6. Stare bene

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Link's pov

Ghirahim mi guardò per un paio di secondi, aveva ancora alcuni fogli in mano. Sbatté le palpebre, e si voltò verso uno scaffale, dandomi le spalle e facendo tintinnare il grande orecchino blu che portava all'orecchio destro.

- Certo che sto bene. Non vedi? Sono perfettamente in forma! - disse semplicemente, continuando a mostrarmi la schiena magra e senza assolutamente voltare i suoi grandi occhi castani verso di me.

Sbuffai - Non intendevo quello. Intendo dentro. Dentro stai bene?

Ghirahim si bloccò. Era alzato sulle punte, per sistemare un libro caduto da parecchio in alto. Ancora dovevo cercare di capire che cosa avesse causato tutto quel caos all'interno del piccolo e fino al giorno prima ordinato ufficio.

- Perché mi fai questa domanda? - chiese lui, fingendo l'indifferenza più totale. Tornò a muoversi, riponendo il libro e raccogliendo una vecchia fotografia da terra - Questa è rotta.

Con uno scatto la buttò nel cestino, senza dire nient'altro, senza neanche guardare la foto un'ultima volta. Forse il ricordo per lui non era nulla di poi così importante.

Si voltò verso di me, che lo guardavo, con ancora un plico di documenti in mano.

- Ho capito che sono incredibilmente affascinante, ma se proprio vuoi fissarmi così a lungo allora scatta una foto.

Sorrisi, sentendo quelle parole venire fuori dalla sua bocca, ma poi arrossii di colpo, provocando così una risata all'uomo dai capelli bianchi. Aveva un non so che, quell'uomo, che mi intrigava, che mi faceva venire voglia di avvicinarmi a lui. Stavo cercando di resistergli, ma non sapevo esattamente se ci sarei riuscito.

Pensai a Zelda. Lei non sospettava di me e mai avrebbe sospettato. Era anche e soprattutto per lei se non dovevo cadere nella tentazione.

Anche perché, da quanto avevo capito, a Ghirahim sembrava interessare di più il semplice divertimento che l'amore che io desideravo.

Ma tanto che importava? Mica ero innamorato di lui! Era solo bello.

Stramaledettamente bello.

Ma nulla di più.

- Comunque non hai risposto alla mia domanda - dissi - Non mi hai detto se stai bene.

- E allora? Ti preoccupi mica per me? - rispose lui, ridendo - Perché dovresti? Siamo praticamente sconosciuti!

- A quanto pare per te non sono abbastanza sconosciuto per farmi baciare - risposi, incrociando le braccia - Ora smetti di sviare il discorso e rispondi.

Gli occhi di Ghirahim si posarono sui miei. Erano dello stesso colore del cioccolato fondente, caldi ma insieme quasi distaccati. Mi rivolse il sorriso più falso che io avessi mai visto, e pronunciò poche parole, che mi restarono impresse nella mente per diversi secondi, brucianti come dei tagli.

- Ho la faccia di uno che sta bene?

Non lo conoscevo. Non sapevo nulla di lui. Sapevo solo il suo nome, e sapevo che era il mio capo. Per il resto niente. Non sapevo assolutamente chi fosse, da dove venisse, quale fosse la sua vita.

Ma quel sorriso così tirato, che faceva apposta ad essere falso, e quegli occhi a prima vista gentili, ma che se osservati un po' più a lungo sembravano quasi chiedere aiuto, dicevano la verità.

Sofferenza, era la sensazione scolpita nel suo viso apparentemente tranquillo.

- Ora sembro debole - commentò lui, voltandosi indietro, a raccogliere altri documenti caduti a terra. Nonostante tutto, restava ancora indifferente ad ogni cosa. Per un attimo aveva mostrato qualche emozione, ma un attimo dopo era svanito tutto.

Era tornato ad essere Ghirahim, l'impassibile capo che la sera prima si era rifiutato di raccontare qualsiasi cosa su di lui.

Eppure faceva davvero tanta pena.

Era ancora di spalle, quando andai verso di lui e lo abbracciai da dietro - A me non sembri debole.

Stranamente Ghirahim non fece nulla. Restammo fermi, lui non disse una parola, né si scostò. Passò un tempo indefinito in cui rimanemmo in quella strana posizione. Era strano, e piacevole. Era bello sentire il contatto tra noi due. Forse arrossii un poco, all'inizio. Del resto sì, era una posizione imbarazzante.

Ma stavo bene.

Tutto finì quando sentii dei passi, e capii che o Faih o Scrapper erano arrivati in negozio. Mi separai da Ghirahim con aria imbarazzata, rosso in viso, e balbettai di dover andare a sistemare i dolci in vetrina.

E la cosa strana di che sul volto di Ghirahim mi sembrò di vedere un sorriso gentile.

Durante l'orario di lavoro provai a chiedere a Faih e a Scrapper qualcosa riguardo a quanto loro conoscessero Ghirahim o se avessero mai parlato con Mortipher.

Da loro, però, non ottenni assolutamente nulla di utile.

A Faih non sembrava importare nulla di Ghirahim e di ciò che lo riguardava, e Scrapper, semplicemente, dopo non essere inizialmente riuscito a diventare suo amico ci aveva semplicemente rinunciato.

Quel giorno me ne andai, dopo il mio turno, tenendo le cuffie alle orecchie e avendo un unico pensiero in testa.

Dovevo capire chi fosse Ghirahim, e perché fosse così sofferente. Avevo la strana sensazione che fosse per colpa dell'uomo dai capelli rossi di quella mattina. Probabilmente era stato lui a fare tutto quel caos.

Dovevo cercare di capire.

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