremavo per l'ansia, non vedevo l'ora di ammirare la mia bellissima Desdemona camminare verso l' altare per sposarsi con me.
I miei genitori si erano avviati alla villa per dare gli ultimi ritocchi, Victoria si stava preparando con sua madre mentre suo padre era andato a prendere Sergjej e la carrozza che le avrebbe portati poi al Cavanis.
Alle 9 e mezzo circa, arrivai in villa con gli invintati, le damigelle e due dei quattro testimoni. (Chissà dove erano finiti Christian e la zarina.)
Mentre noi ci stavamo preparando nel giardino di fiori, Boris era appena arrivato con la carrozza a prendere Victoria e sua madre.
Quando la vide arrivare con il vestito da sposa, esclamò: "Bambina mia, tu somiglia a principessa."
Sorrise arrossendo un pò per poi meravigliarsi della carrozza trainata da cavalli bianchi.
Suo padre le diede una mano a salire e dopo aver fatto salire anche sua madre, disse: "Cocchiere, villa Cavanis. Pojaluista." (per favore)
Fece cenno di si con la testa e con un leggero colpetto di frusta fece partire i cavalli.
"Vorrei tanto che Sergjej fosse qui." Disse Victoria nostalgicamente.
-Non aveva riconosciuto il fratello perchè indossava un cilindro in testa, barba e baffi finti.-
"Non triste bambina mia, anche se non lo vedi lui ti è molto vicino." La consolò la madre.
Mentre loro erano in viaggio verso la villa, i nostri due testimoni non si erano ancora fatti vivi.
Provai a chiamare Christian ma non rispondeva, provai a chiamare la zarina ma non rispondeva nemmeno lei. Riprovai a chiamare Christian. Solo dopo la terza volta che provavo a chiamarlo si degnò di rispondermi.
"Pronto Leo."
"Christian dove sei?! Tra poco più di 10 minut sarà qui Victoria, gradirei la tua presenza e quella della Giannini." Gridai moderatamente a denti stretti.
Sentivo dei rumori strani di sottofondo: respiri confusi e affannati, strane risatine.
"5 minuti e arriviamo."
"Come arriviamo? Sei con Anast..." Mi staccò il telefono in faccia.
Circa cinque minuti dopo vedemmo sbucare lui e Anastasia correndo sulla navata per raggiungermi all'altare e prendere la loro postazione da testimoni.
"Christian hai del rossetto sul colletto della camicia, la giacca sgualcita e Anastasia ha il vestito alla rovescia con un evidente succhiotto sul collo!" Gli urlai sottovoce.
"E' una lunga storia, lasciamo perdere." Sussurrò tra i denti sorridendo.
Nel frattempo Victoria era appena arrivata  ai cancelli della villa.
Il cocchiere fermò la carrozza, il padre di Victoria fece scendere lei e sua madre mentre Sergjej si toglieva cilindro, barba e baffi finti.
"Victoria! Mia piccola sorella. Come stai?" Disse Sergjej mentre Victoria si stava incammninando verso la navata.
Victoria si rigirò e abbracciò il fratello, sorrise commossa e gli rispose: "Bene fratellone. Mi sei mancato tanto!"
"Anche tu Victoria mi sei mancata tanto. Ma non metterti  a piangere proprio adesso. Se ti rovino il trucco Leonardo poi mi uccide. Piuttosto, non hai niente da dire a tuo fratello maggiore?" Le chiese esortandola ad annunciargli la sua gravidanza.
"Si fratellone, ho una bella notizia per te, diventerai zio."
"Guarda che se sarà maschio dovrà avere il mio nome. -disse scherzando e abbracciandola ancora una volta...- Adesso papà deve accompagnarti all' altare. Leonardo ti aspetta. Vai, ci vediamo in prima fila." Le fece l'occhiolino mentre il padre la prendeva a braccetto per condurla da me.
Appena vedemmo la sposa all'inizio della navata, suonarono la marcia nuziale.
Pensavo di aver visto tutta òìla bellezza di Victoria ma con l'abito da sposa, il nuovo taglio di capelli e il trucco leggero che le metteva in risalto gli occhi... (perdonatemi il francesismo) Era una gnocca da paura! MOZ-ZA-FI-A-TO!
- NENNE' SI 'O GAS!-
Ebbe così inizio la cerimonia: lettere agli apostoli, sermoni e pezzi di vangelo, poi...
...il mio pezzo preferito.
Lo scambio delle fedi, la recitazione delle promesse nuziali e...
"Io vi dichiaro marito e moglie, lo sposo può baciare la sposa."
Baciai Victoria tra l'applauso e le urla dei presenti. Percorremmo la navata mentre ci lanciavano addosso il riso e chiedevano in coro, stile vecchiette ultras la domenica mattina in chiesa, un altro bacio.
Li accontentammo sotto una cascata di rose bianche e rosse che adornavano l' ingresso del grande gazebo che ospitava il rinfresco.
Prima di cominciare il pranzo; Aurora, Rachele e Amanda proiettarono il video che raccontava la storia d' amore tra me e Victoria: dall'amore inizialment non corrisposto: la botta nel palo e un montaggio delle prime foto della gita sulla neve; ai momenti prima delle nozze: la rissa a scuola, lo striscione dei miei compagni e la proposta di nozze che avevo fatto a Victoria tre giorni prima.
Il bouffet iniziò con un brindisi per la mia bellissima moglie e il nostro bambino, terminando con il classico taglio della prima fetta di torta e un bacio mentre mordevano la stessa fragola.
Mentre erano ancora tutti presenti, cominciai un discorso sotto forma di brindisi.
"Prima di tutto, vorrei ringraziare i nostri amici e le nostre famiglie  per aver contribuito alla riuscita di questo meraviglioso evento, vorrei ringraziare tutti i presenti per essere venuti a condividere la nostra gioia e, soprattutto, vorrei ringraziare la mia bellissima moglie per aver accettato di sposarmi e di avermi fatto il regalo più bello del mondo, il nostro bambino. Grazie"
Bacia Victoria, un pò arrossita, mentre tutti applaudevano.
Si alzarono tutti in attesa che Victoria ed io aprissimo le danze , come da tradizone.
Ballai con lei il primo walzer e poi cedetti il mio posto a sua padre e suo fratello, tanto che io ballavo con mia madre e Aurora.
Mentre ballavo con Aurora, vedevo delle lacrime rigare le sue guance, mentre Christian ballava con la zarina.
"Perchè piangi? Non devi dargli soddisfazioni."
"Non è facile Leo. Non riesco a capire perchè Christian non riesce ad amare me come ama Anastasia."
"Christian vorrebbe una relazione seria, solo che ha paura di sentirsi in gabbia. Oggi ha vinto la battaglia ma domani... perderà la guerra!"
"Ha già perso la guerra. Anastasia partirà per l' America a fine scuola. Le hanno offerto un posto come direttrice di un museo d'arte. Christian minacciava di seguirla se non fosse riuscito ad andare con lei almeno un volta. Ecco perchè tra loro è successo quello che è successo."
"Non riesco a credere che Christian avrebbe abbandonato suo figlio per un semplice capriccio. Non riesco a capire dove abbia la testa."
"Perchè Christian non può essere un pò più come te? E meno Christian...?"
"Perchè tu non vuoi un Christian con le caratteristiche di Leonardo, vuoi un Christian che sia tale al 100%.  Se fosse come me non lo vorresti. Nemmeno mia moglie sopporta molte delle mie caratteristiche." Un pò di ironia per farla sorridere.
Le tornò il sorriso e asciugandosi le lacrime disse: "Guarda Leo che Victoria ha ragione. Certe volte sei una rottura di palle immensa."
"Grazie mille per i complimenti. Eh" Le dissi ironicamente.
Dopo il ballo con Aurora chiesi il cambio a Christian, volevo ballare con la zarina per poterle parlare.
Le dissi che aveva fatto la cosa giusta e che Christian era stato un infame a metterla di fronte ad una simile scelta.
Le dissi anche che Aurora l'avrebbe perdonata perchè era abbastanza intelligente da capire che se era successo quello che era successo, la colpa era solo di Christian e del suo egoismo.
Per tirarla un pò su di morale le dissi: "Io, adesso, devo spezzare un osso a Christian, ne ha 206. Ne vale la pena, il cuore è uno solo e non ci sarebbe gusto."
Sorrise e mi rispose: "Pensa a Victoria e al bambino, non pensare a Christian e Aurora. Sono abbastanza grandi per occuparsene da soli dei loro problemi."
Finito questo ballo mi ricongiunsi alla mia amata Victoria.
"Prof, devo dirle una cosa che non le ho mai detto prima." Le dissi un pò ironico e sorridente
"Cosa devi dirmi?"
"E' la ragazza più bella del mondo! -le poggiai una mano sulla pancia- Sei un bambino fortunato, un giorno i tuoi amici saranno invidiosi della tua mamma."
"Sono solo bella?" Mi chiese con una strana smorfia sul viso.
"No! Intelligente, perfetta, strabiliante e - la bacia- dannatamente sexy. Perchè so già che la mia fine è l'inferno ma dopo una vita con te, che mi rendi l'uomo più felice di questo mondo, mi caccerebbero negandomene l'accesso eternamente."
Mi baciò mordendomi il labbro e rispose: "Sei il mio principe azzurro, uscito da una fiaba. Un pò troppo iperprotettivo ma...
Ma l'imperfezione è la perfezione dei mortali."
"E purtroppo devi accontentarti di me, misero mortale, bello e ricco ma con una cosa che nessun' altro avrà mai."
"Ah sì? E cosa sarebbe?"
Guardandola con gli occhioni dolci le risposi: "Lei prof." e sorrisi.
Mi sorrise a sua volta. (Com'è bella quando sorride!)
Quando rimanemmo solo noi due, i nostri genitori pulivano tutto, la presi delicatamente tra le mie braccia e portandola dentro la villa, la condussi in una stanza segreta della casa.
Solo pochi conoscevano quella stanza nascosta sotto terra. Era il nascondiglio segreto degli antichi proprietari della villa.
La adagiai sul letto di velluto e mettendomi in ginocchio sopra di lei, i nostri sguardi fusi l'uno negli occhi dell'altra, mise le mani tra i miei capelli per baciarmi.
Baciai il morbido profilo del suo volto ma riportò subito l'attenzione sulle sue labbra. Mordeva le mia con delicata decisione.
"Tra poco sarà la nostra prima notte da marito e moglie. Ti piacerebbe una visitina da Leonardo delle nevi?"
"Ho i brividi e con la notte farà ancora più freddo. Spero che Leonardo delle nevi sia caldo."  Sorrise mordendosi il labbro.
"Caldo?! -esclamai sorridendo maliziosamente- Chiama i pompieri perchè sta prendendo fuoco il letto con tutto il baldacchino!"
"Allora devo togliermi il vestito. Non vorrei mai che bruciasse pure quello."
"Aspettami qui. Torno subito."
Scesi dal letto e corsi fuori, cacciai via i nostri genitori dicendo loro che avrei finito di sistemare il resto il giorno dopo.
Se ne andarono e io tornai di corsa da Victoria, cominciando a sbottonare la giacca e la camicia, arrivai da lei mentre si stava togliendo l'abito.
Nonostante non fosse la prima volta, continuavo a meravigliarmi come se lo fosse.
La guardai per qualche istante con gli occhi da barracuda.
Mi avvicinai a lei e avvolgendole le mani intorno ai fianchi la baciai dal collo in su, seguendo il profilo del suo volto, fino a ritrovarci pelle contro pelle, sotto le lenzuola di seta.
La notte più bella della mia vita, travolgente, infuocata e priva di sonno.
Rimasi sveglio tutta la notte ad ammirare e idolatrare quel corpo meraviglioso e mozzafiato.
Osservai ogni cm2, tracciai con un dito la linea del pancino appena visibile e ascoltai il suo respiro calmo e tranquillo.
Dopo essersi riposata aprì gli occhi.
"Buongiorno!"
Sorrise e stiracchiandosi dolcemente rispose: "Buongiorno. Dormito bene?"
"Sognavo ad occhi aperti, ammirando la più bella delle creature nel paradiso terrestre."
Mi baciò e guardandomi negli occhi disse: "Tu sei matto!" Sorrise.
Le feci una carezza e lei mi tirò una cuscinata in faccia ridendo.
Le dissi di vestirsi per portarla a fare colazione prima di inaugurare la casa nuova.
Mi fece notare che gli unici abiti che avevamo erano quelli del matrimonio e che eravamo senza macchine.
"Abbiamo la carrozza e che problema c'è se abbiamo solo gli abiti da sposo e da sposa? Sei bella da far invidia!"
"Ma è lunedì."
"Che ti importa? E poi io non potrei sposarmi di lunedì?"
Sorrise alzandosi per vestirsi, d'istinto, volli baciare e mordicchiare delicatamente un suo fianco.
Si girò verso di me e guardandomi dall' alto verso il basso disse: "Conte Dracula se vuole giocare a fare il vampiro, faccia giocare anche me. Adoro mordere le sue labbra."
"Kiss and bite my lips becuase I like mixing pleasure with pain."
Si chinò leggermente per mordermi il labbro e sorridendo mi disse: "It's amazing the difference when you don't resist me!"
Mi alzai e appena indossò il vestito la aiutai a tirar su la lampo.
Le dissi che per me era impossibile resisterle perchè ogni cosa di lei mi attraeva.
Il suo corpo, le sue parole, la sua essenza.
Una volta vestiti ci dirigemmo alla carrozza, le diedi una mano a salire per poi mettermi alla postazione di cocchiere.
"Madame spero che le piacerà il posto dove la porterò a fare colazione."
"Mi fido del suo giudizio cocchiere."
"Allora si parte." Le risposi voltandomi per guardarla.
Con un leggero colpo di frusta feci partire i cavalli, per la strada ci guardavano tutti, eravamo l' attrazione principale per i passanti.
Appena arrivammo davanti al bar scesi per dare una mano a Victoria, tutti i presenti ci puntavano gli occhi addosso, entradno il barista ci chiese: "Attori di un film o novelli sposi?" Era stupefatto.
"Ci siamo sposati al Cavanis." gli risposi abbozzando un sorriso.
Mentre stavamo ordinando la colazione una voce maschile disse: "Ma tu guarda! Adesso i caproni vanno in giro in carrozza. Solo Leonardo potrebbe fare una cosa del genere."
Mi girai e stringendogli la mano esclamai: "Principe! Quanto tempo...!"
Era il mio prof di filosofia. Uno dei prof più rincoglioniti della storia del Classico.
"Allora Leonardo, ho saputo che ti sei sposato e con una mia collega pergiunta! Che aspetti a presentarmi la donna che avrà la pena di sopportarti?"
"Certo prof, lei è Victoria. Mia moglie e lettrice di russo."
Le prese la mano e la baciò, in stile 1800, e le disse: "Lieto di fare la sua conoscenza. -si rivolse a me- Leonardo, devi dire alla tua prof. Giannini di aggiornare il libro di storia dell' arte. Abbiamo davanti l'ottava meraviglia del mondo."
E mentra Victoria sorrideva e arrossiva, io risposi al prof, scherzando: "Ora prof non esageri. So di esser bello ma ottava meraviglia del mondo mi sembra un pò troppo."
"Ma chi diceva a te! Scorfano! Mi riferivo a tua moglie. Tu fai schifo. Animale!"
Ci sedemmo tutti ad un tavolo e morale della favola, il mio caro vecchio e adorato prof ci pagò la colazione.
Salimmo nuovamente in carrozza ma non presi subito la strada per andare alla casa nuova, presi la strada per andare a scuola, arrivando giusto in tempo per la ricreazione.
I miei compagni, sapendo del nostro arrivo, prepararono uno striscione appeso davanti all'ingresso della scuola.
"Fa la prof anche se come modella
nella scuola e nel mondo, sarebbe la più bella,
già al primo sguardo gli avevi rubato il cuore
diventando così, il suo grande Amore!"
Mentre leggeva lo striscione i miei cari compagni tiravano i coriandoli.
Uscì la prof di italiano e vedendoci vestiti da sposi e la carrozza, chiese: "Leonardo, che ci fai vestito così? Carnevale è finito da un pezzo!"
-Questa è più suonata delle campane la domenica mattina!-
"Prof non sono costumi di carnevale. Victoria e io siamo passati a fare un saluto prima di andare 2 settimane in viaggio di nozze."
"Chi è Victoria? E dove vai per 2 settimane?!"
-Cioè ma da fumare le sigarette normali, sei passata alla cannabis? Fammi capire. Capisco che a 65 anni è naturale avere qualche piccola dimenticanza ma a questi livelli è grave!-
Per fortuna si riprese prima che io le dessi una delle mie rispostine sarcastiche e salutò Victoria prima di andar via.

§23§

Salutammo tutti i prof, preside e compagni prima di partire per il viaggio di nozze. Viaggio del quale solo io conoscevo la destinazione, la mia adorata Victoria non sapeva niente della sorpresa che le avevo preparato.
Riportammo la carrozza al noleggio, dove mio padre ci stava aspettando con la mia macchina.
Passammo da casa per preparare le valigie, cambiarci e salutare i nostri genitori, nemmeno loro sapevano dove stavamo andando in viaggio di nozze, questo per evitare sorprese spiacevoli in luna di miele.
Dopo aver preparato le valigie e caricate in macchina, impiegammo circa due ore per arrivare al porto di Livorno, molo 19.
"Cosa ci facciamo al molo?" Chiese Victoria curiosa.
Le indicai lo yacht di fronte a noi e le dissi che questo era lo yacht che ci avrebbe portato nella baia di Monte Carlo dove ci attendeva una limousine per portarci a Parigi, in un hotel a 5 stelle di fronte alla Torre Eiffel.
Rimase a bocca aperta nel vedere quanto era grande e che portava il suo nome.
"Possiedi uno yacht???"
"Tecnicamente lo possiedo solo per metà, l'altra è di tuo fratello Sergjej, lo abbiamo comprato in società per poi affittarlo per vari eventi."
Parcheggiai la macchina e scaricai le valigie.
A bordo dello yacht ci accolse capitan Sergjej.
Victoria non sapeva che suo fratello aveva preso la patente nautica qualche mese fa.
Ci salutammo e stringendomi la mano disse: "Se tu fa soffrire Victoria, io ti spiezzo in due!" Gli veniva da ridere, sapeva che per me sua sorella era più indispensabile dell'ossigeno per sopravvivere.
Dopo i vari convenevoli salpammo verso Monte Carlo.
Ci godemmo il tratto di navigazione nella lussuosa vasca idromassaggio e sul ponte a prendere il sole.
Quando attraccammo al porto Sergjej mi diede una mano a scaricare le valigie e caricarle nella limousine.
Arrivammo in hotel per l'ora di cena, giusto il tempo di metterci abiti più eleganti e scendere nella sala ristorante.
Dopo cena salimmo sulla meravigliosa Torre Eiffel per ammirare, dall'alto, il panorama illuminato della poetica città dell'amore.
Nell' aria respiravi romanticismo e lo spettacolo era mozzafiato. Parigi illuminata di mille colori.
-Davanti a me si proiettarono così due dei panorami migliori del mondo: Parigi by night e un balcone affacciato sull' Europa.-
Quando tornammo ai piedi della torre, un artista di strada ci fece un bellissimo ritratto a carboncino mentre ci baciavamo con la torre alle spalle.
Finito il ritratto andammo a fare una passeggiata nel viale illuminato di fronte alla torre, coprii le spalle di Victoria con la mia giacca, cingendola con un braccio intorno al fianco.
Mentre passeggiavamo tranquilli un uomo, sui 35-40 anni, ubriaco fradiciò si parò davanti a noi e disse a Victoria: " Tu es jolie! Tu t'appelle Maria? Porquoi..." Singhiozzava e ancora prima di finire la frase provò a toccarle il sedere.
Lo spinsi contro un albero e alzandolo per il collo gli dissi furibondo: "Se riprovi a fare una cosa del genere io ti cadaverizzo! A mia moglie posso dirlo solo io che c'ha un culo della madonna."
Detto questo lo lasciai andare con i piedi per terra, finendo con le chiappe al suolo.
Tornammo in albergo e non appena salimmo in camera, mentre la stavo aiutando a tirar giù la lampo del vestito, baciandole il collo le chiesi: "Voulez-vous coucher avec moi ce soir?"
Sorridendo maliziosamente e mordendosi il labbro. "Oui mon chère."
Mi sdraiai sul letto e lei sopra di me; un bacio, una carezza poi di nuovo un bacio e poi una corsa stile Bolt verso la toilet.
"Victoria stai bene?" Le chiesi mentre la raggiungevo in bagno.
- Eh ma che sfiga! Ci mancava solo la nausea!-
Appena le passò tutto, ordinai un tè caldo in camera e dopo averlo bevuto, a nanna bravi e buoni come angioletti.
La mattina dopo ci svegliò il ragazzo del servizio in camera per portarci la colazione. Mangiammo qualcosa prima di prepararci per andare a fare un giro per la città.
Mentre scendevamo le scale, squillò il mio cellulare, era la Ricciolona.
"Bonjour, ça va?"
"Bonjour un corno! Vai nella mia città natale e non mi dici niente! Sei scandaloso. SCAN-DA-LO-SO!"
"Il buongiorno si vede dal mattino eh. Mi dispiace di non averti detto niente ma non ho detto niente nemmeno ai miei genitori."
"Ti perdono solo se al tuo ritorno mi racconti tutto."
"Ok, promesso. Ti racconto tutto per filo e per segno. Adesso devo andare. AuRevoir!"
"AuRevoir Leò."
Mentre io e la mia mogliettina ci godevamo questi giorni di solitaria luna di miele, i nostri genitori si stavano chiedendo dove ci fossimo recati in viaggio di nozze e tra le loro opzioni c'erano i luoghi più lontani nel mondo.
Mio padre considerò il fatto che Victoria era incinta e quindi, vista la mia
iper-protettività, non avrei mai messo a repentaglio la sua salute o quella del bambino con un viaggio troppo lungo.
Mia madre arrivò a supporre che eravamo rimasti in zona rintanati in qualche hotel, poi pensò di guardare su facebook.
Entrando su facebook e vedendo le foto a Parigi e davanti alla Torre Eiffel, esclamarono: "Altro che hotel in zona, sono andati a Parigi!"
"Leonardo bravo ragazzo. Tratta Victoria come principessa." disse suo padre.
E mentre loro continuavano la discussione sul viaggio di nozze Victoria ed io stavamo facendo un giro per la città.
Girando i vari negozi, ne trovammo uno per neonati e premaman.
Entrammo per dare una semplice occhiata e ci venne subito incontro una commessa molto gentile che ci chiese se avevamo bisogno d' aiuto.
"Italiennes?"
"Oui, pour la precisiòn, je sui italien elle est russe."
"Se vi serve una mano, io sono alla cassa."
"Grazie, diamo un'occhiata in giro e nel caso la chiamiamo."
"Prego."
Girammo i vari reparti guardando tra gli scaffali in cerca di tutto e di niente, era strano guardare quei vestitini piccini picciò sapendo che era ancora nella pancia, lungo si e no 15 cm.
Era strano ma al tempo stesso mi faceva sorridere, l'idea che un giorno avrei tenuto tra le mie braccia un esserino piccolo con quei vestitini buffi.
Guardando tra gli scaffali, trovai una tutina con la tutina e le orecchie da cagnolino, prendendola in mano la mostrai a Victoria  che ridendo portò una mano sopra la pancia e disse: "Nostro figlio sta dicendo che se gli prendi anche il collare e il guinzaglio, impara a scodinzolare."
Risi e posando una mano sopra la sua controbattei: "Io sono convinto che a nostro figlio piacerebbe una tutina così carina."
"Io sono  dell'idea che se da grande vedesse una sua foto con quella tutina ne rimarrebbe traumatizzato oppure comincerebbe a chiedersi se era scemo il padre che lo conciava così o la madre che lo permetteva."
Continuando a cercare ne trovai una da panda, un pigiamino.
Lo mostrai a Victoria facendole gli occhioni dolci e lei sorridendo mi disse: "Questa è più carina rispetto all' altra. Un cucciolo di panda è più coccoloso di un cucciolo di pitbull."
"Possiamo prenderla, ti pregooooo?" Sembravo una sirena scassata mentre le chiedevo, con la faccia da cucciolo, se potevamo comprare quel pigiamino.
Andammo alla cassa per pagare e la commessa ci chiese: "E' un regalo, devo impacchettarlo?"
"No grazie. Non è un regalo, è nostra." Risposi
"Complimenti, siete giovanissimi. Avrete al massimo 20 anni. Congratulazioni."
Sorrise.
"Grazie." rispondemmo Victoria ed io contraccambiando il sorriso.
Pagammo e tornammo in giro per negozi.
Camminando ancora un pò in centro trovammo un ristorantino molto carino, cucina semplice gestita da italiani.
La cucina non era sofisticata in stile master-chef, semplice e casereccia. Cucina francese all'italiana.
Pranzammo in questo ristorante bellissimo, ristorante che prima di andarcene mi regalò una breve rissa con il cameriere che aveva rovesciato del vino sul vestito di Victoria.
Costretti a tornare in albergo perchè Victoria doveva cambiarsi, decidemmo di uscire da Parigi per qualche ora, un giro in limousine in qualche città limitrofa.
Dopo la girata fuori Parigi, al rientro in hotel, chiamai Sergjej per dirgli che il giorno seguente avremmo fatto ritorno nella baia di Monte Carlo per poi salpare verso l'isola d'Elba.
Avevo affittato una villa in collina con vista sul mare.
Preparammo le valigie e prima di addormentarci, l'una tra le braccia dell'altro, ci divertimmo a scattare foto stupide e divertenti.
"E noi avremo un bambino? Siamo sempre bambini noi." Si chiese Victoria mentre mi scattava foto in posizioni ridicole.
Rubandole un bacio e la macchina fotografica le risposi: "Cara prof, mi consola il fatto che anche lei sa fare la bambina. -le scattai una foto mentre sorrideva- Abbiamo ancora sei mesi per mettere giudizio, prima che ci tolgano la condizionale."
"Leonardo non provocare la prof che dorme. -si morse il labbro- Potrebbe essere pericoloso."
Mi avvicinai alle sua labbra e le sussurrai: "Mi piace quando gioca a fare la scintilla vicino ad un lago di benzina."
Le rubai un altro bacio che ricambiò a sua volta mordendo le mie labbra.
La sdraiai delicatamente sotto di me e dandole un bacio sulla guancia le dissi: "Buona notte amore mio. Dormi e riposati che domani mattina dobbiamo partire presto."
Mi tirò una cuscinata in faccia e ridendo rispose: "Buona notte. Papino."
Mi alzai all' alba per finire di preparare le valigie in religioso silenzio e non svegliare Victoria.
Quando si svegliò, avevo già caricato le valigie nella limousine, saldato il conto dell'albergo e le avevo portato la colazione. Dimenticandomi però di un piccolo e insignificante dettaglio. Avevo preparato i miei vestiti ma avevo dimenticato di lasciare fuori anche quelli di Victoria.
"Amore, so che vuoi farmi stare calma, tranquilla e non farmi affaticarre, però non penso che indossare un semplice vestito sia come sollevare un pacco pesante. A meno che tu, come unico vetito, non mi abbia lasciato l'armatura della principessa guerriera."
"Perdonami cucciola, stamani con la prreoccupazione di non svegliarti, ho fatto le valigie con un pò di fretta."
"Leonardo. Ti perdonerò non appena tornerai con qualcosa che io possa indossare. Non posso uscire mezza nuda o in pigiama."
"Però saresti molto sexy." Le risposi con un sorrisetto a ebete mentre mi avvicinavo alla porta e lei per tutta risposta mi tirò un cuscino.
Andai giù veloce come un razzo, presi dei vestiti e tornai su di corsa.
Victoria non era più a letto, mi prese un infarto non vedendola. Uscì dal bagno con lo spazzolino in bocca, tirai un sospiro kilometrico, mi guardò perplessa non capendo cosa era successo.
Una volta vestita ci godemmo, ancora una volta, un romantico viaggio da Parigi a Monte Carlo.
Seguito daa una tranquilla navigata nelle acque mediterranee da Monte Carlo all' isola d'Elba. Dopo parigi, relax assoluto sulla tranquilla isola toscana.
Certo non era esattamente la luna di miele da mille e una notte che avrei organizzato se Victoria non fosse stata incinta ma la sua salute e quella del bambino erano la mia priorità assoluta.
Comunque fu lo stesso un bellissimo viaggio perchè al mio fianco c'era la donna della mia vita, quella che avrei amato più di ogni altra cosa al mondo, più della mia stessa vita."
Una settimana passata solo noi due, noi due soltanto e il resto non esiste.

§24§

Al nostro rientro dalla luna di miele, cominciarono le visite da parte di tutti i parenti, alcuni che non vedevo da quando avevo 5 anni. Dopo i parenti anche gli amici arrivarono a flotte. Accidenti a me e quando ho detto il nuovo indirizzo a cui mi ero trasferito.
Tutti che si erano scordati dell'undicesimo e sacrosanto sacramento: Fatti i cazzi tuoi!
In queste visite ne vedemmo e sentimmo di tutti i colori.
Nemmeno quando sei sotto arresto dalla polizia ti fanno un terzo grado del genere, Cia & Fbi a confronto erano delle mezze cartucce.
Ma più passava il tempo e più se ne vedevano e sentivano di cose fuori dal normale, basta pensare che alla seconda visita di controllo, Victoria incinta di quasi 5 mesi, la dottoressa dopo avermi visto entrare in studio con lei e piangere come un cretino di fronte all'ecografo, ebbe il coraggio di chiedermi se fossi io il padre.
Io non ho capito ma secondo te, uno che entra insieme alla tua paziente e si commuove come un povero idiota davanti all'ecografo, chi altro può essere se non il padre del bambino?
Avrei voluto risponderle che ero il padre per caso, che avevo messo incinta Victoria in cambio di un 10 alla sua materia ma non mi sembrava il caso.
Alla fine le risposi educatamente che ero il fortunato.
E questo è niente, se penso a quello che mi è successo con la prof di italiano, considero normalissima la domanda della ginecologa.
A inizio maggio, in un caldo giovedì, tra le mura di scuola ci fu il più entusiasmante dialogo tra prof e studente.
Camminando per i corridoi con Victoria al mio fianco, incontrammo la prof di italiano, cercavo di far finta di niente ma lei appena mi vide con Victoria disse: "Ma come siete carini... Siete una bella coppia. Leonardo perchè non mi presenti la tua fidanzata?"
Victoria ed io ci guardammo a vicenda con gli occhi sgranati.
"Come prof presentarle la mia fidanzata? Prof è Victoria, ormai sono due mesi che siamo sposati."
"Oddio scusami Victoria ma con i capelli tagliati così non ti avevo riconosciuto."
Spalancai occhi e bocca e pensai nella mia testa: "Sono due mesi che ha i capelli con la frangetta scalati e mossi, poco più lunghi delle spalle. Il problema non sono i capelli, il problema è che la droga fa male! Fa male ai giovani, figurati agli anziani."
La squadrò dalla testa ai piedi e mostrando un sorriso a 32 dentidisse: "Nooo... Ma che bel pancione! Non sapevo che tu fossi incinta Victoria. Di quanti mesi sei?"
Victoria mi guardò perplessa per un istante poi le rispose: "
"Sai già cos'è?"
"Un dobermann... " risosi io con un tono ironico-sarcastico.
Tappandomi la bocca con una mano e sorridendole, Victoria le rispose che non sapeva ancora se era maschio o femmina perchè alle ecografie stava sempre girato, si vergognava.
Le toccò la pancia e disse: "E' un piccolo dono di Dio."
Mi tolse la mano dalla bocca e mentre lei sorrideva io controbattei: "E io che pensavo fosse mio. Invece no, mah!"
E mentre ridacchiavo Victoria mi diede una spintarella.
"Quanto sei stupido!"
Spettinandole un pò la frangetta  le risposi: "Perchè quando ti vedo mi va il cervello in stand-by e funziona solo il cuore."
"Siete così carini insieme e poi siete così giovani."
"Grazie." le rispondemmo in coro.
Quando la prof di italiano si allontanò, Victoria mi chiese: "Ma fa sempre così o io e te la mettiamo in soggezione? Cioè nonostante lo sapesse già tutta la scuola da due mesi, lei si è accorta soltanto adesso che sono incinta?! Mi fa piacere... Ma come fate a non copiare durante i suoi compiti?"
"Io fossi in te non mi ci confonderei più di tanto, sono domande che ho smesso di pormi a inizio anno. Ormai ci ho fatto il callo. In questa scuola per chiudere la gabbia di matti mancavo giusto io."
"Meno male che hanno chiuso i manicomi allora." sorrise.
"Io rongrazio Dio per essere bocciato ed essere in questa scuola."
Suonò la campanella di fine ricreazione e mentre rimanevo ancora con Victoria, arrivò la prof di storia dell'arte che prendendomi per il colletto della t-shirt cominciò a tirarmi verso la classe.
"Non puoi stare sempre appiccicato a Victoria, altrimenti la soffochi. Andiamo in classe. Su!"
"Prof, le giuro che accompagno Victoria in sala professori e poi torno in classe veloce come un razzo."
"Va bene, Hai cinque minuti di tempo, dopodichè, come punizione, andresti ad asciugare gli scogli!"
"Devo dire che sa essere molto convincente."
"Vai e muoviti che il tempo scorre."
Accompagnai Victoria in sala professori e tornai di corsa in classe altrimenti la zarina avrebbe trovato la maniera per mandarmi, veramente, ad asiugare gli scogli.
Entrando in classe la zarina i idsse: "Ti rimaneva ancora un minuto."
Sperando in un sì come risposta, controbattei sorridendo: "Ma se rompo l'anima posso anche rigirarmi."
"Siediti! Le stai appiccicato addosso come una mosca rimasta intrappolata nel nastro adesivo."
Mi spedì a sedere a pedate mentre la classe rideva di sottofondo.
Dopo circa mezz'ora che gesticolava, tentando di spiegare l'arte nel rinascimento, accucciai la testa sul banchino e, senza neanche accorgermene, mi addormentai.
Quandò suonò la campanella mi svegliai di soprassalto.
Quasi stordito da quella dormita di breve durata. Mi strofinai gli occhi e guardandomi intorno notai che sul mio banco c'era il libro che ci avevano dato da leggere a casa: Il Raggiro dell' Amore.
Guardai per qualche istante quel libro poi... Arrivò Victoria. Non era incinta.
Rimasi a bocca aperta, senza fiato. Non riuscivo a capirci più niente, mi ero sognato tutto?!? Eppure sembrava tutto così reale.
Chiesi a Christian dov'era Aurora e lui mi rispose se la dormita che avevo fatto mi aveva cancellato la memoria, non mi ricordavo che il giorno prima era nato Alessandro, il loro bambino.
Guardavo Christian, Victoria alternatamente poi guardai di nuovo il libro e ricollegando la trama del libro al mio sogno, rimasi senza fiato.
Mi ero sognato tutto. Condizionato dalla mente e dal cuore, il mio subconscio mi aveva fatto un brutto scherzo.
Mi sentivo morire. Volevo morire. Non era possibile sognare una vita intera con una persona.
Non volevo credere di essermi sognato tutto. Non volevo accettarlo.
Provai a riempirmi di pizzicotti per provare a svegliarmi, convinto che quello che stavo vivendo era solo un brutto sogno. Ma, purtroppo, il mio incubo era reale.
Decisi di accettare la realtà solo dopo aver visto che nessuno dei due aveva la fede al dito e che sul mio cuore non c'era tatuato il suo nome.
Volevo piangere e urlare dalla disperazione ma non ne avevo la forza, mi sentivo come se avessero prosiugato tutta la mia energia vitale.
Anche se quello che credevo di aver vissuto realmente era solo un sogno, ero totalmente, pazzamente innamorato di Victoria. E lei cos'era? Niente altro che una mia professoressa.
Al cambio dell'ora mi convinsi a parlarle seriamente, andammo in una delle aulette di scambio, le parlai del sogno e di quello che provavo, le aprii il mio cuore, dalla A alla Z. Tremavo e balbettavo nel dirle tutto, mi veniva da piangere perchè era stato solo un sogno.
Perchè non potevo avere nessuna relazione con lei.
"Leonardo, mi dispiace vederti così. Non voglio farti soffrire. Ti voglio bene ma per me sei uno studente come tutti gli altri. Sei speciale nel carattere ma rimani pur sempre uno studente."
"Prof lei non mi fa soffrire. Lei è il mio veleno e il mio antidoto. La distanza da lei mi uccide mentre la sua presenza mi salva la vita. Se devo lasciare la scuola per stare con lei, sono disposto anche a quello. Sarei disposto a tutto pur di stare con lei. Se devo lottare per far avverare il mio sogno, lotterò con le unghie e con i denti e continuerò a lottare anche dopo. Per tutta la vita se necessario."
"Leonardo, so che quello che dici è vero, ti si legge negli occhi che saresti veramente disposto a tutto. Ma quello che tu chiami amore in realtà è solo una tua ossessione. Tu in me vedi il fascino del proibito.Ma se non ti fossi proibita? Mi ameresti ugualmente? Se non fossi l'oggetto di un desiderio irrealizzabile e fossi una ragazza qualunque, faresti lo stesso tutto quello che mi hai raccontato nel tuo sogno?"
"Prof lei mi sta facendo domande lecite e io voglio essere sincero nel risponderle. Il giorno in cui l' ho vista per la prima volta, nel parcheggio fuori dalla scuola, non sapevo che lei fosse una mia professoressa ed ero già innamorato di lei. Mi sono innamorato di lei fin dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Se lei mi dice che io posso avere anche la più che minima chance di mettermi con lei, non essendo suo studente, io lascio la scuola. Subito."
"Vorrei dirti che potresti avere una possibilità ma a quel punto faresti una rinuncia troppo grande. Non posso permettere che una tua rinuncia diventi un mio guadagno. Leonardo, so che è difficile farlo ma devi accettare la realtà e dimenticarti di me come oggetto dei tuoi desideri. Tra noi non potrà esserci mai niente."
Le risposi che prima o poi mi sarei diplomati e che potevo aspettarla anche tutta la vita, avrei aspettato anche la sua prossima vita se necessario. Le dissi che  l'avrei amata anche se lei fosse stata un cactus e io un palloncino.
Perchè dovevo dimenticarmi di lei?
Lei che era il centro del mio mondo?
Lei, per tutta risposta, mi disse che non potevo continuare a soffrire per un amore non corrisposto, che dovevo andare avanti con la mia vita e smettere di correre dietro alla sua. Mi disse anche che mi voleva molto bene e che apprezzava la determinazione che vedeva nei miei occhi ma anche se si fosse innamorata di me non avrebbe saputo ricambiare l'amore che le davo in egual  misura. E questo non era giusto.
"Il problema è che lei è la mia soluzione." Le risposi abbassando lo sguardo come se fossi a un funerale.
Mi abbracciò d'istinto.
"La prego, stringa più forte. Non mi importa niente se un suo abbraccio mi rompe una costola perchè mi aggiusta il cuore."
Si staccò subito da me e disse: "Scusami, non avrei dovuto farlo."
Dopo questo lungo dialogo me ne andai dall' auletta di scambio atterrito, volevo distruggere tutto quello che mi trovavo davanti, era inaccettabile per me il fatto di non poter essere amato da Victoria.
Non chiedo la luna. Chiedo solo un pò di felicità insieme alla donna che amo. E' chiedere troppo se chiedo un pò di felicità?
Solo un pò di quella e niente altro.
Non avevo più la forza per saltare o aggirare gli ostacoli che mi si paravano davanti, l' unica opzione che mi rimaneva adesso era abbatterli.
Anche se lei mi aveva consigliato di andare avanti e vivere la vita, non riusciva a rendersi conto che io mi sentivo solo e perso senza di lei anche se il mondo è pieno di persone.
Non riusciva a rendersi conto che mi mancava così tanto da aver paura di non sopravvivere. Che tra tutti i modi che esistono per essere felice, io avevo scelto lei. Che non mi sarebbe importato come sarebbe andata a finire perchè è l'unica persona che mi mancherebbe anche se non ci fossimo mai incontrati.
Ho sempre avuto il problema di farmi così tanti film mentali da avere una multisala al posto del cervello.

§25§

Dopo il lungo dialogo con Victoria pensavo di riuscire a mandare avanti la mia vita ma non fu così.
Caddi in depressione e si trasformò in alcolismo.
Affogavo il mio dispiacere nella vodka e nelle canzoni della Amoroso, cercavo soluzioni sul fondo della bottiglia ma nemmeno la vodka riusciva a cancellare il mio dolore.
Christian, Rachele, Amanda, Aurora, i miei genitori e anche la zarina provarono a farmi passare la mia depressione ma se Victoria non voleva amarmi, per me non c'era nessun motivo valido per continuare a vivere una vita felice.
Senza Victoria il mio corpo era solo un guscio vuoto privo d'anima e sentimenti.
Una sera, prima di uscire per andare al bar mi capitò di nuovo sottomano quel maledetto romanzo, in preda a un momento di rabbia presi un accendino e dando fuoco alle pagine lo gettai nel camino e lo guardai bruciare lentamente.
Era colpa di quel libro se mi ero sognato tutto, se il mio cuore e la mia mente erano stati soggiogati dal subconscio.
Mi diressi poi al bar, uscendone dopo qualche ora in condizioni pietose, a mala pena mi reggevo in piedi, gridavo di odiare Victoria in mezzo alla strada.
Arrivai sotto casa sua per dirle in faccia che la odiavo, suonai il campanello ripetutamente. Fino a che non mi aprì.
Quando mi chiese cosa facessi lì, volevo risponderle: "Vaffanculo ti odio!"
Mi è uscito invece: "Vaffanculo TI AMO!"
Stava per andarsene e chiudere la porta quando la presi per una mano e tirandola verso di me la baciai. Fino a perder fiato.
Poi me ne andai dicendole: "Addio!"
Salii in macchina e me ne andai.
Presi l'autostrada e guidai per qualche ora prima che accadesse l'inevitabile.
Ubriaco fradicio mi addormentai al volante, persi completamente il controllo della macchina che andò a sbattere contro il guard-rail della corsia opposta.
Un tir che non riuscì a frenare in tempo mi prese in pieno, spostando la macchina qualche metro più avanti.
L'ultima cosa che ricordo di quell' incidente è il rumore delle sirene dell' ambulanza e dopo qualche minuto di caos e rumori assordanti un silnzio strano.
Una luce forte abbagliava la vista già allucinata e percepii il parlottare dei dottori che cercavano di salvarmi la vita mentre io ero sospeso tra essa e la morte.
Non avevo paura di morire, avevo paura di lasciare sola Victoria, anche se lei non mi amava io avevo giurato a me stesso di proteggerla da tutto e tutti.
Versai le mie ultime lacrime pensando che ormai era giunta la mia fine e per me non c'erano più speranze.
Chiusi gli occhi con la convinzione che sarebbe finito tutto per sempre.
Ma quando mi convinsi di essere giunto alla fine, riaprii gli occhi in un letto d'ospedale.
Il dottore mi disse che mi ero risvegliato dopo due mesi di coma farmacologico, dopo un grave incidente in autostrada. Mi disse anche che ero stato fortunato, avevo rischiato di lasciarci le penne.
Il lato positivo di essere sopravvissuto all' incidente era che mi era servito per imparare a mandare avanti la mia vita e viverla anche senza Victoria al mio fianco.
L' amore per Victoria non mi era passato e non lo avevo dimenticato però decisi di rispettare e accettare la sua scelta di non amarmi, me ne feci una ragione.
Per il momento la mente ebbe la meglio sul cuore, perchè solo lei era in grado di camuffare il riflesso di Victoria mentre il cuore continuava a battere per lei.
Ho imparato sulla mia pelle che la vita è una sola e in ogni caso vale sempre la pena di viverla perchè nessuno può sapere le sorprese che essa ci riserva.




Fine

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